BARLETTA - Tra gli astri nascenti del violino, medaglia d’oro con onore all’International Music Competition di Vienna e prima classificata al Concorso di Mosca, la molfettese Maria Serena Salvemini è l’attesa protagonista nella sezione «Puglia: terra di grandi talenti» al Barletta Piano Festival, dove non mancano le digressioni rispetto ai grandi interpreti degli ottantotto tasti, che naturalmente rimangono i protagonisti della manifestazione diretta da Pasquale Iannone. In arte Molly, Maria Serena Salvemini, diciotto anni, si esibirà in un recital di grande fascino, giovedì 18 luglio (ore 21.15), nel salone dell’Hotel La Terrazza, dove sarà accompagnata in un programma comprendente musiche di Brahms, Wieniawski, Ciaikovskij e Ravel in duo con il pianista Pietro Laera, concertista e didatta barese di lungo corso e animatore di molte importanti stagioni musicali.
Una carriera concertistica già molto ricca, impreziosita dalle esibizioni nella sala Mendelssohn della Gewandhaus di Lipsia e alla Philharmonie di Berlino e dal tour europeo di quattordici date dello scorso inverno come vincitrice di un bando internazionale Siae, Maria Serena Salvemini aprirà il recital del Barletta Piano Festival eseguendo la Prima Sonata di Johannes Brahms, concepita nel 1879 su motivi di un Lied per tenore dello stesso autore e per questo motivo ritenuta una pagina da approcciare con un’interpretazione «vocale» del violino solista, sempre in rapporto dialettico con il pianoforte.
Seguirà la Polacca da concerto op. 4 di Henryk Wieniawski, composizione pubblicata in Germania nel 1853 ed estremamente popolare durante la vita del compositore, tanto da entrare già allora nel repertorio di tutti i virtuosi del violino, quindi anche in quello di Maria Serena Salvemini, che subito dopo proporrà, dalla raccolta di tre brani «Souvenir d’un lieu cher» (Ricordo di un luogo caro) di Ciaikovskij, unica opera per violino e pianoforte del compositore russo, l’episodio più lirico del trittico intitolato «Mélodie».
Il recital di concluderà nel segno di Maurice Ravel e della sua «Tzigane», una rapsodia da concerto nella quale sembrano rinascere le diaboliche acrobazie di Paganini, virtuosismi con i quali imitare - per dirla con le parole dello stesso compositore francese - le «violinisterie» di un Wieniawski, non a caso inserito poco prima dell’esecuzione di questo brano.
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