BARI - Il rocambolesco tentativo di fuga del detenuto marocchino dal carcere di Bari è un ulteriore segnale che ci attende un’estate “caldissima” nelle carceri italiane. Non siamo meteorologi, ma cogliamo inquietanti segnali che l’Amministrazione Penitenziaria dovrebbe conoscere. Una ventina di tentativi di evasione, nel giro di un mese, sono stati sventati grazie all’alta professionalità del personale penitenziario. Questo è l’inequivocabile segnale che in questa stagione estiva il numero dei tentativi di evasione è destinato a crescere in maniera esponenziale, insieme a rivolte e aggressioni al personale.
Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo, il quale sottolinea come due fattori, tra tanti, pesino sul clima già “surriscaldato” negli istituti: le aspettative deluse di riduzione di pena, alimentate negli ultimi mesi come unico rimedio al sovraffollamento, e lo svuotamento di compiti e funzioni del DAP, sino al totale esautoramento, ad opera del sottosegretario Del Mastro, delegato dal Ministro Nordio per le carceri. Una situazione che ci allarma tanto più in assenza di provvedimenti di intervento.
Anzi, continua Di Giacomo, i provvedimenti assunti, in tutta fretta, vanno proprio nella direzione contraria a quella indicata dal sindacato di polizia penitenziaria. Mi riferisco alla contestata istituzione del GIO, il Gruppo di Intervento Operativo voluto dal Governo e incaricato specificamente di sedare le rivolte, e al Protocollo operativo con il quale si procede all’acquisto di guanti, abbigliamento e strumenti per il personale, secondo la logica di attrezzare gli agenti a fare la “guerra” ai detenuti. Iniziative, misure e provvedimenti dovrebbero invece essere indirizzati alla prevenzione di situazioni di conflittualità che sfociano in aggressioni e rivolte, come continua ad accadere quotidianamente.
Quello che continua a mancare, evidenzia Di Giacomo, è un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza di organico, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, e diffusione di telefonini. Per noi, le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse e non certamente quelle del corpo speciale che il sottosegretario Del Mastro si è sforzato di far apparire come la soluzione migliore rispetto all’attuale situazione che vede lo Stato soccombere perché nelle carceri comandano sempre loro.
“Ripetiamo che non siamo pronti a fronteggiare l’estate e che siamo stanchi di pagare il prezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”, conclude Di Giacomo.
Anzi, continua Di Giacomo, i provvedimenti assunti, in tutta fretta, vanno proprio nella direzione contraria a quella indicata dal sindacato di polizia penitenziaria. Mi riferisco alla contestata istituzione del GIO, il Gruppo di Intervento Operativo voluto dal Governo e incaricato specificamente di sedare le rivolte, e al Protocollo operativo con il quale si procede all’acquisto di guanti, abbigliamento e strumenti per il personale, secondo la logica di attrezzare gli agenti a fare la “guerra” ai detenuti. Iniziative, misure e provvedimenti dovrebbero invece essere indirizzati alla prevenzione di situazioni di conflittualità che sfociano in aggressioni e rivolte, come continua ad accadere quotidianamente.
Quello che continua a mancare, evidenzia Di Giacomo, è un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza di organico, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, e diffusione di telefonini. Per noi, le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse e non certamente quelle del corpo speciale che il sottosegretario Del Mastro si è sforzato di far apparire come la soluzione migliore rispetto all’attuale situazione che vede lo Stato soccombere perché nelle carceri comandano sempre loro.
“Ripetiamo che non siamo pronti a fronteggiare l’estate e che siamo stanchi di pagare il prezzo più alto con il rischio di incolumità personale di responsabilità politiche e di Governo”, conclude Di Giacomo.