'Lavoreremo per una Lecce collettiva', parla Loredana Di Cuonzo
FRANCESCO GRECO. LECCE – “E’ la mia prima intervista dopo il voto...”, sorride Loredana Di Cuonzo. I giornalisti italiani e stranieri ricordano con tenerezza e nostalgia la sua presenza discreta quanto efficace in Tribuna Stampa al Via del Mare negli anni in cui è stata responsabile dell’ufficio stampa della società di Via dei Templari in serie A.
Loredana Di Cuonzo in realtà è una prof. (poi dirigente scolastica dello storico liceo “Palmieri”) con la passione del giornalismo. Infatti collaborava brillantemente a numerose testate, locali e nazionali.
In questa primavera non ha resistito alle sirene della politica, ha voluto mettersi in gioco per il bene della sua amata Città, candidandosi col centrosinistra del sindaco uscente Carlo Salvemini.
Ottima la performance personale (607 preferenze e alla contabilità manca una sezione), ma obiettivo mancato, al ballottaggio, per una manciata di voti.
Solo chi almeno una volta nella vita si è candidato può capire lo stress di due mesi per incontrare i cittadini, spiegare il programma, le sue interfacce, rispondere ai loro quesiti,etc. e poi l’amarezza che si prova per l’obiettivo mancato di un soffio.
Dottoressa Di Cuonzo, quando si perde, si fanno analisi su quel che è mancato, le cause dell’insuccesso, ma quando accade per pochi voti, forse vuol dire che c’è stato un black-out nella società leccese: che cosa vi state dicendo in queste ore?
In questo momento le ragioni di una sconfitta maturata con poco più di 600 voti sono oggetto di riflessione da parte di tutti gli attori che hanno rappresentato la maggioranza e di chi come me è stato appena eletto per la prima volta. L’alt, se si analizzano i tabulati del voto, è maturato in particolare in alcune sezioni che hanno fatto la differenza. L’attenzione si fermerà su quella parte di popolazione che evidentemente ha ritenuto fosse utile spostare il suo consenso sull’altra parte politica. Gli errori sono appannaggio di chi fa. Chi guarda e non opera non corre questo rischio.
Certo ritengo che non sia facile per nessuna delle due parti politiche interpretare il proprio ruolo, nel senso che non è scontato interpretarlo al meglio. Abbiamo di fronte una città che si è divisa al voto in parti uguali. Chi ha la maggioranza immagino dovrà tenerne conto: per una questione di correttezza e per una questione di opportunità.
Allo stesso modo, chi è all’opposizione come noi dovrà far bene per dimostrare alla parte che non l’ha votata che non è stata la migliore delle scelte. E’ una partita ancora aperta, l’importante è che non si finisca nella campagna elettorale perenne che, a mio modo di vedere, non porta da nessuna parte ma fa sprecare solo energie.
Vista da lontano, se torna sindaco un personaggio agè, già parlamentare, ministra e sindaca altre volte, si è tentati di pensare che la vostra proposta non è stata credibile, magari un difetto di comunicazione: è così?
Non ritengo che Carlo Salvemini sia proposta non credibile. Tutti, al netto della campagna elettorale nella quale i politici di professione non risparmiano colpi e espressioni, riconoscono al sindaco uscente una qualità morale ineccepibile. E anche in quella parte che non ha votato per noi c’è da fare dei distinguo. Due terzi ritengo non avrebbero mai votato Salvemini per orientamento personale politico. Un terzo secondo me è quello che ha ritenuto che alcune scelte operativamente non fossero quelle giuste. Non è inutile ripetere che si è trattato di poco più di 600 voti. Non è stata una partita persa con una valanga di gol subiti, giusto per fare un riferimento calcistico che rende subito l’immagine.
Uno dei temi della campagna elettorale è stato la pista ciclabile, che quasi tutte le città medio-piccole hanno e che adesso si annuncia di voler formattare, mentre si tace del tram chiamato desiderio...
E’ inevitabile che io dica che Lecce è tanto amante dei forestieri per quanto non ama i cambiamenti. Le piste ciclabili, secondo me, erano da fare, sono state fatte nell’ottica della sostenibilità peraltro con provvidenze economiche finalizzate, non si poteva cioè con quei soldi fare altro poiché rientravano e rientrano in progettualità più ampie cui prima o poi si dovrà aderire. Voglio ricordare un episodio di cui ho memoria per esser stata testimone come giornalista.
La giunta Salvemini padre decise la chiusura del centro storico. Allora si parcheggiava in piazza Sant’Oronzo e si veniva giù da Porta Rudiae in macchina. L’opposizione, guidata proprio da Adriana Poli e i commercianti della zona, che mal tollerarono questa decisione, occuparono la sala consiliare. Non si tornò indietro, Salvemini perse le elezioni con la Poli... che non riaprì il centro storico. Sarà così anche con le ciclabili. Probabilmente si apporteranno dei correttivi, ci sta, ma non credo di più di tanto.
Il tram chiamato desiderio resta per me una cosa brutta che non ancora oggi mi crea disagio quando ne guardo la struttura. Ma come accaduto per il centro storico anche quello non è stato eliminato.
Dai social i suoi elettori la invitano a fare un’opposizione forte, “senza sconti”: come sarà la vostra da qui al 2029?
E’ vero, quella metà di Lecce che è rappresentata da noi opposizione chiede il nostro presidio fermo rispetto all’azione di governo. Sarà Carlo a guidarla insieme ad altri consiglieri esperti.
Per quanto mi riguarda, venendo dal mondo della scuola, la mia attenzione sarà rivolta anche a tutti i “materiali” e le “attività” che supportano l’azione di governo. Man mano ci si dovrà confrontare sul programma, sulle idee, sulle modalità di realizzazione.
Auspico che la Sindaca Bortone si apra anche all’ascolto e confronto. Come opposizione, credo avremo il dovere di assumere iniziativa politica non solo istituzionale ma anche sociale e culturale per continuare operativamente a lavorare su quella che è stata un tratto importante della azione di governo di Carlo Salvemini: l’esperienza trasformativa e il potenziamento del concetto di città “collettiva” .