Commemorato all’Ateneo il prof. Franco Salonna
VITTORIO POLITO - Commemorato, ad un anno dalla scomparsa, il prof.
Franco Salonna, già docente universitario e direttore dell’Unità Complessa di
Otorinolaringoiatria dell’Ospedale “Di Venere” di Bari-Carbonara. Dopo la
cerimonia religiosa nella Cappella dell’Ateneo di Bari, è stata ricordata la
figura e l’opera dell’illustre scomparso, uomo retto, gentiluomo, professionista
serio e di una umanità ineccepibile. Numerosa la partecipazione di parenti,
amici, colleghi, alcuni dei quali hanno preso la parola, ricordando la nobile
persona.
Ha preso la parola il figlio, prof. Ignazio Salonna, che ricordando il grande prof. Franco, ha detto che «Tanti ricordi hanno accompagnato la sua vita. I pazienti, non a caso al primo posto, gli amici, i parenti, ognuno di loro ha una storia da raccontare. Credo che la sua eleganza, il suo sguardo, a volte sornione, i suoi occhi sempre sorridenti rimarranno nel cuore di tutti. Da medico ha dato tanto ai suoi pazienti e non vi è nessuno che non conservi un ricordo indelebile. Lo AMAVANO. Ha anche insegnato il “mestiere” a molti, sempre entusiasta e paziente e sempre curioso verso nuove tecnologie e terapie. In molti ricordano anche i successi che ha avuto curando i suoi pazienti con la terapia omeopatica. È sempre stato difficile emulare per me l’immensità del suo operato professionale, irraggiungibile! Mi auguro di aver ricevuto i giusti insegnamenti per affabilità, cortesia, gentilezza e signorilità. UN SIGNORE DI ALTRI TEMPI, come molti dicono di LUI. Quello che si dice esser UOMO è un MODELLO per tutti. È stata una presenza importante nella vita di tante persone, coniugando la Sapienza scientifica con la signorilità’ e il rispetto verso tutti. Non diceva mai una volgarità. Non avremo più la sua presenza fisica, ma la sua essenza, sarà ovunque fra noi. Mio padre era anche l’uomo che ballava il tiptap, il walzer, il tango la mazurca. Il lavoro e lo studio sono sempre state le sue priorità e la sete di conoscenza infinita. Noi oggi siamo il risultato dei suoi insegnamenti e da lassù continuerà a guidarci, infondendo la serenità di cui tutti abbiamo bisogno. In vita lo ha fatto per tutti quelli che ha incontrato. Infine, come ha ricordato qualcuno, ha avuto la grande umiltà di ascoltare chiunque. Insomma UN MITO, UNA LEGGENDA. Ciao papà e grazie per avermi insegnato ad amare il prossimo.»
È seguito l’intervento del dott. Enzo Piccialli, suo collaboratore, che ha sottolineato la figura del prof. Salonna, come «Un eccelso clinico e chirurgo che univa queste doti alla grande empatia con il paziente. Oggi si parla tanto di umanizzazione delle cure e si organizzano anche convegni in cui si parla di questo argomento. Ebbene Lui è stato un Maestro anche in questo. Parlava con i pazienti ed i familiari e li informava di diagnosi anche molto gravi senza però mai privarli della speranza di poter affrontare nel modo adeguato e radicale le loro gravi malattie e i suoi pazienti si affidavano a lui consci e fiduciosi che sarebbero stati trattati nel modo migliore dal punto di vista medico ma anche supportati psicologicamente e seguiti direi con la partecipazione di un uomo vicino alle loro sofferenze. In definitiva bastava seguire per un po' di tempo il prof. Salonna per capire cosa si può e si deve dare e fare per un paziente. A lui riusciva naturale tutto ciò, per altri non era e non è facile ottenere questo approccio. La sua partecipazione alla condizione umana e psicologica del paziente erano però unite a soluzioni clinico/chirurgiche strettamente e rigorosamente scientifiche e radicali a volte ampiamente demolitive non dimenticando l'aspetto ricostruttivo per dare una adeguata qualità di vita ai pazienti. Infine ha sottolineato aspetti umani come il suo amore per il jazz e lo swing e il tiptap.»
È intervenuto, quindi, il dott. Luigi Rutigliano, anch’egli suo collaboratore, che ha fatto un po’ la storia del suo rapporto con il prof. Salonna: «Ho conosciuto il Professore una mattina di aprile del 1976, una decina di giorni prima della mia seduta di laurea, annunciato da un caro amico che aveva saputo che Lui cercava un giovane laureato per il reparto.
Mi accolse con queste parole: «Noi cerchiamo una persona di buona volontà e che abbia voglia di lavorare. L’intelligenza non è un requisito importante perché è un dono della genetica e se non c’è ne possiamo fare a meno!» Me lo disse con quella che, in seguito, avrei imparato a riconoscere come la sua espressione contrariata, quando qualcosa non andava. La sua espressività abituale era caratterizzata da un sorriso (come quello che si vede nelle diapositive in proiezione), quasi sornione, sormontato da uno sguardo direi sereno ma permeato di affettuosa indulgenza con cui guardava il mondo intorno. Ma anche quando era dispiaciuto o disilluso o contrariato non perdeva mai il controllo di sé stesso ed il Suo “aplomb”. Questo l’uomo!» «Sono seguiti i ricordi della figlia Roberta, del dott. Pasquale De Chirico, del prof. Antonio Quaranta, del dott. Michele Barbara, attuale direttore dell’Unità di Otorinolaringologia del “Di Venere”, della dott.ssa Loredana Bellini, e del prof. Mario Vicino e del prof. Gaetano Piepoli.
