I 'Visionari' non sentono aria di… C.R.I.S.I. e salveranno il mondo
LIVALCA - La cooperativa C.R.I.S.I. (Centro Ricerche Interventi Stress Interper
sonale) vede la luce a Bari nel 1989 con lo scopo dichiarato di essere un valido
sostegno per tutte le coppie e le famiglie in genere: in origine si trattava di
associazione di volontariato che solo sei anni dopo si trasformerà in cooperativa, la
quale, non solo per ‘vox populi’, oggi è annoverata fra i più importanti centri di
‘mediazione’ della nostra penisola, grazie al prezioso lavoro svolto negli anni da tutti
gli operatori del settore (psicologi, avvocati, assistenti sociali, magistrati e professori
universitari) che hanno affiancato il personale della medesima.
Il contratto di mediazione viene regolato dal nostro codice civile agli artt. 1754 e seguenti e consiste nel mettere in relazione le due parti in contrasto affinché trovino una soluzione atta a soddisfare entrambe: processo non sempre agevole, perché le parti in causa all’inizio sono quasi sempre sotto logorio-stress. Il C.R.I.S.I. ha ideato e perfezionato una propria forma di mediazione, che ha voluto ‘battezzare’ con il nome di ‘mediterraneo’.
Nel Diritto Internazionale la mediazione riveste una particolare importanza per la possibilità di arrivare ad una pacifica soluzione per risolvere le controversie internazionali: il suo carattere facoltativo permette ai contraenti di accettare il suggerimento o consiglio senza l’obbligo di approvarlo o sottomettersi. Questa premessa era propedeutica a far comprendere l’importanza della mediazione e del ruolo svolto dalla cooperativa C.R.I.S.I. nel particolare contesto storico in cui le non sempre legittime esigenze di pochi, trascurano i bisogni dell’altro che, spesso, siamo NOI stessi. A ottobre dello scorso anno la cooperativa ha ideato e varato “VISIONARI…”: un progetto di educazione alla relazione e di supporto alla integrazione sociale attraverso lo strumento del Teatro.
L’integrazione sociale per il genere umano è partita da forme di coesione molto semplici, in cui l’unità interna era fondamentale e quasi scontata, per approdare a legami sempre più complessi in cui il ‘vincolo’ perdeva quel rapporto ‘familiare’ e abituale per avventurarsi nei meandri di una vita sempre più complessa. Oggi il collante sono i mezzi di informazione, la televisione in testa, che ti rendono soggetto passivo: lo spettacolo è assicurato da un qualcuno che è asservito ai dati di ascolto che ti fanno sentire partecipe senza essere ‘protagonista’. Il discorso è complesso e la campagna elettorale di questi giorni attesta come l’esigenza di affidare il futuro delle nuove generazioni ad individui che non perdano mai il contatto con la base sia fondante. Se ci saranno applausi vorrà dire che le promesse sono state mantenute, un dissenso (non fischi, per carità) sarà il mancato voto di riconferma.
Proprio il richiamo al Teatro come strumento di integrazione sociale mi hanno fatto tornare alla mente dei versi di un poeta-scrittore romano, non ancora approdato al mezzo secolo di vita, Diego Vacca (un cognome a Bari noto) che ha pubblicato un volume dal titolo “Appunti di un visionario” - che non ho letto - ma di cui telefonicamente (corretto sarebbe dire cellularmente?) Pipino, un vecchio amico pugliese che ormai vive a Roma, mi ha ‘declamato’parti. Riporto solo 4 versi che mi hanno coinvolto al punto che li ricordo a memoria: Dentro di me,/ un prato è senza confini,/ lo spirito non ha sembianze/ il sogno non sa morire. Come non volare con il pensiero a Martin Luther King e al suo famosissimo “I have a dream” pronunciato in quel discorso dell’agosto 1963, enunciato in quella manifestazione nota come ‘la marcia su Washington’ per i diritti civili, cui fece seguito il 22 novembre dello stesso anno l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy: all’epoca chi scrive e Pipino erano studenti ginnasiali.
In origine la parola teatro, che deriva dal termine greco thèatron, significava un certo numero di persone - lo stesso vocabolario greco Rocci per la traduzione usa il termine assemblea - riunite per i più svariati motivi, che poi abbiamo ‘trasformato’ in spettatori, i quali assistevano ad una rappresentazione; nel tempo il luogo in cui vi era la creazione, la struttura architettonica e la fruizione dell’evento è diventato un solo vocabolo: teatro.
