Barletta Piano Festival: Francesco Nicolosi rende omaggio a Thalberg e alla scuola napoletana
BARLETTA - Francesco Nicolosi non è solo un virtuoso del pianoforte, ma anche un saggista cui si deve il libro «Il segreto di Sigismund Thalberg» scritto a sei mani con il compianto Piero Rattalino e Marielva Torino. E proprio a questo saggio pubblicato lo scorso anno da Colonnese Editore è ispirato lo spettacolo «Sigismund Thalberg: il pianista con tre mani» che Nicolosi propone sabato 13 luglio (ore 21.15) per il Barletta Piano Festival nel salone dell’Hotel La Terrazza con i testi del critico musicale Stefano Valanzuolo, che si fa voce recitante.
Catanese, classe 1954, allievo di Vincenzo Vitale, Nicolosi è oggi considerato uno dei massimi esponenti della scuola pianistica napoletana fondata proprio da Thalberg, del quale in questo racconto in musica si raccontano le vicende innestando sulla realtà storica vari elementi di fiction. Ci si immagina, infatti, che Efisio Marini, tecnico specializzato nella tecnica di mummificazione e incaricato da Francesca Lablache di conservare il corpo del marito Sigismund in un atto di estrema devozione, si rivolga nel buio del proprio laboratorio a uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi in un dialogo estremo. Il suo interlocutore non ha più parole, evidentemente, ma continua a parlare e a far parlare di sé attraverso il pianoforte. E attraverso un flashback surreale scorre la vicenda umana e artistica di questo aristocratico pianista, resa straordinaria non solo da una tecnica che a molti fece sospettare che egli suonasse con tre mani, ma dall’aura stessa di seduzione che lo circondava, rendendolo irresistibile sia che si misurasse con Liszt alla tastiera, sia che si circondasse di donne bellissime.
Si disse, all’epoca, che Thalberg facesse cantare il pianoforte, mentre tutti gli altri lo suonavano soltanto. E i tanti segreti della sua storia personale, iniziata nel 1812 e terminata con la scomparsa nel 1871, sono stati finalmente rivelati da Nicolosi, Rattalino e Torino attraverso un’attenta ricerca tra Napoli e l’Austria, sulle orme di un artista la cui bravura e genialità segnarono un’epoca nello stile e nella musica. Le sue tournée in America scatenarono una vera e propria «thalbergmania», paragonabile solo a quella dei Beatles un secolo dopo. Ma lui scelse di vivere a Napoli, dove la sua vita e la sua morte furono un caso politico e diplomatico internazionale. Restano il fascino, la bravura, la classe e l’inconfondibile charme di un genio irripetibile.
Info 347.6194215 - barlettapianofestival.it - info@barlettapianofestival.it.
Catanese, classe 1954, allievo di Vincenzo Vitale, Nicolosi è oggi considerato uno dei massimi esponenti della scuola pianistica napoletana fondata proprio da Thalberg, del quale in questo racconto in musica si raccontano le vicende innestando sulla realtà storica vari elementi di fiction. Ci si immagina, infatti, che Efisio Marini, tecnico specializzato nella tecnica di mummificazione e incaricato da Francesca Lablache di conservare il corpo del marito Sigismund in un atto di estrema devozione, si rivolga nel buio del proprio laboratorio a uno dei più grandi pianisti di tutti i tempi in un dialogo estremo. Il suo interlocutore non ha più parole, evidentemente, ma continua a parlare e a far parlare di sé attraverso il pianoforte. E attraverso un flashback surreale scorre la vicenda umana e artistica di questo aristocratico pianista, resa straordinaria non solo da una tecnica che a molti fece sospettare che egli suonasse con tre mani, ma dall’aura stessa di seduzione che lo circondava, rendendolo irresistibile sia che si misurasse con Liszt alla tastiera, sia che si circondasse di donne bellissime.
Si disse, all’epoca, che Thalberg facesse cantare il pianoforte, mentre tutti gli altri lo suonavano soltanto. E i tanti segreti della sua storia personale, iniziata nel 1812 e terminata con la scomparsa nel 1871, sono stati finalmente rivelati da Nicolosi, Rattalino e Torino attraverso un’attenta ricerca tra Napoli e l’Austria, sulle orme di un artista la cui bravura e genialità segnarono un’epoca nello stile e nella musica. Le sue tournée in America scatenarono una vera e propria «thalbergmania», paragonabile solo a quella dei Beatles un secolo dopo. Ma lui scelse di vivere a Napoli, dove la sua vita e la sua morte furono un caso politico e diplomatico internazionale. Restano il fascino, la bravura, la classe e l’inconfondibile charme di un genio irripetibile.
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