BARI - Questo pomeriggio, a Palazzo di Città, Vito Leccese ha ricevuto commosso la fascia
tricolore dal sindaco uscente Antonio Decaro.
Di seguito il testo del discorso pronunciato dal nuovo sindaco di Bari nella sala consiliare, gremita per l’occasione:
“Grazie Antonio, grazie per questo abbraccio, grazie per quello che ci hai insegnato in questi 10 anni. Io ho avuto la fortuna e l’onore di osservarti da vicino. Ti ho guardato, scrutato, ho cercato di capire e di carpire i segreti di quello che hai sempre detto essere il mestiere più bello del mondo.
Soprattutto, ho guardato tanti cittadini e tante cittadine che insieme a te, e anche grazie a te, giorno dopo giorno, sono cresciuti, fino a diventare una vera e propria comunità. Una comunità coesa, solidale, orgogliosa.
Una comunità che con te non è mai stata accondiscendente, né remissiva. Ma che in questi dieci anni, anche quando non la pensava come te, anche quando ti rimproverava scelte o decisioni, ha sempre riconosciuto in quello che hai fatto una passione sincera e una totale dedizione alla causa di questa città. Di questa comunità oggi mi faccio umile portavoce e ti dico, ancora una volta, grazie.
Sono stati anni di successi sul piano amministrativo ma anche di momenti difficili. Anni in cui abbiamo camminato insieme, nella buona e nella cattiva sorte, come si usa dire, senza mai perdere di vista l’obiettivo.
Nel 2014 abbiamo cominciato con una ispezione del Mef e oggi chiudiamo con un’altra ispezione, quella disposta dal ministero dell'Interno. Ma anche oggi, come allora, non abbiamo paura, perché anche oggi, come allora, in totale trasparenza, sappiamo di poter dare tutta la nostra collaborazione per monitorare, valutare ciò che è successo. Perché anche oggi, come allora, siamo i primi a pretendere che sull’amministrazione della nostra città non ci siano ombre né opacità. Lo faremo con lo stesso spirito di 10 anni fa, lo faremo da uomini delle istituzioni, da servitori dello Stato. Perché il senso dello Stato, la fedeltà alla Repubblica sono i valori rappresentati da questa fascia. Ed è per questo che ogni sindaco la porta qui, sul cuore.
Proprio in quest'aula, tra questi banchi, il mio maestro di vita e di politica mi ha insegnato che se non hai nulla da nascondere non devi mai avere paura. “Anima netta non teme saetta" ripeteva spesso Enrico Dalfino. Si, Enrico Dalfino, proprio lui che da sindaco di una città del Sud, ebbe il coraggio di contrapporsi pubblicamente alla prima carica dello Stato. E non lo fece per assecondare uno sterile spirito polemico o per farsi pubblicità. Si contrappose al presidente della Repubblica di allora con un solo obiettivo: non perdere l’umanità.
Perché lui, Enrico Dalfino, davanti alle migliaia di uomini, donne e bambini che si stagliavano sull’orizzonte del porto di Bari, non ebbe paura di dire le parole che sono rimaste nella storia: "sono persone, sono persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”.
Oggi se guardo in quest’aula i volti delle persone che hanno voluto partecipare a questa proclamazione, ringrazio ancora una volta il sindaco Dalfino, perché quel coraggio di 33 anni fa ci ha reso la città che siamo oggi. Una città di tutti e per tutti. Una città dove non esistono etnie privilegiate e non esistono lingue sconosciute. Una città in cui, ogni giorno di più nessuno è straniero e tutti devono sentirsi titolari di diritti effettivi, tutti devono avere le stesse opportunità. È questa la promessa che faccio, in questa casa, la vostra casa: fino a quando indosserò questa fascia tutti avranno gli stessi diritti, baresi di nascita, baresi di speranza, baresi per scelta. Tutti, quelli che mi hanno votato e quelli che non mi hanno votato, quelli che la pensano come me e quelli che non la pensano come me. Tutti saranno accolti qui come cittadini con pari dignità e pari diritti.
