VITTORIO POLITO – Secondo Albert Lev Tolstoj (1828-1910),
scrittore e filosofo russo, «L’arte è la suprema manifestazione della
potenza dell’uomo; è concessa a rari eletti, e innalza l’eletto a
un’altezza dove l’uomo è preso da vertigine ed è difficile conservare
la sanità della mente. Nell’arte, come in ogni lotta, ci sono eroi che
si dedicano interamente alla loro missione, e che periscono senza
raggiungere la meta», inoltre «l’arte è un’attività umana il cui fine è
la trasmissione ad altri dei più eletti e migliori sentimenti a cui gli
uomini abbiano saputo assurgere», cosa che ha fatto Emilio Bosco
con il suo “pennello” e che, la figlia Vittoria vuole ricordarlo
attraverso il testo “Emilio Bosco una vita a colori” pubblicato in
questi giorni da Edizioni dal Sud.
Si tratta di una raccolta di testi autobiografici, disegni, opere e ricordi di illustri critici, giornalisti e colleghi d’arte che hanno conosciuto Emilio Bosco, testimoniando il valore della sua carriera artistica. Un pittore in grado di svelare sé stesso e la complessità emozionale che c’è dietro le quinte.
Gustavo Delgado, noto giornalista e critico, che firma la prefazione, scrive tra l’altro «La tavolozza di Bosco si distingue sotto molte luci: pura, istintiva, saggia riposante, riflessiva, lirica, che per un verso evoca il migliore passato, per l’altro rivela un vero “maestro del segno”, segno che ha la virtù dell’essenziale, è sempre eloquente nella sua semplicità ed armonia, persino sognante, come quando suggerisce e traspira, allude e scopre un colore che non c’è».
Molte sono i ricordi a favore dell’artista da parte di critici, giornalisti ed artisti riportati nel testo tra cui Luigi Guerricchio, Daniele Giancane, Michele Damiani, Raffaele Nigro, Manlio Chieppa e Alvaro Spagnesi. Mi piace ricordare tra le testimonianze critiche, quella del grande giornalista Michele Campione che così scrive: «Il suo mondo pittorico spazia in una visione di grande interesse. Parte infatti da una concezione di movimento, nel quale le figure scandiscono sé stesse nei fotogrammi cari al futurismo boccioniano. Le sagome escono da una scatola magica in un susseguirsi iconico che ricorda i multipli di Ceroli con una descrittività per atti successivi che via via aggiunge qualcosa, sino al completarsi, dell’immagine tutta intera solidamente e saldamente ancorata allo spazio di impaginazione».
Il fil rouge che lega la storia di Emilio Bosco è il suo amore per l’arte, la natura e la vita.
Vittoria Bosco, da sempre appassionata d’arte, sotto la guida del padre ha realizzato anch’essa alcune tele e acquerelli. Il testo sarà presentato sabato 11 maggio 2024 alle ore 18,30 al Museo Civico di Bari (centro storico), Strada Sagges, 13 con gli interventi di: Vittoria Bosco, che presenterà il volume, di Gustavo Delgado, giornalista, Alvaro Spagnesi, critico d’arte, e Carlo Fusca, pittore.
Si tratta di una raccolta di testi autobiografici, disegni, opere e ricordi di illustri critici, giornalisti e colleghi d’arte che hanno conosciuto Emilio Bosco, testimoniando il valore della sua carriera artistica. Un pittore in grado di svelare sé stesso e la complessità emozionale che c’è dietro le quinte.
Gustavo Delgado, noto giornalista e critico, che firma la prefazione, scrive tra l’altro «La tavolozza di Bosco si distingue sotto molte luci: pura, istintiva, saggia riposante, riflessiva, lirica, che per un verso evoca il migliore passato, per l’altro rivela un vero “maestro del segno”, segno che ha la virtù dell’essenziale, è sempre eloquente nella sua semplicità ed armonia, persino sognante, come quando suggerisce e traspira, allude e scopre un colore che non c’è».
Molte sono i ricordi a favore dell’artista da parte di critici, giornalisti ed artisti riportati nel testo tra cui Luigi Guerricchio, Daniele Giancane, Michele Damiani, Raffaele Nigro, Manlio Chieppa e Alvaro Spagnesi. Mi piace ricordare tra le testimonianze critiche, quella del grande giornalista Michele Campione che così scrive: «Il suo mondo pittorico spazia in una visione di grande interesse. Parte infatti da una concezione di movimento, nel quale le figure scandiscono sé stesse nei fotogrammi cari al futurismo boccioniano. Le sagome escono da una scatola magica in un susseguirsi iconico che ricorda i multipli di Ceroli con una descrittività per atti successivi che via via aggiunge qualcosa, sino al completarsi, dell’immagine tutta intera solidamente e saldamente ancorata allo spazio di impaginazione».
Il fil rouge che lega la storia di Emilio Bosco è il suo amore per l’arte, la natura e la vita.
Vittoria Bosco, da sempre appassionata d’arte, sotto la guida del padre ha realizzato anch’essa alcune tele e acquerelli. Il testo sarà presentato sabato 11 maggio 2024 alle ore 18,30 al Museo Civico di Bari (centro storico), Strada Sagges, 13 con gli interventi di: Vittoria Bosco, che presenterà il volume, di Gustavo Delgado, giornalista, Alvaro Spagnesi, critico d’arte, e Carlo Fusca, pittore.