FRANCESCO GRECO. ROMA – E’ finita col pubblico in piedi, ad
applaudire e con la compagnia a cantare a
una sola voce “Roma nun fa la stupida
stasera”. Era accaduto anche nelle serate
precedenti, tutte sold-out e si è verificato
nell’ultima replica, ieri sera al “Sistina” di
Roma (il musical aveva esordito il 3
maggio).
Poteva essere altrimenti per un classico come la commedia musicale ”Rugantino” , della premiata ditta Garinei & Giovannini, scritta da Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile, musiche del maestro Armando Trovajoli, supervisione di Massimo Romeo Piparo?
Ma chi è Rugantino? E’ l’icona triste e ironica (è il tempo di Pasquino e le sue irriverenze sui muri scostati del centro storico) della Roma ottocentesca e papalina, fatalista, che sopravvive di espedienti e che trova nello sberleffo il modus vivendi per non soccombere sotto il peso di una vita grama.
Detta meglio: Rugantino richiama un poco il miles gloriosus di Plauto: vanitoso e smargiasso, ma in fondo dall’animo buono e generoso (come sono in fondo da secoli i Romani). Roma, 1830, oltre Tevere c’è Pio VIII. Rugantino è un giovane del popolo abile nell’arte di arrangiarsi, con la complicità di Eusebia, che tutti credono sua sorella. La coppia vive mantenuta da un conte agè che muore, ma niente eredità . E poi da Mastro Titta, il boia del Papa, innamorato di Eusebia, riamato nonostante il mestiere di far rotolare capocce nella polvere (ne sommerà oltre 500 in tutta la carriera).
Rugantino ama Rosetta, moglie di Gnecco Er Matriciano, ovviamente geloso della moglie e nei vecchi vicoli si vanta con i suoi pari che la conquisterà prima della “Sera dei Lanternoni”.
Ci riesce, ma anche gli spacconi hanno un cuore e infatti Rugantino se ne invaghisce vantandosi in giro della conquista, in tal modo urtando la sensibilità della popolana.
Gli eventi evolvono: Gnecco il geloso è ammazzato da un patriota a causa di una sua spiata, Rugantino è beccato dai gendarmi papalini e si accusa del delitto: ovvio, lo ha fatto per il cuore di Rosetta. Nella Roma papalina c’era poco da discutere: è condannato a morte, tutto lavoro per Mastro Titta. Ma in tal modo il giovane si riscatterà , mostrerà al mondo di essere un vero uomo.
Serena Autieri, napoletana, è una Rosetta incantevole, Michele La Ginestra un Rugantino frizzante e scanzonato, Edy Angelillo dà corpo e voce a Eusebia, con una declinazione casereccia, come prevede il personaggio, Massimo Wertmuller un Mastro Titta credibile, e non era facile per un personaggio tanto ambiguo (che nel 1978 era stato interpretato dal grande Aldo Fabrizi, Rugantino era Enrico Montesano, Rosetta Alida Chelli, collaborazione artistica di Luigi Magni, seconda edizione, la prima risale al 1962).
Due ore e mezza di grandi emozioni di un teatro che diverte e al contempo fa pensare.
Poteva essere altrimenti per un classico come la commedia musicale ”Rugantino” , della premiata ditta Garinei & Giovannini, scritta da Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile, musiche del maestro Armando Trovajoli, supervisione di Massimo Romeo Piparo?
Ma chi è Rugantino? E’ l’icona triste e ironica (è il tempo di Pasquino e le sue irriverenze sui muri scostati del centro storico) della Roma ottocentesca e papalina, fatalista, che sopravvive di espedienti e che trova nello sberleffo il modus vivendi per non soccombere sotto il peso di una vita grama.
Detta meglio: Rugantino richiama un poco il miles gloriosus di Plauto: vanitoso e smargiasso, ma in fondo dall’animo buono e generoso (come sono in fondo da secoli i Romani). Roma, 1830, oltre Tevere c’è Pio VIII. Rugantino è un giovane del popolo abile nell’arte di arrangiarsi, con la complicità di Eusebia, che tutti credono sua sorella. La coppia vive mantenuta da un conte agè che muore, ma niente eredità . E poi da Mastro Titta, il boia del Papa, innamorato di Eusebia, riamato nonostante il mestiere di far rotolare capocce nella polvere (ne sommerà oltre 500 in tutta la carriera).
Rugantino ama Rosetta, moglie di Gnecco Er Matriciano, ovviamente geloso della moglie e nei vecchi vicoli si vanta con i suoi pari che la conquisterà prima della “Sera dei Lanternoni”.
Ci riesce, ma anche gli spacconi hanno un cuore e infatti Rugantino se ne invaghisce vantandosi in giro della conquista, in tal modo urtando la sensibilità della popolana.
Gli eventi evolvono: Gnecco il geloso è ammazzato da un patriota a causa di una sua spiata, Rugantino è beccato dai gendarmi papalini e si accusa del delitto: ovvio, lo ha fatto per il cuore di Rosetta. Nella Roma papalina c’era poco da discutere: è condannato a morte, tutto lavoro per Mastro Titta. Ma in tal modo il giovane si riscatterà , mostrerà al mondo di essere un vero uomo.
Serena Autieri, napoletana, è una Rosetta incantevole, Michele La Ginestra un Rugantino frizzante e scanzonato, Edy Angelillo dà corpo e voce a Eusebia, con una declinazione casereccia, come prevede il personaggio, Massimo Wertmuller un Mastro Titta credibile, e non era facile per un personaggio tanto ambiguo (che nel 1978 era stato interpretato dal grande Aldo Fabrizi, Rugantino era Enrico Montesano, Rosetta Alida Chelli, collaborazione artistica di Luigi Magni, seconda edizione, la prima risale al 1962).
Due ore e mezza di grandi emozioni di un teatro che diverte e al contempo fa pensare.
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Cultura e Spettacoli