BARI - In occasione della Giornata mondiale del Rifugiato che ricorre, come ogni anno, il 20 giugno, l’assessore alle Politiche migratorie della Regione Puglia Viviana Matrangola condivide il seguente messaggio:
“Nel celebrare la Giornata mondiale del Rifugiato, non possiamo ignorare che 120 milioni di persone nel mondo sono costrette a migrazioni forzate causate da guerre, persecuzioni, violenze e abusi, e che solo una persona su tre richiede la protezione internazionale diventando a tutti gli effetti rifugiato, mentre gli altri trovano ospitalità in un Paese vicino, quasi sempre a basso reddito, o restano sfollati interni.
In questa occasione, come ogni giorno, non possiamo ignorare che un numero crescente di esseri umani cerca salvezza da vecchie e nuove aree di crisi, tra cui l’Afghanistan, la Siria e l’Ucraina, a cui si aggiungono il grande esodo per la terribile guerra in Sudan e il conflitto tra Israele e Hamas, che nella Striscia di Gaza ha assunto il profilo di una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili.
Non possiamo dimenticare nemmeno i 23 milioni di persone che, secondo i dati diffusi da UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, fuggono a causa delle emergenze climatiche, segno tangibile della crisi ambientale che sta distruggendo il nostro ecosistema.
Davanti a questa umanità in fuga, a più livelli si adottano provvedimenti che appaiono in aperto contrasto con le fondamentali acquisizioni del diritto internazionale in tema di diritti umani, tra cui il principio del non refoulement, sancito proprio dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei Rifugiati.
Inoltre, la condizione delle persone più vulnerabili, tra cui le persone migranti, diventa spesso oggetto di rappresentazioni disumanizzanti, che alimentano pregiudizi e violenza nell’opinione pubblica.
A tutto questo dobbiamo avere la forza di opporci attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva che parta dalle istituzioni.
In primo luogo, con le leve della cultura, siamo chiamati a rafforzare il senso di solidarietà delle nostre comunità, irrobustendo gli anticorpi collettivi che ci prevengono dagli stereotipi, dai pregiudizi e dal razzismo. Inoltre, agendo nei limiti delle nostre competenze, dobbiamo migliorare la qualità delle risposte che diamo al fenomeno migratorio nel suo complesso. Il nostro impegno deve essere diretto alla costruzione di un sistema che si affranchi da un approccio meramente emergenziale e che garantisca non solo l’accoglienza, ma anche l’assistenza, il pieno accesso ai servizi e un housing dignitoso per le persone migranti, promuovendo in questo modo un’inclusione reale e positiva nelle nostre comunità. Giorno per giorno, ognuno con le proprie forze e le proprie competenze, dobbiamo creare le condizioni per realizzare tutto questo”.
“Nel celebrare la Giornata mondiale del Rifugiato, non possiamo ignorare che 120 milioni di persone nel mondo sono costrette a migrazioni forzate causate da guerre, persecuzioni, violenze e abusi, e che solo una persona su tre richiede la protezione internazionale diventando a tutti gli effetti rifugiato, mentre gli altri trovano ospitalità in un Paese vicino, quasi sempre a basso reddito, o restano sfollati interni.
In questa occasione, come ogni giorno, non possiamo ignorare che un numero crescente di esseri umani cerca salvezza da vecchie e nuove aree di crisi, tra cui l’Afghanistan, la Siria e l’Ucraina, a cui si aggiungono il grande esodo per la terribile guerra in Sudan e il conflitto tra Israele e Hamas, che nella Striscia di Gaza ha assunto il profilo di una crisi umanitaria di dimensioni inimmaginabili.
Non possiamo dimenticare nemmeno i 23 milioni di persone che, secondo i dati diffusi da UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, fuggono a causa delle emergenze climatiche, segno tangibile della crisi ambientale che sta distruggendo il nostro ecosistema.
Davanti a questa umanità in fuga, a più livelli si adottano provvedimenti che appaiono in aperto contrasto con le fondamentali acquisizioni del diritto internazionale in tema di diritti umani, tra cui il principio del non refoulement, sancito proprio dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei Rifugiati.
Inoltre, la condizione delle persone più vulnerabili, tra cui le persone migranti, diventa spesso oggetto di rappresentazioni disumanizzanti, che alimentano pregiudizi e violenza nell’opinione pubblica.
A tutto questo dobbiamo avere la forza di opporci attraverso un’assunzione di responsabilità collettiva che parta dalle istituzioni.
In primo luogo, con le leve della cultura, siamo chiamati a rafforzare il senso di solidarietà delle nostre comunità, irrobustendo gli anticorpi collettivi che ci prevengono dagli stereotipi, dai pregiudizi e dal razzismo. Inoltre, agendo nei limiti delle nostre competenze, dobbiamo migliorare la qualità delle risposte che diamo al fenomeno migratorio nel suo complesso. Il nostro impegno deve essere diretto alla costruzione di un sistema che si affranchi da un approccio meramente emergenziale e che garantisca non solo l’accoglienza, ma anche l’assistenza, il pieno accesso ai servizi e un housing dignitoso per le persone migranti, promuovendo in questo modo un’inclusione reale e positiva nelle nostre comunità. Giorno per giorno, ognuno con le proprie forze e le proprie competenze, dobbiamo creare le condizioni per realizzare tutto questo”.
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