BARI - Il 20 maggio 2024 sarà una data cruciale per i familiari delle vittime coinvolte nella tragica strage avvenuta sull'autostrada SS 96, nel territorio di Modugno, alle porte di Bari, l'11 dicembre 2022. In quell'occasione, tre giovani persero la vita a causa dell'imprudenza di un automobilista: Sara Grimaldi, di 19 anni, Michele Traetta e Elisa Buonsante, rispettivamente di 21 e 25 anni. In vista dell'udienza preliminare del processo che si terrà lunedì prossimo, i familiari delle vittime invocano con forza il diritto alla giustizia.
L'accusa è grave: omicidio stradale con aggravanti, derivante dalle pesanti violazioni delle norme sulla circolazione stradale, in particolare l'eccesso di velocità, più del doppio del limite consentito. Il conducente responsabile, Gaetano Caputi, oggi trentenne, sarà chiamato a rispondere delle sue azioni davanti alla legge.
L'appello struggente di Anna Mideja, madre di Sara Grimaldi, colpisce nel profondo. In una lettera indirizzata ai giudici, chiede giustizia per la figlia perduta, non potendo più riavere la vita di Sara, ma almeno sperando che la colpa venga accertata e punita. La lettera è un monito doloroso, un grido di dolore e disperazione che traspare da ogni parola.
Sara, una ragazza amata da tutti, con sogni e aspirazioni per il futuro, è stata strappata alla vita troppo presto, a causa dell'incoscienza di chi si è posto al volante con leggerezza e imprudenza. I familiari, devastati dal dolore, si affidano ora alla speranza che la giustizia faccia il suo corso, che il responsabile venga chiamato a rispondere delle sue azioni e che la memoria delle vittime sia onorata.
La lettera di Anna Mideja rivela il profondo strazio di una madre che ha perso la propria figlia e che continua a lottare per ottenere quel minimo di pace che solo la giustizia può garantire. La tragedia ha lasciato un vuoto insopportabile nella vita dei familiari delle vittime, un dolore che li accompagnerà per sempre. E mentre affrontano il processo legale, continuano anche il loro percorso di elaborazione del lutto, cercando di trovare la forza di andare avanti nonostante il dolore insuperabile.
La testimonianza di Anna Mideja è un monito contro l'incoscienza e la superficialità delle azioni umane, un richiamo alla responsabilità e al rispetto per la vita altrui. Che il dolore e la sofferenza delle vittime e dei loro familiari non siano vani, ma possano portare a una maggiore consapevolezza e attenzione nel rispetto delle regole e della sicurezza stradale.
Mi sono rapportata con tanti genitori che hanno perso un figlio in un incidente stradale e, in modo unanime, è emersa la grande delusione verso una giustizia italiana che risulta inadeguata dinanzi a tragedie che sconvolgono e stravolgono per sempre la vita di interi nuclei familiari, infliggendo pene lievi, insignificanti rispetto al danno prodotto. Appunto, “tanti genitori che hanno perso un figlio in un incidente stradale “. Queste stragi, purtroppo, continueranno fin quando le istituzioni non comprenderanno la necessità di assumere posizioni ferme e decise, stabilendo pene severe ed esemplari! Perché consentire riduzioni di pena o patteggiamenti? Perché infliggere ulteriore dolore a chi ha già perso i propri affetti?
Qui ci troviamo dinanzi ad un OMICIDIO PLURIMO STRADALE. Tre vittime innocenti, giovani vite tranciate dalla dabbenaggine di che le aveva in custodia, che non hanno avuto sconti, che hanno dovuto pagare pienamente e con la vita. Nessuno scampo da un tragico destino che poteva benissimo essere evitato con una guida più attenta e responsabile. Per questo meritiamo giustizia.
Non potete riconsegnarmi la mia adorata figlia Sara, ma almeno garantitemi una giustizia che infligga una pena severa, corrispondente al dolore prodotto, che serva da deterrente perché non ci siano altre Sara, altri Michele, altre giovani vite stroncate in malo modo da driver sconsiderati. Fatelo per tanti giovani che potrebbero salvarsi”.
La mamma di Sara
Qui ci troviamo dinanzi ad un OMICIDIO PLURIMO STRADALE. Tre vittime innocenti, giovani vite tranciate dalla dabbenaggine di che le aveva in custodia, che non hanno avuto sconti, che hanno dovuto pagare pienamente e con la vita. Nessuno scampo da un tragico destino che poteva benissimo essere evitato con una guida più attenta e responsabile. Per questo meritiamo giustizia.
Non potete riconsegnarmi la mia adorata figlia Sara, ma almeno garantitemi una giustizia che infligga una pena severa, corrispondente al dolore prodotto, che serva da deterrente perché non ci siano altre Sara, altri Michele, altre giovani vite stroncate in malo modo da driver sconsiderati. Fatelo per tanti giovani che potrebbero salvarsi”.
La mamma di Sara