BARI - “Le politiche messe in campo dalla Regione Puglia in questi ultimi anni sul tema dell’attrazione degli investimenti rischiano di essere compromesse da una politica nazionale miope che, pur di accentrare potere, ha smantellato un sistema territoriale pensato per incentivare e garantire investimenti. Il pasticcio della Zona Economica Speciale Unica, voluta dal Ministro Fitto e calata dall’alto, fa acqua da tutte le parti e, come immaginavamo, si presenta oggi più che mai come una mal riuscita strategia di marketing”. Lo dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Alessandro Delli Noci.
“Considerate le risorse stanziate per tutto il Mezzogiorno, pari a 1.670 milioni di euro, - ha spiegato l’assessore - ci aspettavamo una percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti non particolarmente generosa, ma il 17 per cento è davvero inconsistente, soprattutto se si considerano i numerosi proclami sulla ZES unica come panacea per il rilancio del Sud.
Proviamo ad esemplificare: se una piccola impresa ha effettuato un investimento pari a 500.000 euro, il credito di imposta ZES, sulla base di quanto previsto dal D.L. n. 124/2023 che rinvia alla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 della Commissione europea, sarebbe pari al 60 per cento, quindi 300.000 euro.
Fino a qui sembrerebbe un ottimo vantaggio per qualunque imprenditore”.
“Eppure – ha proseguito Delli Noci - il Decreto del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR del 17 maggio 2024, ha previsto che l’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile è pari al credito d’imposta richiesto moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che, come detto, è stata fissata al 17,6668 per cento.
Il credito di imposta della nostra piccola impresa non sarà quindi pari a 300.000 euro, bensì a 53.000 euro, con un abbattimento di quasi l’82 per cento e con un riconoscimento di solo il 10,60 per cento sull’investimento effettuato.
Ma non è tutto. Sempre il Decreto del 17 maggio 2024 ha previsto la possibilità che l’Agenzia delle Entrate, sulla base delle ulteriori comunicazioni ricevute dalle imprese, ridetermini la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile, così creando la più totale incertezza per gli operatori economici che, fino a quel momento, non potranno sapere a quanto ammonta definitivamente il credito di imposta”.
Questo progetto, secondo l’assessore “rischia di mettere a repentaglio un sistema consolidato fatto di presidi territoriali in grado di soddisfare in tempi brevi le richieste delle imprese e di guidarle e manifesta altresì la completa mancanza di visione e programmazione. Per costruire pluriennalità e una visione industriale del Mezzogiorno – ancora una volta penalizzato dalle scelte di questo Governo – occorre ridefinire le Zes e immaginarle intorno al tema degli hub logistici, così da attrarre investimenti internazionali e rafforzare la collaborazione tra le grandi imprese che vengono ad investire e le piccole e medie imprese locali.
Con l’augurio che il Ministro Fitto possa fare presto chiarezza, da regione che solo un mese fa è stata definita dallo Svimez la regione italiana più dinamica, non possiamo non manifestare preoccupazione ed esigere risposte concrete.
Avremmo voluto partecipare in maniera collaborativa per la buona riuscita di questo progetto. Siamo ancora disponibili a collaborare per il bene della Puglia, delle sue imprese e dei lavoratori”.
“Considerate le risorse stanziate per tutto il Mezzogiorno, pari a 1.670 milioni di euro, - ha spiegato l’assessore - ci aspettavamo una percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile per gli investimenti non particolarmente generosa, ma il 17 per cento è davvero inconsistente, soprattutto se si considerano i numerosi proclami sulla ZES unica come panacea per il rilancio del Sud.
Proviamo ad esemplificare: se una piccola impresa ha effettuato un investimento pari a 500.000 euro, il credito di imposta ZES, sulla base di quanto previsto dal D.L. n. 124/2023 che rinvia alla Carta degli aiuti a finalità regionale 2022-2027 della Commissione europea, sarebbe pari al 60 per cento, quindi 300.000 euro.
Fino a qui sembrerebbe un ottimo vantaggio per qualunque imprenditore”.
“Eppure – ha proseguito Delli Noci - il Decreto del Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR del 17 maggio 2024, ha previsto che l’ammontare massimo del credito d’imposta fruibile è pari al credito d’imposta richiesto moltiplicato per la percentuale resa nota con provvedimento del direttore dell’Agenzia delle Entrate che, come detto, è stata fissata al 17,6668 per cento.
Il credito di imposta della nostra piccola impresa non sarà quindi pari a 300.000 euro, bensì a 53.000 euro, con un abbattimento di quasi l’82 per cento e con un riconoscimento di solo il 10,60 per cento sull’investimento effettuato.
Ma non è tutto. Sempre il Decreto del 17 maggio 2024 ha previsto la possibilità che l’Agenzia delle Entrate, sulla base delle ulteriori comunicazioni ricevute dalle imprese, ridetermini la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile, così creando la più totale incertezza per gli operatori economici che, fino a quel momento, non potranno sapere a quanto ammonta definitivamente il credito di imposta”.
Questo progetto, secondo l’assessore “rischia di mettere a repentaglio un sistema consolidato fatto di presidi territoriali in grado di soddisfare in tempi brevi le richieste delle imprese e di guidarle e manifesta altresì la completa mancanza di visione e programmazione. Per costruire pluriennalità e una visione industriale del Mezzogiorno – ancora una volta penalizzato dalle scelte di questo Governo – occorre ridefinire le Zes e immaginarle intorno al tema degli hub logistici, così da attrarre investimenti internazionali e rafforzare la collaborazione tra le grandi imprese che vengono ad investire e le piccole e medie imprese locali.
Con l’augurio che il Ministro Fitto possa fare presto chiarezza, da regione che solo un mese fa è stata definita dallo Svimez la regione italiana più dinamica, non possiamo non manifestare preoccupazione ed esigere risposte concrete.
Avremmo voluto partecipare in maniera collaborativa per la buona riuscita di questo progetto. Siamo ancora disponibili a collaborare per il bene della Puglia, delle sue imprese e dei lavoratori”.
Tags
Politica