Ai nostri giorni in cui, almeno in ‘superficie’ risultiamo tutti ‘connessi’, affrontare il tema dell’inclusione sociale può apparire una velleitaria iperbole, ma poi apprendendo che viene considerato uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, da raggiungere entro il 2030, ci rendiamo conto che una convivenza armoniosa dell’umanità globale, differenze comprese, è una necessità da conseguire come interesse primario.
Tutta l’équipe della cooperativa C.R.I.S.I, coordinata dalla presidente dott.ssa Ilaria De Vanna, ha ideato un percorso che riunisce i ragazzi ospiti del Centro sociale polivalente ubicato all’interno del Centro Messeni-Localzo con gli studenti dell’Istituto Alpi-Montale, entrambi con sede a Rutigliano.
Fu grazie al generoso contributo della signora Maria Localzo, vedova Messeni, il cui lascito fu devoluto in ricordo del figlio Gino, che nel 1955 nacque l’Istituto per diversamente abili, il quale si avvalse nei primi anni dell’impegno solerte della direttrice Susanna Mastropierro, ancor oggi rimpianta a dieci anni dalla sua scomparsa.
Mentre si deve ad una determinazione della Giunta Regionale Pugliese la nascita nel 2016 dell’Istituto ALPI-MONTALE, scaturito dall’aggregazione tra il Liceo “Ilaria Alpi” e “l’Istituto Tecnico Economico Tecnologico Eugenio Montale”.
Il primo compito degli educatori e del personale è stato quello di guidare i ragazzi verso un incontro basato sulla conoscenza e sulla riscoperta di una parola senza la quale il mondo affonderebbe: una parola che pronunciamo tutti, senza valutarne appieno le sfumature e il senso; quante volte sentiamo dire ‘non possiede sentimenti’, ma siamo sicuri di aver verificato che la comunicazione emotiva fosse stata attivata?
“Ho bisogno di sentimenti,/di parole scelte sapientemente,/di fiori detti pensieri/di sogni che abitino gli alberi,/di rose dette presenze,/di canzoni che facciano danzare le statue… Ho bisogno di poesia/questa magia che brucia la pesantezza delle parole,/che risveglia le emozioni e dà colori nuovi….” questi versi di Alda Merini possono dare l’idea di come i ragazzi se stimolati nei sentimenti, possano integrarsi fra loro, per poi lasciarsi guidare dalle sapienti parole degli operatori: così nasce la poesia quotidiana che può essere chiamata in vari modi, ma vede la luce dalle discussioni-scambio-colloquio; una volta avviato il rapporto, il teatro della vita non si nasconde e i nostri ragazzi, con la fiducia acquisita, possono cimentarsi in esercizi senso-percettivi, in giochi, in laboratori di ascolto e in tutto ciò che possiede relazioni sull’espressività corporea e la verbalizzazione emotiva.
Da non trascurare quanto questo ‘lavoro’ sia di fondamentale aiuto per le famiglie con casi di disabilità: apprendere che si può aiuta loro, gli interessati e la società. Vanno menzionati per il loro laborioso sostegno: dott. Antonio Giampietro, garante della Regione Puglia dei diritti delle Persone con Disabilità, l'avv. Francesco Lombardo, dirigente del Servizio Welfare Città Metropolitana di Bari, l’Assistente Sociale dr.ssa Maria Baccaro e la dott.ssa Antonella Gatti, Consigliera Delegata della Città Metropolitana di Bari.
Domenica 2 giugno, presso il Teatro Kismet di Bari alle ore 18,00, andrà in scena lo spettacolo “Visionari”, degna conclusione del progetto realizzato dalla Cooperativa C.R.I.S.I, in questo caso con la collaborazione dell’Associazione Culturale Senza Piume: in scena con i giovani del Centro Messeni-Localzo e del Liceo Alpi-Montale, vi sarà la partecipazione straordinaria degli attori Rossana Pugliese e Alessandro Schino (poliedrico personaggio: attore, scrittore, annunciatore radiofonico e mediatore familiare).
Giusto dieci anni fa per un libro bello ed istruttivo di don Mario Persano “La ricerca della Bellezza” iniziai una ‘ricerca’ di frasi non tanto eclatanti, quanto di sentimento genuino: tre le ricordo perfettamente (di Sant’Agostino, Shakespeare e Anna Frank), mentre vi ‘confesso’ che l’Amico don Mario optò per altri 4 intelligenti e formativi pensieri che non citerò.
