Amburgo, 22 giugno 1974, fase finale del Mondiale di calcio. Per la prima e ultima volta si sfidano le nazionali della Germania Occidentale e della Germania Orientale. Non è soltanto una partita: è il confronto tra due realtà che erano e saranno unite, ma che per cinquantuno anni rappresenteranno le facce tragicamente opposte di una stessa medaglia. La Germania Occidentale è la grande favorita: è fortissima e gioca in casa. E infatti, il 7 luglio, conquisterà per la seconda volta il titolo mondiale, battendo in finale l’Olanda. Ma il 22 giugno 1974 accade l’imponderabile. Malgrado una pressione costante e un palo colpito, i bianconeri non riescono a segnare. Al 33’ del secondo tempo, Jürgen Sparwasser riceve palla da Kurbjuweit, salta in palleggio prima di testa e poi di coscia Höttges e Vogts, e poi effettua un tiro forte e preciso che supera Maier. La Germania Orientale passa in vantaggio. Lo stadio di Amburgo ammutolisce. Il risultato non cambierà. Quella sera, quel minuto, quel gol, restano nella storia: non soltanto del calcio.
«Il 22 giugno 1974, al settantottesimo minuto di una partita di calcio, sono diventato comunista», scrive Francesco Piccolo nel suo libro autobiografico Il desiderio di essere come tutti. È la sintesi estrema del significato e del valore rappresentati dal gol di Sparwasser, ricordato anche in un sito di resistenza calcistica che si chiama Minutosettantotto in suo onore. Sparwasser diventa un eroe per chi crede negli ideali del socialismo reale. Ma è un ruolo che non ama e non gli appartiene: non a caso, si è iscritto al Partito socialista soltanto un anno prima. La sua è un’esistenza tormentata, che lo indurrà a rifiutare diverse opportunità nel mondo del calcio dopo aver abbandonato l’attività agonistica, preferendo diventare assistente ricercatore alla Scuola Superiore di Pedagogia di Magdeburgo. Quando la figlia presenta la richiesta di espatrio per lasciare la Germania Orientale, la carriera di Sparwasser comincia a essere in pericolo: approfittando di una partita tra vecchie glorie giocata a Saarbrücken il 10 gennaio 1988, decide di fuggire nella Germania Occidentale insieme alla moglie, già lì per una visita ad alcuni parenti. L'agenzia di stampa della Repubblica Democratica Tedesca, la Allgemeiner Deutscher Nachrichtendienst, scrive: «Le forze antisportive hanno approfittato della presenza di una formazione di vecchie glorie del Magdeburgo a Saarbrücken per sottrarre Jürgen Sparwasser, il quale ha tradito la sua squadra».
Sparwasser oggi ha 75 anni e vive nei dintorni di Francoforte. È stato allenatore, ha lavorato per una compagnia d'assicurazioni nel campo del marketing sportivo ed è poi diventato agente di calciatori. Nel 2003 un imprenditore di Krefeld - cittadina la cui riorganizzazione dopo la Seconda guerra mondiale venne affidata dall'esercito statunitense al soldato semplice Henry Kissinger - si è aggiudicato all'asta la maglia numero 14 che Sparwasser indossava nell'incontro del 1974 e l’ha donata alla Haus der Geschichte di Bonn, dove è tuttora esposta.
Giovanni Tosco, nasce a Torino il 15 dicembre 1964. Lavora dal 1989 a “Tuttosport”, dove dal 1997 è uno dei responsabili del settore calcio. Tra il 1998 e il 2008 è stato capo della redazione genovese. È inoltre responsabile della pagina settimanale dedicata all’editoria sportiva. Ha pubblicato Mazzola. Tulèn, il capitano eterno (Garrincha 2024). Con Sandro Bocchio ha scritto, tra gli altri: Dizionario della Grande Roma (Newton Compton 2000), Dizionario della Grande Lazio (Newton Compton 2000), Il Giglio nel cuore (Bradipolibri 2002), Dizionario blucerchiato (Bradipolibri 2004, seconda edizione aggiornata 2006), Dizionario granata (Bradipolibri 2007), Storia dei Mondiali di calcio (Sei 2014), Valentino Rossi. In direzione ostinata e contraria (Compagnia editoriale Aliberti 2018), Cristiano Ronaldo. Tutta la felicità, tutta la malinconia (Compagnia editoriale Aliberti 2019), Campionesse ribelli. Trenta storie di sport per ragazze intrepide (Compagnia editoriale Aliberti 2020).