A Troia la cattedrale dei suicidi
TROIA - 22 tombe per sedersi come se fossero panchine, una cattedrale dei suicidi, una lapide con una speciale formula. Mercoledì 10 luglio alle 16 sarà inaugurata al Villaggio Quadrimensionale, sede della Fondazione Nuova Specie, un’opera unica al mondo, creata per dare valore e significato ai tanti suicidi dell'epoca odierna.
LA CATTEDRALE. Il nome “cattedrale” deriva da “cathĕdra” (καθέδρα in greco) che significa “sedia”. Le cattedrali erano le chiese più importanti perché lì era presente la “sedia” del vescovo. Di cattedrali ne sono state costruite tante nella storia dell’umanità, di indubbio valore morale ed estetico. Anche nella città di Troia vi è una cattedrale romanica unica per il suo rosone. Ma quale valore può avere una cattedrale oggi? Cosa potrebbe celebrare? Secondo la Fondazione Nuova Specie, le nuove cattedrali oggi dovrebbero celebrare anche le tante persone che scelgono di togliersi la vita volontariamente, dopo fasi di estremo disagio. Lo scorso 22 dicembre è stata inaugurata, proprio al Villaggio Quadrimensionale, un’opera unica nel suo genere: il Sacro Albero dei Suicidi. L’opera, ideata e voluta da Mariano Loiacono, fondatore del Progetto Nuova Specie, è stata realizzata da un collettivo di artisti e di artigiani volontari che hanno voluto dar voce ai tanti che sempre più di frequente oggi scelgono di togliersi la vita. “Sacro” non in termini religiosi, ma in senso etimologico, dalla radice sanscrita “sak”, che significa “ciò che lega, ciò che unisce”. Infatti, l’opera è collocata senza soluzione di continuità alla piazza SanTau del Villaggio Quadrimensionale, dove vita e morte si intrecciano: mangiare e divertirsi in piazza è un tutt’uno con le sedute a forma di bara dove è possibile sedersi, bere una bibita, intrattenersi e distendersi sul prato. “Sacro” perché deve unire l’esistenza di questi suicidi ai familiari e alla società che li hanno esclusi, deve rappresentare una nuova unione, proprio a partire dal fallimento che c’è stato.
LA FORMULA. Ad agosto l’opera verrà utilizzata come aula didattica per un corso di formazione quadrimensionale. Proprio nella parte centrale dell’opera ci sono 22 massi-pietre che rappresentano altrettante tombe dedicate a suicidi, parenti di persone che frequentano il Progetto Nuova Specie. Le diverse tombe poggiano su un pavimento di pietre che ricorda proprio la pietrificazione di emozioni che ha preparato e favorito il suicidio. Cosa avviene, infatti, in profondità, prima che una persona decida di suicidarsi? La persona è diventata una “lapide”, che è l’esito finale di un processo racchiuso nella formula di Einstein, ideata da Mariano Loiacono: 3DxR=L. La prima D sta per DESIDERIO: sono i nostri bisogni-desideri che chiedono soddisfazione e presenze a noi devote. La seconda D sta per DELUSIONE: l'esterno, in primis quello familiare, non vede e valorizza i nostri bisogni-desideri e interrompe (de) il gioco (ludere) relazionale. La terza D sta per DOLORE: sentiamo prevalere l'aborto di quel desiderio-bisogno e di non poter più esistere. La "X" indica che le 3D si ripetono, si moltiplicano fino a produrre un dolore intollerabile di morte. La "R" sta per RABBIA: quando il dolore è incontenibile, genera rabbia verso gli altri e/o verso se stessi. "L" sta per LAPIS e indica che, per non uccidere l'altro (omicidio) o se stessi (suicidio), dobbiamo pietrificare le emozioni dei desideri e lapidizzarci. Il poeta francese Roger-Arnould Rivière, prima che si suicidasse, lasciò su un tavolo il verso di una poesia da poco conclusa: “Ho vissuto per conoscere, non ho imparato a vivere”. I suicidi sono le persone più sensibili, quelle che non si svendono, quelle che dicono: "Non vuoi cambiare? Allora mi tolgo di mezzo io". È quindi un atto di giustizia dare valore a queste persone che da sempre sono state viste con vergogna, giudizio, esclusione, perché hanno avuto il coraggio di sbattere in faccia delle verità scomode, pagando con la propria vita. Ecco il perché di questa opera, ed ecco perché, il 10 luglio, il complesso verrà arricchito e reso ancora più prezioso dalla inaugurazione della cattedra, che verrà posizionata all’interno dello spazio monumentale.
L'OPERA. La cattedra è stata realizzata da Giuseppina Mastrangelo, una artista a tutto tondo, che ha realizzato, in maniera volontaria presso il Villaggio Quadrimensionale, anche il Pronao del Barefooting, e la cui storia meriterebbe un approfondimento a sé. Il Sacro Albero dei Suicidi è un percorso molto utile alle persone che hanno avuto familiari e conoscenti suicidi e che vogliono unirsi in maniera più globale coi loro parenti suicidi. L’evento si svolgerà presso il Villaggio Quadrimensionale, a partire dalle ore 16,00. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti. E precederà la tre giorni di festeggiamenti del CrisicercaFest che si svolgeranno il 12, 13 e 14 luglio, con la presenza di musicisti e ospiti d’eccezione.