“Pensa a tutta la bellezza rimasta intorno a te, e cerca di essere felice”: una giovane ebrea tedesca morta a 16 anni ci ricorda che i VISIONARI possono salvare il mondo, ma dobbiamo essere in tanti a non girare lo sguardo dall’altra parte.
Il contratto di mediazione viene regolato dal nostro codice civile agli artt. 1754 e seguenti e consiste nel mettere in relazione le due parti in contrasto affinché trovino una soluzione atta a soddisfare entrambe: processo non sempre agevole, perché le parti in causa all’inizio sono quasi sempre sotto logorio-stress. Il C.R.I.S.I. ha ideato e perfezionato una propria forma di mediazione, che ha voluto ‘battezzare’ con il nome di ‘mediterraneo’.
Nel Diritto Internazionale la mediazione riveste una particolare importanza per la possibilità di arrivare ad una pacifica soluzione per risolvere le controversie internazionali: il suo carattere facoltativo permette ai contraenti di accettare il suggerimento o consiglio senza l’obbligo di approvarlo o sottomettersi. Questa premessa era propedeutica a far comprendere l’importanza della mediazione e del ruolo svolto dalla cooperativa C.R.I.S.I. nel particolare contesto storico in cui le non sempre legittime esigenze di pochi, trascurano i bisogni dell’altro che, spesso, siamo NOI stessi. A ottobre dello scorso anno la cooperativa ha ideato e varato “VISIONARI…”: un progetto di educazione alla relazione e di supporto alla integrazione sociale attraverso lo strumento del Teatro.
L’integrazione sociale per il genere umano è partita da forme di coesione molto semplici, in cui l’unità interna era fondamentale e quasi scontata, per approdare a legami sempre più complessi in cui il ‘vincolo’ perdeva quel rapporto ‘familiare’ e abituale per avventurarsi nei meandri di una vita sempre più complessa. Oggi il collante sono i mezzi di informazione, la televisione in testa, che ti rendono soggetto passivo: lo spettacolo è assicurato da un qualcuno che è asservito ai dati di ascolto che ti fanno sentire partecipe senza essere ‘protagonista’. Il discorso è complesso e la campagna elettorale di questi giorni attesta come l’esigenza di affidare il futuro delle nuove generazioni ad individui che non perdano mai il contatto con la base sia fondante. Se ci saranno applausi vorrà dire che le promesse sono state mantenute, un dissenso (non fischi, per carità) sarà il mancato voto di riconferma.
Proprio il richiamo al Teatro come strumento di integrazione sociale mi hanno fatto tornare alla mente dei versi di un poeta-scrittore romano, non ancora approdato al mezzo secolo di vita, Diego Vacca (un cognome a Bari noto) che ha pubblicato un volume dal titolo “Appunti di un visionario” - che non ho letto - ma di cui telefonicamente (corretto sarebbe dire cellularmente?) Pipino, un vecchio amico pugliese che ormai vive a Roma, mi ha ‘declamato’parti. Riporto solo 4 versi che mi hanno coinvolto al punto che li ricordo a memoria: Dentro di me,/ un prato è senza confini,/ lo spirito non ha sembianze/ il sogno non sa morire. Come non volare con il pensiero a Martin Luther King e al suo famosissimo “I have a dream” pronunciato in quel discorso dell’agosto 1963, enunciato in quella manifestazione nota come ‘la marcia su Washington’ per i diritti civili, cui fece seguito il 22 novembre dello stesso anno l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy: all’epoca chi scrive e Pipino erano studenti ginnasiali.
In origine la parola teatro, che deriva dal termine greco thèatron, significava un certo numero di persone - lo stesso vocabolario greco Rocci per la traduzione usa il termine assemblea - riunite per i più svariati motivi, che poi abbiamo ‘trasformato’ in spettatori, i quali assistevano ad una rappresentazione; nel tempo il luogo in cui vi era la creazione, la struttura architettonica e la fruizione dell’evento è diventato un solo vocabolo: teatro.
Ai nostri giorni in cui, almeno in ‘superficie’ risultiamo tutti ‘connessi’, affrontare il tema dell’inclusione sociale può apparire una velleitaria iperbole, ma poi apprendendo che viene considerato uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, da raggiungere entro il 2030, ci rendiamo conto che una convivenza armoniosa dell’umanità globale, differenze comprese, è una necessità da conseguire come interesse primario.