Non è più tempo di scontri né di campagne elettorali. Questo è il tempo del lavoro, della costruzione, della semina. Ci vorrà pazienza e temperanza. Credo di aver dimostrato negli ultimi vent’anni di saper attendere il tempo giusto, e da oggi comincia la costruzione di un nuovo tempo, non per me, non per Vito Leccese, ma per tutti quei cittadini che vorranno realizzare insieme a noi la Bari del futuro.
Da domani c’è un unico obiettivo, per tutti: il bene della nostra città. Perché Bari non è del centrosinistra, né del centrodestra, Bari non è della maggioranza, né dell’opposizione, Bari non è degli abitanti di un quartiere né di quelli di un altro. Bari è dei baresi, tutti, e tutti meritano il nostro impegno e i nostri sforzi per continuare a migliorare questa città e a farla crescere.
L’unica bandiera che sventolerà sul balcone del palazzo di corso Vittorio Emanuele, oltre al tricolore e a quella della pace, è la bandiera degli interessi della nostra città. E questo è un impegno che coltiverò ogni giorno e che chiederò a tutti di condividere, a cominciare dai consiglieri comunali, tutti.
Insieme a loro ci saranno i cittadini. Ecco, Si dice sempre sarò il sindaco di tutti. Lasciatemi dire che sì, voglio essere il sindaco di tutti, ma soprattutto di qualcuno. Voglio essere soprattutto il sindaco di chi ancora non si sente parte di questa comunità. Voglio provare a essere soprattutto il sindaco di alcuni cittadini che si sentono trascurati, che ricevono meno di altri, che hanno meno opportunità degli altri. Voglio essere il sindaco di coloro che si sentono ai margini. E provare a metterli al centro, con i fatti, non a parole.
So che non sarà facile ma so anche che non sarò da solo. Perché sarà mia cura riannodare i fili di uno strappo. Quello con tutte le anime del centro sinistra che in prima battuta si erano allontanate dal nostro cammino. So che accanto a me ci sarà Michele Laforgia, che sono felice di aver riabbracciato, nel solco dei valori che ci hanno accomunato da sempre. Bari ha bisogno di tutti noi. Bari e i baresi non vogliono perdere tempo nelle polemiche delle divisioni. Per questo, dove ci sono fratture noi praticheremo la laboriosa arte del rammendo. Consci del fatto che i conflitti non si possono sempre evitare, ma se li si affronta a viso aperto, con trasparenza e lealtà, possono generare il risultato virtuoso della sintesi, che è un momento di crescita per tutti.
“Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare. Io dico che c'era un tempo sognato, che bisognava sognare”. Lo dice una bellissima canzone di Ivano Fossati. Nel giorno in cui ho accettato la candidatura ho chiesto ai cittadini di Bari di consegnarci i loro sogni, promettendo loro che ce ne saremmo presi cura. In quel tempo, abbiamo seminato la fiducia che ci ha portato qui oggi, abbiamo sognato insieme una città più verde, più giusta, una città che non avesse nulla da invidiare alle città più belle ed evolute d’Europa. Una città che ci facesse dire con sempre maggiore orgoglio, davanti a tutti, a tutte le latitudini: “noi siamo di Bari”.
Ora è tempo di dare sostanza a quei sogni. È il tempo di una città che vuole mettersi in gioco. È il tempo di una città sincera, che riconosca senza sconti i suoi limiti e le sue debolezze e le sappia affrontare con coraggio. È il tempo di essere orgogliosi della nostra storia, remota e recente, e di essere pronti a scriverne una nuova. È il nostro tempo. “Andiamo”. Mi avete sentito dire questa parola tante volte in questi mesi. Qualcuno pensava fosse solo uno slogan da campagna elettorale. Si sbagliava.
Oggi con questa fascia tricolore sul petto, me lo sentirete dire ancora più convintamente. Andiamo, Bari. Il nostro viaggio è appena cominciato”.
