ROMA - “I dati della Caritas che parlano di 5,7 milioni di poveri assoluti in Italia ci preoccupano molto. Nuovi poveri, immigrati irregolari che vivono in condizioni di grande povertà e non hanno la possibilità di inserirsi nella società, oltre all’aumento dei costi della vita quotidiana e l’enorme spreco di soldi pubblici ereditato dal passato. Pensiamo ai 200 mld del superbonus che hanno impattato solo per il 4% del patrimonio immobiliare italiano. In buona parte su quello di pregio. Anche a livello locale sono state ‘buttate’ via risorse preziose e nei grandi centri urbani del nord le amministrazioni spesso hanno fatto scelte sbagliate che hanno avuto come conseguenza l’insostenibilità economica per i redditi medio bassi. E’ necessario continuare a efficientare la spesa pubblica per poter sostenere le persone in difficoltà e tutti coloro che lavorano in prima fila per offrire assistenza ai poveri.
Lo ha dichiarato Andrea Mascaretti, parlamentare di Fratelli d’Italia nelle Commissioni Bilancio e Lavoro della Camera dei Deputati, nel corso del Cnpr forum “Sos povertà: quali misure per non finire sotto la soglia”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca.
Ci sono associazioni laiche e religiose - ha aggiunto Mascaretti - che quotidianamente provvedono ai pasti caldi per chi ne ha bisogno e distribuiscono pacchi alimentari per le famiglie in difficoltà Il pubblico deve sostenere in modo puntuale queste realtà. Le altre risposte passano dal lavoro, remunerato adeguatamente, per consentire alle persone di mantenere dignitosamente le loro famiglie. Bisogna intervenire sul lavoro povero, sul trasporto pubblico locale e sui costi della casa, soprattutto per i giovani”. Punta il dito sui tagli al welfare Ylenia Zambito senatrice del Partito democratico in Commissione Affari sociali e Lavoro a Palazzo Madama: “Bisognerebbe fare marcia indietro rispetto ai tagli a cui abbiamo assistito in questo ambito nell’anno e mezzo del governo Meloni.
Sono state tagliate le risorse per il contributo all’affitto, quelle per il recupero della morosità incolpevole. È stato eliminato, senza sostituirlo con nessuna altra forma di sostegno, il reddito di cittadinanza, sono stati tagliati i fondi per la sanità. Tanto è che molte persone stanno continuando a rinunciare a curarsi. Tagli si sono registrati anche sul tema della disabilità, delle fragilità e anche sul tema degli anziani non autosufficienti. Per non parlare poi dei tagli agli Enti locali che hanno comportato per i comuni una riduzione sensibile delle risorse a loro disposizione e quindi la necessità di tagliare ulteriormente sui capitoli del sociale e del socio- sanitario. E’ necessaria un’inversione immediata di questo trend molto preoccupante. I poveri - ha concluso Zambito - non si devono considerare, come fa questo governo, dei colpevoli ma delle persone che hanno più bisogno rispetto agli altri dello Stato”.
Secondo Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio: “Il trend della povertà assoluta in Italia è in forte crescita e, facendo un’analisi, i nuclei maggiormente in difficoltà sono le famiglie monogenitoriali e quelle con molti figli a carico. Dal disagio economico derivano poi quello culturale e la bassa scolarizzazione che autoalimentano questi fenomeni. Serve intervenire con politiche attive del lavoro riservando la parte della sussidiarietà ai nuclei impossibilitati ad essere introdotti in percorsi di lavoro. Dobbiamo prioritariamente dare la dignità del lavoro a tutti quelli che possono svolgerlo. Abbiamo inserito nella finanziaria scorsa la riduzione del cuneo fiscale, con i decreti attuativi del Mef sono entrati in vigore gli sgravi del 120% per chi assume a tempo determinato che arrivano al 130% per chi assume categorie fragili o donne con più di due figli. Il governo ha chiaro il tema del disagio familiare e si sta muovendo compatibilmente con i fattori esterni come l’aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione. La questione della povertà salariale - ha sostenuto Tenerini - è poi un altro tema per il quale riteniamo che si debba trovare la soluzione nella contrattazione i cui minimi tabellari sono troppo bassi”.
