ROMA - La riforma del premierato ha ottenuto il primo via libera al Senato, dopo l'esame della scorsa settimana: l'elezione diretta del presidente del Consiglio ha incassato il primo ok nell'Aula di Palazzo Madama con 109 sì, 77 no e un astenuto. Trattandosi di una riforma costituzionale, serviranno altri tre via libera. Il disegno di legge costituzionale sul premierato passa ora alla Camera.
"Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati", ha commentato la premier Giorgia Meloni. E come la maggioranza, anche le opposizioni continuano per la loro strada e si mostrano pronte alla sfida. In piazza Santi Apostoli, luogo simbolo per il centrosinistra – lì l’Ulivo di Romano Prodi aveva sfidato e sconfitto il centrodestra – si riprende il filo di una battaglia comune. Pd, M5s, Avs e +Europa si sono dati appuntamento alle 17:30 - quasi in contemporanea con il via libera del Senato - per difendere “la Costituzione e l’unità nazionale”. Non è escluso che possano spuntare delegazioni di Azione e degli ex alleati renziani. Dopo le risse della scorsa settimana alla Camera, anche questa si preannuncia difficile: dopo il premierato di oggi a Palazzo Madama, giovedì 20 un'altra riforma malvista dalle opposizioni, l’autonomia differenziata, potrebbe diventare legge dopo essere passata da Montecitorio.
In Aula sventolati Costituzione e tricolore
Alcuni senatori della maggioranza e dell'opposizione hanno sventolato la Costituzione in Senato al termine del voto. Diversi senatori della maggioranza hanno anche mostrato delle bandiere tricolore.
L'elezione diretta del premier
Nel testo sul premierato, il ddl Casellati, è centrale l'articolo 5, che prevede l'elezione diretta del premier: “Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, per non più di due legislature consecutive, elevate a tre qualora nelle precedenti abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi. Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente. La legge disciplina il sistema per l’elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività e di tutela delle minoranze linguistiche. Il Presidente del Consiglio è eletto nella Camera nella quale ha presentato la candidatura”.
La riforma elettorale attuativa
Ok anche all'articolo 7 del ddl sul premierato elettivo, che contiene il secondo pilastro della riforma, con la regolamentazione delle crisi di governo, compreso il potere del premier eletto di ottenere lo scioglimento delle Camere dal Presidente della Repubblica. Via libera anche all'articolo 8, con le norme transitorie. L'articolo subordina l'entrata in vigore della riforma all'approvazione della legge elettorale attuativa. Il primo comma delle norme transitorie precisa che restano in carica i senatori di nomina presidenziale attualmente in Senato. Il secondo comma afferma che la riforma del premierato "si applica a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successivi alla data di entrata in vigore della disciplina per l'elezione del Presidente del Consiglio dei ministri e delle Camere".