PESCARA - A tre giorni dall'omicidio di Christopher Thomas Luciani, il 17enne di Rosciano accoltellato domenica pomeriggio in un parco nel centro di Pescara, continuano a emergere dettagli su quanto accaduto. Il decreto di fermo dei due sedicenni ritenuti responsabili, contenente le trascrizioni degli interrogatori dei minorenni coinvolti, svela nuovi particolari inquietanti sul delitto. Le coltellate sono state inferte da entrambi i giovani: quindici da uno e dieci dall'altro. Sulla vittima agonizzante, bersagliata anche da alcuni sputi, è stata spenta una sigaretta sul volto. Mentre moriva, gli è stato ordinato di stare zitto. Oggi il Gip del Tribunale dei Minori dell'Aquila ha convalidato il fermo per i due indagati, disponendo per entrambi la custodia in un Istituto per i Minori. I sedicenni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Reazioni familiari e legali
Il fratello di uno degli arrestati ha dichiarato al Tg1: "Gli vorrò sempre bene, però deve pagare per quello che ha fatto. Ha bisogno di fare gli anni negli istituti dove può essere aiutato. Non chiediamo sconti, crediamo nella giustizia". Al termine dell'udienza di convalida, l'avvocato di uno dei due indagati ha detto: "Il ragazzo è sotto choc, assente, freddo alle emozioni, ma credo sia normale. È un ragazzino che forse sta capendo di aver fatto una cosa più grande di lui. Ci avevo parlato già domenica notte e trovo normale che non riesca a gestire bene la cosa, ma so che è ben assistito dalle istituzioni e piano piano uscirà da questo buco nero. L'unico sorriso gliel'ho strappato quando gli ho portato i saluti della sua fidanzatina".
Testimonianze e dinamica dell'omicidio
Una delle testimonianze chiave è quella di un ragazzo molto vicino a uno dei sedicenni arrestati, presente nel parco durante l'omicidio. Ha dichiarato: "Non abbiamo pensato a chiamare nessuno, né polizia né ambulanza". Il gruppo di giovani, nonostante fosse a conoscenza dell'accaduto, ha lasciato il parco per andare al mare "in tranquillità ". Un testimone ha riportato che uno degli indagati possedeva una pistola, mostrata dopo il delitto, e ha espresso la convinzione che i due si fossero organizzati per incontrare e uccidere la vittima.
Il movente
Le sedici pagine del provvedimento ricostruiscono gli ultimi istanti di vita di Thomas. Uno degli assassini ha dichiarato che per lui era "una questione di rispetto". La vittima, uccisa per un debito di 250 euro, era un piccolo spacciatore come il suo aggressore. I due indagati, secondo la ricostruzione, si sono organizzati portando il coltello già alla stazione, insieme a un cambio di vestiti utilizzato dopo l'omicidio. Le azioni sono state pianificate, evidenziando la possibile premeditazione del delitto.
La testimonianza decisiva
Un giovane che ha fatto scattare l'allarme ha dichiarato: "Ero allibito, volevo fermarli ma non sapevo come fare". Ha aggiunto che, nonostante l'accaduto, il gruppo è andato al mare a fare il bagno. In spiaggia, uno dei presunti assassini si è disfatto del coltello, avvolgendolo in un calzino sporco di sangue e lasciandolo dietro agli scogli.
Materiale sequestrato e ulteriori prove
Sul telefono di uno dei fermati è stata trovata una foto scattata in spiaggia poco dopo il delitto, raffigurante il giovane con un atteggiamento fiero. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza confermano la presenza del gruppetto nel parco e il successivo spostamento verso la vegetazione, dove è avvenuto l'omicidio.
Considerazioni finali
Il decreto di fermo descrive l'assenza di empatia emotiva da parte degli indagati, che hanno continuato la giornata con macabra ironia, senza chiamare soccorsi o denunciare il fatto alle autorità . La Procura presso il Tribunale dei Minori dell'Aquila ha sottolineato la crudeltà con cui è stato commesso l'omicidio, attraverso sevizie e maltrattamenti inflitti alla vittima agonizzante.
L'indagine continua per chiarire ulteriori dettagli e circostanze dell'omicidio, con l'autopsia prevista per oggi come prossimo passo cruciale per raccogliere ulteriori prove.