Di seguito il testo del discorso pronunciato dal nuovo sindaco di Bari nella sala consiliare, gremita per l’occasione:
“Grazie Antonio, grazie per questo abbraccio, grazie per quello che ci hai insegnato in questi 10 anni. Io ho avuto la fortuna e l’onore di osservarti da vicino. Ti ho guardato, scrutato, ho cercato di capire e di carpire i segreti di quello che hai sempre detto essere il mestiere più bello del mondo.
Soprattutto, ho guardato tanti cittadini e tante cittadine che insieme a te, e anche grazie a te, giorno dopo giorno, sono cresciuti, fino a diventare una vera e propria comunità. Una comunità coesa, solidale, orgogliosa.
Una comunità che con te non è mai stata accondiscendente, né remissiva. Ma che in questi dieci anni, anche quando non la pensava come te, anche quando ti rimproverava scelte o decisioni, ha sempre riconosciuto in quello che hai fatto una passione sincera e una totale dedizione alla causa di questa città. Di questa comunità oggi mi faccio umile portavoce e ti dico, ancora una volta, grazie.
Sono stati anni di successi sul piano amministrativo ma anche di momenti difficili. Anni in cui abbiamo camminato insieme, nella buona e nella cattiva sorte, come si usa dire, senza mai perdere di vista l’obiettivo.
Nel 2014 abbiamo cominciato con una ispezione del Mef e oggi chiudiamo con un’altra ispezione, quella disposta dal ministero dell'Interno. Ma anche oggi, come allora, non abbiamo paura, perché anche oggi, come allora, in totale trasparenza, sappiamo di poter dare tutta la nostra collaborazione per monitorare, valutare ciò che è successo. Perché anche oggi, come allora, siamo i primi a pretendere che sull’amministrazione della nostra città non ci siano ombre né opacità. Lo faremo con lo stesso spirito di 10 anni fa, lo faremo da uomini delle istituzioni, da servitori dello Stato. Perché il senso dello Stato, la fedeltà alla Repubblica sono i valori rappresentati da questa fascia. Ed è per questo che ogni sindaco la porta qui, sul cuore.
Proprio in quest'aula, tra questi banchi, il mio maestro di vita e di politica mi ha insegnato che se non hai nulla da nascondere non devi mai avere paura. “Anima netta non teme saetta" ripeteva spesso Enrico Dalfino. Si, Enrico Dalfino, proprio lui che da sindaco di una città del Sud, ebbe il coraggio di contrapporsi pubblicamente alla prima carica dello Stato. E non lo fece per assecondare uno sterile spirito polemico o per farsi pubblicità. Si contrappose al presidente della Repubblica di allora con un solo obiettivo: non perdere l’umanità.
Perché lui, Enrico Dalfino, davanti alle migliaia di uomini, donne e bambini che si stagliavano sull’orizzonte del porto di Bari, non ebbe paura di dire le parole che sono rimaste nella storia: "sono persone, sono persone disperate. Non possono essere rispedite indietro, noi siamo la loro unica speranza”.
Oggi se guardo in quest’aula i volti delle persone che hanno voluto partecipare a questa proclamazione, ringrazio ancora una volta il sindaco Dalfino, perché quel coraggio di 33 anni fa ci ha reso la città che siamo oggi. Una città di tutti e per tutti. Una città dove non esistono etnie privilegiate e non esistono lingue sconosciute. Una città in cui, ogni giorno di più nessuno è straniero e tutti devono sentirsi titolari di diritti effettivi, tutti devono avere le stesse opportunità. È questa la promessa che faccio, in questa casa, la vostra casa: fino a quando indosserò questa fascia tutti avranno gli stessi diritti, baresi di nascita, baresi di speranza, baresi per scelta. Tutti, quelli che mi hanno votato e quelli che non mi hanno votato, quelli che la pensano come me e quelli che non la pensano come me. Tutti saranno accolti qui come cittadini con pari dignità e pari diritti.
