'L’accappatoio' filosofico di U’ Papadia, concerto a Roma il 7 giugno
FRANCESCO GRECO. ROMA – Domanda topica, al baretto della borgata Trullo dove l’artista è accampato: “Peronospera ne abbiamo?”.
Risposta scontata, fatale: “Quanta ne vuoi!”. U’ Papadia è tornato. U sta per Umberto.
L’artista più dissacrante del panorama musicale italico, un poeta metropolitano sospeso fra due mondi, al confine di due percezioni, due sensibilità agli antipodi: nato in Germania da Gigi e Luigia (4 figli), emigrati dalla Puglia, con i topoi culturali del Mediterraneo.
U’Papadia il mito, la favola, la leggenda. Suo il copyright della peronospera che insidia le nostre anime, corrompe le coscienze e il senso dell’essere al mondo.
Se la bellezza, intesa come la intuì Dostoevskij, doveva salvare il mondo, siamo andati in direzione contraria: la bellezza è debilitata, corrotta, destrutturata da un tarlo feroce e implacabile.
Abrasivo come Rino Gaetano, crepuscolare alla Piero Ciampi, struggente come De Andrè, la postura filosofica di Battiato.
Che stavolta, a due anni dal cult “Pedo de Vaca!”, appare essere prevalente, benché lieve e sensuale, attraversata da un raggio di sole spossato, declinato con un fatalismo denso di ironia.
U’ Papadia, come tutti, è dentro la stagione dei bilanci e la declinazione del suo spettacolo (80 minuti) è una scansione filosofico– esistenziale sincera, dai toni amari come i rimpianti per i treni perduti. Specchio delle mie brame...
Torna dunque col suo iconico accappatoio, denso di semantica, di energia maieutica, il karma: “Ne hai una serie tutti uguali?”, provochiamo. Non abbocca e saggio come un filosofo della Magna Grecia sorride: “No, è sempre quello...”. Almeno lo laverai ogni tanto. “Non posso, perderebbe il senso... dell’orientamento!... Ha pure qualche strappo...”. Ago e filo, Luigia lo metterebbe a posto. Umberto diventa triste, pensieroso.
Parliamo dello spettacolo? L’ultima
dimensione de U’ Papadia (cantante, musicista
quasi-attore salentino di Alessano, in
Accappatoio Chitarra e Voce), in prima
assoluta, sarà svelata Venerdì 7 Giugno alle ore
20.30 al “Mandrake Music Live” (Via Clemente
XII 31°, zona Pineta Sacchetti per i forestieri).
Titolo: “L’Accappatoio”, sottotitolo: Un’ironica
Odissea musicale di una crisi esistenziale.
(Ingresso 10 euro, compresa tessera associativa,all’interno Food & Drink, info e contatti qui: 351 776 1621 e 338.6814889).
Di cosa si tratta, se puoi anticiparlo?
“Ti è mai capitato di svegliarti la mattina e non avere voglia di uscire di casa? Guardarti allo specchio e fare i conti con te stesso? Chi sei, che hai fatto finora? Allora ti assale quella leggera voglia di mollare tutto, rintanarti nel tuo accappatoio e aspettare che passi il Tempo? No, la tua Crisi”.
Tu lo definisci genere teatro-canzone: come lo hai costruito?
“E’ un alternarsi di musica e parole, un mezzo esclusivo dove le canzoni aiutano a spiegare meglio quello che le parole non riescono a dire, e viceversa. Il diario intimo di una crisi di mezz’età attraverso il quale l’autore, l’attore, il cantore si racconta con sincerità e ironia e nel quale ognuno, chi più chi meno, ci si può specchiare”.
C’è altro, come dicono al negozio di alimentari?
"L’AccappatOiO presenta una serie di monologhi e brani originali che spaziano dal blues al rock e al folk, arricchendo la narrazione con ritmi e melodie avvincenti. E’ uno spettacolo che trascina lo spettatore nella mia odissea esistenziale attraverso monologhi e brani musicali originali. In un mix di umorismo e introspezione, esploro le pieghe della vita quotidiana affrontandole con una sincerità disarmante. Lontano da pretese moralistiche, lo spettacolo offre uno sguardo ironico e onesto sulla complessità dell'essere umano, invitando lo spettatore a ridere e riflettere senza filtri sulle proprie esperienze”.
Come ne esci, anzi, come ne usciamo? Ci offri un’esile password?
“Mollare non è perdere, mollare è salvifico” è il motto con cui invito il pubblico a riflettere sulla propria esistenza, sulla ricerca di significato e felicità, sulle relazioni umane e sulle sfide della vita. Con una combinazione unica di humor, introspezione e pathos, lo spettacolo offre un'esperienza coinvolgente e memorabile per gli tutti spettatori”.