Chi scrive, ha collaborato con il prof. Salonna nell’esercizio delle sue funzioni di assistente bibliotecario dell’Università di Bari, oltre ad avvalorarsi della sua amicizia sincera e cordiale, è testimone di tutto quanto è stato detto durante l’evento che lo ha ricordato.
Ha preso la parola il figlio, prof. Ignazio Salonna, che ricordando il grande prof. Franco, ha detto che «Tanti ricordi hanno accompagnato la sua vita. I pazienti, non a caso al primo posto, gli amici, i parenti, ognuno di loro ha una storia da raccontare. Credo che la sua eleganza, il suo sguardo, a volte sornione, i suoi occhi sempre sorridenti rimarranno nel cuore di tutti. Da medico ha dato tanto ai suoi pazienti e non vi è nessuno che non conservi un ricordo indelebile. Lo AMAVANO. Ha anche insegnato il “mestiere” a molti, sempre entusiasta e paziente e sempre curioso verso nuove tecnologie e terapie. In molti ricordano anche i successi che ha avuto curando i suoi pazienti con la terapia omeopatica. È sempre stato difficile emulare per me l’immensità del suo operato professionale, irraggiungibile! Mi auguro di aver ricevuto i giusti insegnamenti per affabilità, cortesia, gentilezza e signorilità. UN SIGNORE DI ALTRI TEMPI, come molti dicono di LUI. Quello che si dice esser UOMO è un MODELLO per tutti. È stata una presenza importante nella vita di tante persone, coniugando la Sapienza scientifica con la signorilità’ e il rispetto verso tutti. Non diceva mai una volgarità. Non avremo più la sua presenza fisica, ma la sua essenza, sarà ovunque fra noi. Mio padre era anche l’uomo che ballava il tiptap, il walzer, il tango la mazurca. Il lavoro e lo studio sono sempre state le sue priorità e la sete di conoscenza infinita. Noi oggi siamo il risultato dei suoi insegnamenti e da lassù continuerà a guidarci, infondendo la serenità di cui tutti abbiamo bisogno. In vita lo ha fatto per tutti quelli che ha incontrato. Infine, come ha ricordato qualcuno, ha avuto la grande umiltà di ascoltare chiunque. Insomma UN MITO, UNA LEGGENDA. Ciao papà e grazie per avermi insegnato ad amare il prossimo.»
È seguito l’intervento del dott. Enzo Piccialli, suo collaboratore, che ha sottolineato la figura del prof. Salonna, come «Un eccelso clinico e chirurgo che univa queste doti alla grande empatia con il paziente. Oggi si parla tanto di umanizzazione delle cure e si organizzano anche convegni in cui si parla di questo argomento. Ebbene Lui è stato un Maestro anche in questo. Parlava con i pazienti ed i familiari e li informava di diagnosi anche molto gravi senza però mai privarli della speranza di poter affrontare nel modo adeguato e radicale le loro gravi malattie e i suoi pazienti si affidavano a lui consci e fiduciosi che sarebbero stati trattati nel modo migliore dal punto di vista medico ma anche supportati psicologicamente e seguiti direi con la partecipazione di un uomo vicino alle loro sofferenze. In definitiva bastava seguire per un po' di tempo il prof. Salonna per capire cosa si può e si deve dare e fare per un paziente. A lui riusciva naturale tutto ciò, per altri non era e non è facile ottenere questo approccio. La sua partecipazione alla condizione umana e psicologica del paziente erano però unite a soluzioni clinico/chirurgiche strettamente e rigorosamente scientifiche e radicali a volte ampiamente demolitive non dimenticando l'aspetto ricostruttivo per dare una adeguata qualità di vita ai pazienti. Infine ha sottolineato aspetti umani come il suo amore per il jazz e lo swing e il tiptap.»
È intervenuto, quindi, il dott. Luigi Rutigliano, anch’egli suo collaboratore, che ha fatto un po’ la storia del suo rapporto con il prof. Salonna: «Ho conosciuto il Professore una mattina di aprile del 1976, una decina di giorni prima della mia seduta di laurea, annunciato da un caro amico che aveva saputo che Lui cercava un giovane laureato per il reparto.
Mi accolse con queste parole: «Noi cerchiamo una persona di buona volontà e che abbia voglia di lavorare. L’intelligenza non è un requisito importante perché è un dono della genetica e se non c’è ne possiamo fare a meno!» Me lo disse con quella che, in seguito, avrei imparato a riconoscere come la sua espressione contrariata, quando qualcosa non andava. La sua espressività abituale era caratterizzata da un sorriso (come quello che si vede nelle diapositive in proiezione), quasi sornione, sormontato da uno sguardo direi sereno ma permeato di affettuosa indulgenza con cui guardava il mondo intorno. Ma anche quando era dispiaciuto o disilluso o contrariato non perdeva mai il controllo di sé stesso ed il Suo “aplomb”. Questo l’uomo!» «Sono seguiti i ricordi della figlia Roberta, del dott. Pasquale De Chirico, del prof. Antonio Quaranta, del dott. Michele Barbara, attuale direttore dell’Unità di Otorinolaringologia del “Di Venere”, della dott.ssa Loredana Bellini, e del prof. Mario Vicino e del prof. Gaetano Piepoli.
Chi scrive, ha collaborato con il prof. Salonna nell’esercizio delle sue funzioni di assistente bibliotecario dell’Università di Bari, oltre ad avvalorarsi della sua amicizia sincera e cordiale, è testimone di tutto quanto è stato detto durante l’evento che lo ha ricordato.