Critica Valentina Barzotti, parlamentare del M5s in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: “Ci troviamo di fronte a una vera e propria tragedia che riguarda milioni di italiani con il record storico di povertà assoluta nel nostro Paese. Di fronte a questa situazione il governo ha tolto l’unica misura universale di sostegno che era il reddito di cittadinanza. Come alternativa sono state introdotte misure di sostegno incomplete che tagliano fuori ampie fasce di cittadini come i cosiddetti occupabili. Una scelta ingiusta, insensata e connaturata di pregiudizio. L’Italia - ha aggiunto Barzotti - non ha mai brillato per politiche attive e l’impossibilità per molti di trovare lavoro deriva anche da questo. Se una persona è emarginata difficilmente riuscirà a inserirsi nel mercato del lavoro. Noi avevamo investito nei centri per l’impiego con 1 mld di euro nelle politiche attive. Il supporto formazione lavoro del governo non funziona perché prevede formazione parziale con corsi brevi senza sbocco nel mondo del lavoro. Gli ultimi dati Inps dicono che l’8% dei lavoratori in Italia sono poveri. Per questo ci battiamo a favore del salario minimo depositando una proposta d’iniziativa popolare”.
Nel corso dei lavori, moderati da Annamaria Belforte il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “I dati raccolti dalla rete Caritas italiana, confermati dall’Istat, indicano che il disagio economico aumenta inesorabilmente e il numero delle persone che rientrano nello stato di povertà assoluta raggiunge i sei milioni. Un’emergenza sociale da arginare al più presto prima che si giunga a un punto di non ritorno. Preoccupa che la povertà riguardi anche famiglie monoreddito, numerose o con disabili a carico. Anziani soli e lavoratori a nero. Un quadro nei confronti del quale ci aspettiamo misure urgenti ed efficaci da parte del governo”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Il tema a mio avviso è di grandissimo allarme sociale non è pensabile in un paese evoluto, moderno e ricco come l’Italia, che è l’ottavo del mondo per il Pil, che si aggravi il problema della povertà. Non mi pare ci sia nessuna ragione per sottrarre agli enti territoriali e ai comuni, più di tutti vicini ai cittadini, l’individuazione dei soggetti effettivamente bisognosi, inventando uno strumento paludoso e burocratico in virtù del quale l’Inps deve automaticamente individuare chi possono essere i beneficiari. Mi sembra una centralizzazione sbagliata. I comuni potrebbero fare molto meglio e prima. Si può essere poveri anche lavorando, i motivi sono legati a due fattori fondamentali: siamo in Europa il paese con i salari più bassi di tutti e prevale nell’incremento dell’occupazione che viene segnalato prevale il precariato. Precariato e bassi salari producono povertà anche per i lavoratori dipendenti”.
Ci sono associazioni laiche e religiose - ha aggiunto Mascaretti - che quotidianamente provvedono ai pasti caldi per chi ne ha bisogno e distribuiscono pacchi alimentari per le famiglie in difficoltà Il pubblico deve sostenere in modo puntuale queste realtà. Le altre risposte passano dal lavoro, remunerato adeguatamente, per consentire alle persone di mantenere dignitosamente le loro famiglie. Bisogna intervenire sul lavoro povero, sul trasporto pubblico locale e sui costi della casa, soprattutto per i giovani”. Punta il dito sui tagli al welfare Ylenia Zambito senatrice del Partito democratico in Commissione Affari sociali e Lavoro a Palazzo Madama: “Bisognerebbe fare marcia indietro rispetto ai tagli a cui abbiamo assistito in questo ambito nell’anno e mezzo del governo Meloni.
Sono state tagliate le risorse per il contributo all’affitto, quelle per il recupero della morosità incolpevole. È stato eliminato, senza sostituirlo con nessuna altra forma di sostegno, il reddito di cittadinanza, sono stati tagliati i fondi per la sanità. Tanto è che molte persone stanno continuando a rinunciare a curarsi. Tagli si sono registrati anche sul tema della disabilità, delle fragilità e anche sul tema degli anziani non autosufficienti. Per non parlare poi dei tagli agli Enti locali che hanno comportato per i comuni una riduzione sensibile delle risorse a loro disposizione e quindi la necessità di tagliare ulteriormente sui capitoli del sociale e del socio- sanitario. E’ necessaria un’inversione immediata di questo trend molto preoccupante. I poveri - ha concluso Zambito - non si devono considerare, come fa questo governo, dei colpevoli ma delle persone che hanno più bisogno rispetto agli altri dello Stato”.