Tutta l’équipe della cooperativa C.R.I.S.I, coordinata dalla presidente dott.ssa Ilaria De Vanna, ha ideato un percorso che riunisce i ragazzi ospiti del Centro sociale polivalente ubicato all’interno del Centro Messeni-Localzo con gli studenti dell’Istituto Alpi-Montale, entrambi con sede a Rutigliano.
Fu grazie al generoso contributo della signora Maria Localzo, vedova Messeni, il cui lascito fu devoluto in ricordo del figlio Gino, che nel 1955 nacque l’Istituto per diversamente abili, il quale si avvalse nei primi anni dell’impegno solerte della direttrice Susanna Mastropierro, ancor oggi rimpianta a dieci anni dalla sua scomparsa.
Mentre si deve ad una determinazione della Giunta Regionale Pugliese la nascita nel 2016 dell’Istituto ALPI-MONTALE, scaturito dall’aggregazione tra il Liceo “Ilaria Alpi” e “l’Istituto Tecnico Economico Tecnologico Eugenio Montale”.
Il primo compito degli educatori e del personale è stato quello di guidare i ragazzi verso un incontro basato sulla conoscenza e sulla riscoperta di una parola senza la quale il mondo affonderebbe: una parola che pronunciamo tutti, senza valutarne appieno le sfumature e il senso; quante volte sentiamo dire ‘non possiede sentimenti’, ma siamo sicuri di aver verificato che la comunicazione emotiva fosse stata attivata?
“Ho bisogno di sentimenti,/di parole scelte sapientemente,/di fiori detti pensieri/di sogni che abitino gli alberi,/di rose dette presenze,/di canzoni che facciano danzare le statue… Ho bisogno di poesia/questa magia che brucia la pesantezza delle parole,/che risveglia le emozioni e dà colori nuovi….” questi versi di Alda Merini possono dare l’idea di come i ragazzi se stimolati nei sentimenti, possano integrarsi fra loro, per poi lasciarsi guidare dalle sapienti parole degli operatori: così nasce la poesia quotidiana che può essere chiamata in vari modi, ma vede la luce dalle discussioni-scambio-colloquio; una volta avviato il rapporto, il teatro della vita non si nasconde e i nostri ragazzi, con la fiducia acquisita, possono cimentarsi in esercizi senso-percettivi, in giochi, in laboratori di ascolto e in tutto ciò che possiede relazioni sull’espressività corporea e la verbalizzazione emotiva.
Da non trascurare quanto questo ‘lavoro’ sia di fondamentale aiuto per le famiglie con casi di disabilità: apprendere che si può aiuta loro, gli interessati e la società. Vanno menzionati per il loro laborioso sostegno: dott. Antonio Giampietro, garante della Regione Puglia dei diritti delle Persone con Disabilità, l'avv. Francesco Lombardo, dirigente del Servizio Welfare Città Metropolitana di Bari, l’Assistente Sociale dr.ssa Maria Baccaro e la dott.ssa Antonella Gatti, Consigliera Delegata della Città Metropolitana di Bari.
Domenica 2 giugno, presso il Teatro Kismet di Bari alle ore 18,00, andrà in scena lo spettacolo “Visionari”, degna conclusione del progetto realizzato dalla Cooperativa C.R.I.S.I, in questo caso con la collaborazione dell’Associazione Culturale Senza Piume: in scena con i giovani del Centro Messeni-Localzo e del Liceo Alpi-Montale, vi sarà la partecipazione straordinaria degli attori Rossana Pugliese e Alessandro Schino (poliedrico personaggio: attore, scrittore, annunciatore radiofonico e mediatore familiare).
Giusto dieci anni fa per un libro bello ed istruttivo di don Mario Persano “La ricerca della Bellezza” iniziai una ‘ricerca’ di frasi non tanto eclatanti, quanto di sentimento genuino: tre le ricordo perfettamente (di Sant’Agostino, Shakespeare e Anna Frank), mentre vi ‘confesso’ che l’Amico don Mario optò per altri 4 intelligenti e formativi pensieri che non citerò.
“Pensa a tutta la bellezza rimasta intorno a te, e cerca di essere felice”: una giovane ebrea tedesca morta a 16 anni ci ricorda che i VISIONARI possono salvare il mondo, ma dobbiamo essere in tanti a non girare lo sguardo dall’altra parte.