LA CATTEDRALE. Il nome “cattedrale” deriva da “cathĕdra” (καθέδρα in greco) che significa “sedia”. Le cattedrali erano le chiese più importanti perché lì era presente la “sedia” del vescovo. Di cattedrali ne sono state costruite tante nella storia dell’umanità, di indubbio valore morale ed estetico. Anche nella città di Troia vi è una cattedrale romanica unica per il suo rosone. Ma quale valore può avere una cattedrale oggi? Cosa potrebbe celebrare? Secondo la Fondazione Nuova Specie, le nuove cattedrali oggi dovrebbero celebrare anche le tante persone che scelgono di togliersi la vita volontariamente, dopo fasi di estremo disagio. Lo scorso 22 dicembre è stata inaugurata, proprio al Villaggio Quadrimensionale, un’opera unica nel suo genere: il Sacro Albero dei Suicidi. L’opera, ideata e voluta da Mariano Loiacono, fondatore del Progetto Nuova Specie, è stata realizzata da un collettivo di artisti e di artigiani volontari che hanno voluto dar voce ai tanti che sempre più di frequente oggi scelgono di togliersi la vita. “Sacro” non in termini religiosi, ma in senso etimologico, dalla radice sanscrita “sak”, che significa “ciò che lega, ciò che unisce”. Infatti, l’opera è collocata senza soluzione di continuità alla piazza SanTau del Villaggio Quadrimensionale, dove vita e morte si intrecciano: mangiare e divertirsi in piazza è un tutt’uno con le sedute a forma di bara dove è possibile sedersi, bere una bibita, intrattenersi e distendersi sul prato. “Sacro” perché deve unire l’esistenza di questi suicidi ai familiari e alla società che li hanno esclusi, deve rappresentare una nuova unione, proprio a partire dal fallimento che c’è stato.
LA FORMULA. Ad agosto l’opera verrà utilizzata come aula didattica per un corso di formazione quadrimensionale. Proprio nella parte centrale dell’opera ci sono 22 massi-pietre che rappresentano altrettante tombe dedicate a suicidi, parenti di persone che frequentano il Progetto Nuova Specie. Le diverse tombe poggiano su un pavimento di pietre che ricorda proprio la pietrificazione di emozioni che ha preparato e favorito il suicidio. Cosa avviene, infatti, in profondità, prima che una persona decida di suicidarsi? La persona è diventata una “lapide”, che è l’esito finale di un processo racchiuso nella formula di Einstein, ideata da Mariano Loiacono: 3DxR=L. La prima D sta per DESIDERIO: sono i nostri bisogni-desideri che chiedono soddisfazione e presenze a noi devote. La seconda D sta per DELUSIONE: l'esterno, in primis quello familiare, non vede e valorizza i nostri bisogni-desideri e interrompe (de) il gioco (ludere) relazionale. La terza D sta per DOLORE: sentiamo prevalere l'aborto di quel desiderio-bisogno e di non poter più esistere. La "X" indica che le 3D si ripetono, si moltiplicano fino a produrre un dolore intollerabile di morte. La "R" sta per RABBIA: quando il dolore è incontenibile, genera rabbia verso gli altri e/o verso se stessi. "L" sta per LAPIS e indica che, per non uccidere l'altro (omicidio) o se stessi (suicidio), dobbiamo pietrificare le emozioni dei desideri e lapidizzarci. Il poeta francese Roger-Arnould Rivière, prima che si suicidasse, lasciò su un tavolo il verso di una poesia da poco conclusa: “Ho vissuto per conoscere, non ho imparato a vivere”. I suicidi sono le persone più sensibili, quelle che non si svendono, quelle che dicono: "Non vuoi cambiare? Allora mi tolgo di mezzo io". È quindi un atto di giustizia dare valore a queste persone che da sempre sono state viste con vergogna, giudizio, esclusione, perché hanno avuto il coraggio di sbattere in faccia delle verità scomode, pagando con la propria vita. Ecco il perché di questa opera, ed ecco perché, il 10 luglio, il complesso verrà arricchito e reso ancora più prezioso dalla inaugurazione della cattedra, che verrà posizionata all’interno dello spazio monumentale.
L'OPERA. La cattedra è stata realizzata da Giuseppina Mastrangelo, una artista a tutto tondo, che ha realizzato, in maniera volontaria presso il Villaggio Quadrimensionale, anche il Pronao del Barefooting, e la cui storia meriterebbe un approfondimento a sé. Il Sacro Albero dei Suicidi è un percorso molto utile alle persone che hanno avuto familiari e conoscenti suicidi e che vogliono unirsi in maniera più globale coi loro parenti suicidi. L’evento si svolgerà presso il Villaggio Quadrimensionale, a partire dalle ore 16,00. L’ingresso è gratuito e aperto a tutti. E precederà la tre giorni di festeggiamenti del CrisicercaFest che si svolgeranno il 12, 13 e 14 luglio, con la presenza di musicisti e ospiti d’eccezione.