(Giotto: il bacio di Giuda) |
Il tradimento è l’atto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà Tradimento è anche il reato, di vario tipo, previsto dal codice penale militare. Tradire è anche l’atto di venire meno ai propri doveri, mancando a impegni presi solennemente, alla fiducia che altri hanno riposto in noi. Tradire è anche deludere le aspettative e le attese da parte di altri. Il venir meno a un impegno solennemente assunto. Il tradimento è anche la violazione del dovere di fedeltà verso la patria. Il tradimento è la violazione della fedeltà coniugale. C’è anche l’alto tradimento, uno dei reati per i quali può essere messo in stato d’accusa il capo dello Stato per atti commessi nell’esercizio delle proprie funzioni. Il tradimento è, infine, l’azione delittuosa o comunque dannosa compiuta ai danni di qualcuno, approfittando della sua buona fede e della sua fiducia.
Pare che il più grande e famoso traditore della storia sia stato Giuda Iscariota, discepolo di Gesù, originario di Querjoth (villaggio della Giudea meridionale), che “vendette” il suo maestro al sinedrio per 30 denari, segnalando con un bacio l’identità alle guardie. Pentito, poco dopo si impiccò a un albero (l’Albero di Giuda, che ancora oggi porta il suo nome). L’attributo Iscariota (traditore), viene usato per distinguerlo da Giuda Taddeo, altro apostolo.
Secondo Massimo Manzo, del periodico Focus, i più grandi traditori della storia sono stati: «Efialte di Trachis (V secolo a.C.). Di Efialte, sappiamo pochissimo, ma si crede che fosse un pastore originario di Trachis, in Grecia. La sua colpa? Aver aiutato i Persiani ad aggirare il passo delle Termopili nel 480 a.C., condannando così al massacro i celebri 300 guerrieri Spartani di Leonida I durante la battaglia. Lo storico Erodoto racconta che Efialte, dopo il tradimento, fuggì, venendo poi ucciso da un suo concittadino.
Ugolino della Gherardesca (1220 circa–1289). Nobile ghibellino pisano. Il conte Ugolino passò alla fazione avversa dei Guelfi e venne in seguito accusato di favorire le città rivali di Pisa. Fu quindi imprigionato e condannato a morte. Nella ‘Divina Commedia’, Dante lo pone nel girone infernale dell’Antenora (riservato ai traditori della Patria), suggerendo che durante la prigionia arrivò a cibarsi dei propri figli.
Malinche (XVI secolo). Figlia di un capo nativo dell’attuale Messico, Malinche, venne venduta come schiava dopo la morte del padre e divenne poi un’interprete al servizio degli spagnoli, nonché l’amante del loro leader Hernán Cortés, approdato in Messico nel 1519. La Malinche aiutò gli invasori a sottomettere la civiltà azteca, tanto che in America Latina la parola malinchista significa “venduto” allo straniero.
Bruto e Cassio (I secolo a.C.). Malgrado Giulio Cesare li avesse perdonati entrambi nel corso delle guerre civili. Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino furono tra i principali animatori della congiura che portò nel 44 a.C. alla sua uccisione. Sconfitti in seguito da Ottaviano e Marco Antonio nella battaglia di Filippi, entrambi i “cesaricidi” si suicidarono.
Mir Jafar (1691-1765). Mir Jafar Ali Khan Bahadur, dopo aver fatto strada alla corte del Bengala (attuale Bangladesh), passò dalla parte degli inglesi e durante la battaglia di Plassey, nel 1757, ricevette da questi il titolo di nababbo, facilitando la loro conquista dell’India. Dopo alterne vicende, morì di vecchiaia, odiatissimo dai suoi compatrioti.
Benedict Arnold (1741-1801). Carismatico generale durante la guerra d’Indipendenza americana (1775-1783), fu uno dei principali responsabili della vittoria dei coloni contro i britannici a Saratoga (nel 1777), ma negli anni seguenti indossò la “giubba rossa” voltando le spalle alla causa indipendentista. Protetto ma disprezzato dai nuovi padroni, riuscì a salvarsi fuggendo in Inghilterra.
Charles Maurice De Talleyrand (1754-1838). Aristocratico francese, assunse incarichi politici di primo piano durante la Rivoluzione e il Regime napoleonico, tradendo continuamente perfino lo stesso Napoleone. Rimasto in sella anche dopo la caduta di quest’ultimo, divenne protagonista del successivo congresso di Vienna (1815), rappresentando la monarchia borbonica.
Vidkun Quisling (1887-1945). Divenuto emblema del collaborazionista nazista, già leader di una formazione di estrema destra norvegese, nel 1940 appoggiò l’invasione tedesca del proprio Paese e divenne capo del regime fantoccio installato da Hitler in Norvegia. Processato per alto tradimento, fu condannato a morte nel 1945.
I cinque di Cambridge (XX secolo). Brillanti accademici dell’Università inglese di Cambridge ma traditori della Patria, a partire dagli anni ‘30 e per buona parte della Guerra fredda, Anthony Blunt, Donald Maclean, Kim Philby, Guy Burgess e John Cairncross furono spie e fornirono informazioni top secret ai sovietici, e riuscirono anche tutti a salvarsi. Le loro “soffiate” furono tra le operazioni più riuscite di sempre dello spionaggio russo».
Ed ora qualche proverbio.
Il tradimento piace assai, traditor non piacque mai. Il tradimento è gradito perché aiuta molto in tante imprese, ma il traditore fa ribrezzo e nessuno si fida di lui.
Il tradimento è amato e il traditore odiato. L’uomo ama essere favorito anche con mezzi disonesti o infami, ma prende le distanze da chi agisce in tal modo, non solo perché il traditore può esserlo nei confronti di chiunque, ma anche perché il disprezzo della persona abbietta cerca di far dimenticare l’accordo e la sintonia che ci sono stati con lui.
I peggiori tradimenti da compari e parenti. Più gravi e più dolorosi perché vengono dalle persone più fidate e più care.
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