Secondo Chiara Tenerini, deputata di Forza Italia in Commissione Lavoro a Montecitorio: “Il trend della povertà assoluta in Italia è in forte crescita e, facendo un’analisi, i nuclei maggiormente in difficoltà sono le famiglie monogenitoriali e quelle con molti figli a carico. Dal disagio economico derivano poi quello culturale e la bassa scolarizzazione che autoalimentano questi fenomeni. Serve intervenire con politiche attive del lavoro riservando la parte della sussidiarietà ai nuclei impossibilitati ad essere introdotti in percorsi di lavoro. Dobbiamo prioritariamente dare la dignità del lavoro a tutti quelli che possono svolgerlo. Abbiamo inserito nella finanziaria scorsa la riduzione del cuneo fiscale, con i decreti attuativi del Mef sono entrati in vigore gli sgravi del 120% per chi assume a tempo determinato che arrivano al 130% per chi assume categorie fragili o donne con più di due figli. Il governo ha chiaro il tema del disagio familiare e si sta muovendo compatibilmente con i fattori esterni come l’aumento dei tassi d’interesse e dell’inflazione. La questione della povertà salariale - ha sostenuto Tenerini - è poi un altro tema per il quale riteniamo che si debba trovare la soluzione nella contrattazione i cui minimi tabellari sono troppo bassi”.
Critica Valentina Barzotti, parlamentare del M5s in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati: “Ci troviamo di fronte a una vera e propria tragedia che riguarda milioni di italiani con il record storico di povertà assoluta nel nostro Paese. Di fronte a questa situazione il governo ha tolto l’unica misura universale di sostegno che era il reddito di cittadinanza. Come alternativa sono state introdotte misure di sostegno incomplete che tagliano fuori ampie fasce di cittadini come i cosiddetti occupabili. Una scelta ingiusta, insensata e connaturata di pregiudizio. L’Italia - ha aggiunto Barzotti - non ha mai brillato per politiche attive e l’impossibilità per molti di trovare lavoro deriva anche da questo. Se una persona è emarginata difficilmente riuscirà a inserirsi nel mercato del lavoro. Noi avevamo investito nei centri per l’impiego con 1 mld di euro nelle politiche attive. Il supporto formazione lavoro del governo non funziona perché prevede formazione parziale con corsi brevi senza sbocco nel mondo del lavoro. Gli ultimi dati Inps dicono che l’8% dei lavoratori in Italia sono poveri. Per questo ci battiamo a favore del salario minimo depositando una proposta d’iniziativa popolare”.
Nel corso dei lavori, moderati da Annamaria Belforte il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Elisabetta Polentini, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Roma: “I dati raccolti dalla rete Caritas italiana, confermati dall’Istat, indicano che il disagio economico aumenta inesorabilmente e il numero delle persone che rientrano nello stato di povertà assoluta raggiunge i sei milioni. Un’emergenza sociale da arginare al più presto prima che si giunga a un punto di non ritorno. Preoccupa che la povertà riguardi anche famiglie monoreddito, numerose o con disabili a carico. Anziani soli e lavoratori a nero. Un quadro nei confronti del quale ci aspettiamo misure urgenti ed efficaci da parte del governo”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “Il tema a mio avviso è di grandissimo allarme sociale non è pensabile in un paese evoluto, moderno e ricco come l’Italia, che è l’ottavo del mondo per il Pil, che si aggravi il problema della povertà. Non mi pare ci sia nessuna ragione per sottrarre agli enti territoriali e ai comuni, più di tutti vicini ai cittadini, l’individuazione dei soggetti effettivamente bisognosi, inventando uno strumento paludoso e burocratico in virtù del quale l’Inps deve automaticamente individuare chi possono essere i beneficiari. Mi sembra una centralizzazione sbagliata. I comuni potrebbero fare molto meglio e prima. Si può essere poveri anche lavorando, i motivi sono legati a due fattori fondamentali: siamo in Europa il paese con i salari più bassi di tutti e prevale nell’incremento dell’occupazione che viene segnalato prevale il precariato. Precariato e bassi salari producono povertà anche per i lavoratori dipendenti”.