Sul social network Facebook è stato pubblicato il 30 aprile 2024 il video che mostra una pinna, che ricorda quella di un grande squalo bianco che spunta fuori dall'acqua. Il video sarebbe stato girato nel mare Adriatico, intorno a Mljet, un'isola della Dalmazia meridionale, situata a sud della penisola di Sabbioncello. Con Curzola e l'arcipelago di Lagosta fa parte delle isole Curzolane. Nel video si dice: "Questo è un grande squalo bianco".
Tuttavia la presenza del più famigerato esemplare al largo delle coste italiane, è pur sempre un pensiero da brivido anche se, nel complesso, non sappiamo molto su questa specie. Nel Mediterraneo sono presenti 45 specie di squali che vivono sia in zone costiere di bassa profondità che in aree più pelagiche a batimetria più profonda. Lungo le coste dell’Adriatico in particolare, anche se gran parte della popolazione non ne è a conoscenza, vivono ben 30 specie diverse di squali. Alcune di queste, come la Verdesca, lo Squalo Volpe e lo Squalo grigio scelgono le acque del nord-Adriatico per partorire i loro piccoli, in un’ambiente ricco di cibo e povero di predatori.
A differenza di quanto normalmente si pensi, nessuno di questi squali costituisce un pericolo per i bagnanti e per la fruizione turistica ma solo un grande patrimonio da salvaguardare. Questi animali, infatti, presenti da ben 400 milioni di anni, si stanno riducendo sempre più a causa dell’impatto umano. E le nostre possibilità di incontrarlo saranno probabilmente sempre meno: secondo il parere degli esperti, le popolazioni di questo predatore così esigente sono in declino, proprio come quelle di molte altre specie nel Mediterraneo.
Il mare Adriatico è un bacino semichiuso le cui caratteristiche, tra cui le forti fluttuazioni stagionali e l’influenza del Po, se da una parte attraggono gli squali per la alta produttività , dall’altra lo rendono ancora più sensibile all’impatto antropico, tra cui inquinamento, distruzione dell’habitat e in particolare pesca. Se infatti nel 19esimo e 20esimo secolo l’Adriatico abbondava di grandi predatori, tra cui gli squali bianchi attratti dalle tonnare allora molto diffuse (ne sono stati pescati 18 esemplari dal 1948 al 2004) ad oggi l’eccesiva pesca, resa industriale dalla seconda metà del 20esimo secolo con attrezzi più sofisticati, ha decimato la popolazione portando alla scomparsa di diverse specie come lo squalo angelo (Squatina squatina) e lo squalo canesca (Galeorhinus galuesi) i quali oggi sono considerati non più presenti ma che erano molto comuni fino al 1950.
Uno studio scientifico ha dimostrato già nel 2005 una diminuzione maggiore del 60% di squali e razze e la forte differenza di abbondanza tra la costa italiana e quella croata meno impattata in quanto meno soggetta alla pesca. Dato il forte declino degli squali nell’Adriatico, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ricerche approfondite e campagne di tutela sono urgenti e fondamentali ed è molto importante associare alla ricerca scientifica iniziative didattiche e di sensibilizzazione. Inoltre per conoscere meglio questa formidabile creatura probabilmente serviranno più avvistamenti, più immagini di esemplari appesi per la coda e più filmati amatoriali di incontri come quello del diportista croato.