Errico Canta Male, alla scoperta del nuovo Ep 'Elèison'


MILANO - E' disponibile in tutte le piattaforme digitali il nuovo disco di Errico Canta Male dal titolo "Elèison". Quello di Errico è l'alter ego musicale di Angelo Mossi, che dopo aver militato nella scena indipendente di Torino, torna con una nuova creatura musicale anni dopo il suo primo EP, contenente il brano "Vanchiglia", una canzone diventata nota negli ambienti politici antagonisti.

Il disco è stato scritto da Angelo Mossi, prodotto, arrangiato e registrato da Federico Bertaccini ed Angelo Mossi. mixato da Federico Bertaccini @ Alcova e masterizzato da Michele Nicolino @ MaM Recording. La foto di copertina di Andrea Giuliano

La traduzione è incerta, e anche nel rito latino la parola era lasciata in greco, per mancanza di parole adatte. Errico ritorna così con un disco che tocca tematiche più personali ed intime: un mondo subacque e ipnotico, l'elaborazione di un trauma in formato musica, partendo dal titolo che è una parola greca che vuol dire pressappoco “pietà”. La traduzione è incerta, e anche nel rito cattolico latino la parola era lasciata in greco, per mancanza di parole adatte. 

Elèison è un viaggio nel tempo. Sono canzoni che Angelo ha scritto per Errico, o viceversa. Il distacco del tempo le ha rese più chiare. È chiaramente un percorso di elaborazione del trauma, di scoperta della propria voce e della necessità di una dimensione spirituale.

La prima parte è composta sull'aria di “Red Iron Ore”, nella struttura a 10 strofe usata anche da Dylan per “North Country Blues”. Gli stilemi delle sue ispirazioni musicali sono tutti là, da Faber al finale corale arrangiato da Bertaccini sulla progressione di “Spancil Hill”.

La seconda parte è una storia onirica ambientata nel porto di Taranto (città natale di suo padre). Dopo i riferimenti ebraici della prima parte, la seconda vive di simbologia cattolica. 3 strofe: preti, pescatori e figure femminili mute che subiscono la storia e la violenza di parole mendaci come “bellezza”, “vita”, “poesia”. Il viaggio allucinatorio finisce con “Aremu” di Giuseppe Aprile, composizione in griko salentino eseguita magistralmente da Samuele e Giuliano, sulle rive di una baia di porto Selvaggio e registrata per miracolo con un telefono cellulare. 

Nel finale Elèison si risolve nel dialogo impossibile tra due rocce, una naturale e una artificiale. Questo dialogo ci mette davanti all’accettazione del reale, alla sicurezza di poter raggiungere tutto ciò che amiamo, per quanto lontano, impossibile, indefinito. Tutto ciò può avvenire solo con l'amore, la comprensione, la cura di se stessi, l'accettazione.

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