'Spettri' al Nuovo Teatro Verdi: passato e presente in movimento

ph:Dario Discanno

BRINDISI - “Spettri” al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, venerdì 10 maggio con sipario alle ore 20.30. “Spettri” come quelli di Marcel Proust, per il quale il passato non è mai del tutto perduto ma persiste sotto forma di ricordi che riaffiorano involontariamente. Appunto, come spettri. La regia e la guida coreografica sono di Vito Alfarano, mentre Marcello Biscosi cura l’ideazione, i testi e la selezione musicale. La serata vede la partecipazione dei detenuti della Casa Circondariale di Brindisi e dei danzatori professionisti della compagnia d’arte dinamica AlphaZTL, in un esempio di sinergia tra l’istituzione carceraria e il Comune di Brindisi. L’ingresso è gratuito con prenotazione del posto sulla pagina di Eventbrite rebrand.ly/Spettri.

“Spettri” è lo studio, il confronto, la conoscenza e l’approfondimento di alcuni personaggi storici, iconici o semplicemente protagonisti di un evento che ha segnato la vita e i destini di tutti: Enzo Tortora, Madre Teresa di Calcutta, Frida Kahlo, Bernard Milk, Las Patronas, Peppino Impastato, Palmina Martinelli. Quest’ultima, in particolare, rappresenta un simbolo di resistenza nella memoria comune della terra di Brindisi, la giovane che ha sacrificato la propria vita nel rifiuto della sottomissione. Personaggi che hanno cambiato il mondo e hanno speso molte delle loro energie per cercare di trasformare, in meglio, l’umanità lasciando tracce di sé. “Spettri” è un ponte tra passato e presente, un invito alla riflessione sulla capacità dell’individuo di influenzare il corso della storia. Lo spettacolo si inserisce in un più ampio progetto di inclusione sociale e lavorativa promosso da AlphaZTL che mira a riavvicinare i detenuti alla società assicurando loro non solo un’opportunità di espressione artistica ma anche un regolare compenso per i giorni di spettacolo. L’intesa tra istituzioni diverse, come il teatro, la casa circondariale e il Comune, testimonia l’importanza di un approccio olistico alle politiche di reinserimento, a conferma di come l’arte possa diventare un veicolo di cambiamento offrendo spazi di dialogo e di crescita personale e condivisa. “Spettri” trasforma il palcoscenico in un laboratorio di emozioni autentiche, nel quale le esperienze dei detenuti diventano lezioni viventi per il pubblico mettendo al centro di tutto ideali universali di giustizia e umanità che trascendono i confini del teatro e del carcere stesso.

«Sono profondamente convinto - ha detto Vito Alfarano - che l’arte abbia un potere unico di trasformazione e di connessione. Con ‘Spettri’ abbiamo voluto creare uno spazio in cui le storie di dolore, resistenza e speranza potessero trovare una stessa voce attraverso la danza e il teatro. Quello tra i detenuti della Casa Circondariale e i danzatori della AlphaZTL è un incontro artistico oltre che un’occasione di crescita umana e sociale per tutti i partecipanti. Questo progetto va oltre la semplice performance teatrale; è un viaggio condiviso che esplora le profondità dell’esperienza umana. Ogni personaggio storico che portiamo in scena, da Enzo Tortora a Palmina Martinelli, rappresenta una lotta contro le ingiustizie, un grido di libertà che riecheggia nelle mura di un carcere offrendo speranza e ispirazione. L’arte è strumentale per stimolare il dialogo e la riflessione e con ‘Spettri’ miriamo a generare una riflessione nel pubblico spingendolo a considerare la complessità della condizione umana e l’importanza della redenzione e del cambiamento. È un privilegio poter guidare questo progetto e cogliere l’impatto che l’arte può avere sulle vite di coloro che sono spesso dimenticati dalla società».

Il teatro si trasforma in uno strumento eccezionalmente potente per il cambiamento e la riflessione, sia per i detenuti coinvolti che per il pubblico. “Spettri” offre ai detenuti un ambiente nel quale possono liberamente esplorare ed esprimere emozioni complesse che la vita in carcere spesso costringe a reprimere. Attraverso il teatro, i detenuti indagano nel profondo figure storiche e contemporanee, personaggi che hanno vissuto esperienze di grande sofferenza e che permettono loro di vedere le proprie sfide in una nuova luce e di riflettere sulle possibilità di riscatto. Storie di detenzione e di redenzione. La scena promuove un senso di comunità e solidarietà che conduce a costruire legami di fiducia e cooperazione e a rompere le barriere dell’isolamento. Queste esperienze restano un portato di valore per il processo di reintegrazione una volta completata la pena, poiché i detenuti hanno già praticato le dinamiche di gruppo e il supporto reciproco. “Spettri” riscrive le storie di figure che hanno pagato il pregiudizio e lo stigma sociale sfidando le percezioni comuni e mostrando la complessità delle personalità dietro etichette affrettate. Questo elemento del teatro come forma di comunicazione apre nuove vie per il dialogo e la prossimità tra il mondo interno del carcere e la società esterna proponendo una visione più umanistica e meno giudicante. “Spettri” ha il merito di riconnettere i detenuti con la loro umanità, di offrire strumenti di relazione, mentre agli occhi del pubblico spalanca il sipario sulle realtà della vita in carcere e sul potere redentivo dell’arte. Un’esposizione che contribuisce a sfumare l’onta di “detenuto” mostrando la persona, con la sua meravigliosa complessità, dietro la condanna.