Non è più tempo di scontri né di campagne elettorali. Questo è il tempo del lavoro, della costruzione, della semina. Ci vorrà pazienza e temperanza. Credo di aver dimostrato negli ultimi vent’anni di saper attendere il tempo giusto, e da oggi comincia la costruzione di un nuovo tempo, non per me, non per Vito Leccese, ma per tutti quei cittadini che vorranno realizzare insieme a noi la Bari del futuro.
Da domani c’è un unico obiettivo, per tutti: il bene della nostra città. Perché Bari non è del centrosinistra, né del centrodestra, Bari non è della maggioranza, né dell’opposizione, Bari non è degli abitanti di un quartiere né di quelli di un altro. Bari è dei baresi, tutti, e tutti meritano il nostro impegno e i nostri sforzi per continuare a migliorare questa città e a farla crescere.
L’unica bandiera che sventolerà sul balcone del palazzo di corso Vittorio Emanuele, oltre al tricolore e a quella della pace, è la bandiera degli interessi della nostra città. E questo è un impegno che coltiverò ogni giorno e che chiederò a tutti di condividere, a cominciare dai consiglieri comunali, tutti.
Insieme a loro ci saranno i cittadini. Ecco, Si dice sempre sarò il sindaco di tutti. Lasciatemi dire che sì, voglio essere il sindaco di tutti, ma soprattutto di qualcuno. Voglio essere soprattutto il sindaco di chi ancora non si sente parte di questa comunità. Voglio provare a essere soprattutto il sindaco di alcuni cittadini che si sentono trascurati, che ricevono meno di altri, che hanno meno opportunità degli altri. Voglio essere il sindaco di coloro che si sentono ai margini. E provare a metterli al centro, con i fatti, non a parole.
So che non sarà facile ma so anche che non sarò da solo. Perché sarà mia cura riannodare i fili di uno strappo. Quello con tutte le anime del centro sinistra che in prima battuta si erano allontanate dal nostro cammino. So che accanto a me ci sarà Michele Laforgia, che sono felice di aver riabbracciato, nel solco dei valori che ci hanno accomunato da sempre. Bari ha bisogno di tutti noi. Bari e i baresi non vogliono perdere tempo nelle polemiche delle divisioni. Per questo, dove ci sono fratture noi praticheremo la laboriosa arte del rammendo. Consci del fatto che i conflitti non si possono sempre evitare, ma se li si affronta a viso aperto, con trasparenza e lealtà, possono generare il risultato virtuoso della sintesi, che è un momento di crescita per tutti.
“Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare. Io dico che c'era un tempo sognato, che bisognava sognare”. Lo dice una bellissima canzone di Ivano Fossati. Nel giorno in cui ho accettato la candidatura ho chiesto ai cittadini di Bari di consegnarci i loro sogni, promettendo loro che ce ne saremmo presi cura. In quel tempo, abbiamo seminato la fiducia che ci ha portato qui oggi, abbiamo sognato insieme una città più verde, più giusta, una città che non avesse nulla da invidiare alle città più belle ed evolute d’Europa. Una città che ci facesse dire con sempre maggiore orgoglio, davanti a tutti, a tutte le latitudini: “noi siamo di Bari”.
Ora è tempo di dare sostanza a quei sogni. È il tempo di una città che vuole mettersi in gioco. È il tempo di una città sincera, che riconosca senza sconti i suoi limiti e le sue debolezze e le sappia affrontare con coraggio. È il tempo di essere orgogliosi della nostra storia, remota e recente, e di essere pronti a scriverne una nuova. È il nostro tempo. “Andiamo”. Mi avete sentito dire questa parola tante volte in questi mesi. Qualcuno pensava fosse solo uno slogan da campagna elettorale. Si sbagliava.
Oggi con questa fascia tricolore sul petto, me lo sentirete dire ancora più convintamente. Andiamo, Bari. Il nostro viaggio è appena cominciato”.