Con la matrice distintiva de Il Generatore di Tensione, duo che fonde cantautorato, indie e rap, questo disco affronta le tematiche che si legano al diventare adulti, all'innamorarsi, al sentirsi artisti. Lo fa sottovoce: due voci e una chitarra. L’EP esce da indipendenti dopo l’esperienza con Pressing Line, etichetta di Lucio Dalla, che li ha portati ad essere ospiti speciali al MEl.
Avete un qualche tipo di legame con la Puglia e con il nostro territorio? Siete mai finiti a suonare da queste parti, o forse per altri motivi?
Oltre l’apprezzamento da turisti stiamo, proprio in questi giorni, cercando di chiudere una data proprio in Puglia, in Salento. Poi della Puglia è originaria la famiglia di uno di noi, un’origine lontana ma di cui è rimasta traccia nonostante da un paio di generazioni la famiglia sia a Milano.
Avete difficoltà a trovare date in giro per l’Italia, che soluzione avete attuato per continuare a suonare in giro? E a chi è venuta in mente l’idea degli house concert?
Proprio quella dei concertini in casa è stata la soluzione perfetta per promuovere questo EP. Un EP di canzoni sottovoce, con testi densi, richiede uno spazio sicuro e tanta attenzione. Ed ecco che un salotto può diventare l’ambiente perfetto. L’idea di suonare in un locale a caso, magari disturbando chi sta cenando, ci inorridisce. Nel concerto in casa le persone si sono prenotate, hanno fatto una scelta, si espongono, quasi nessuno ha mai partecipato a qualcosa di simile.
Non siamo sicuramente i primi a fare i concerti a casa. Ma è una scelta rara in Italia. E invece ci sta dando tante soddisfazioni. È un luogo in cui suoni e puoi guardare negli occhi il pubblico. È un luogo in cui la sincerità premia più di tutto. È un luogo in cui è più facile essere vulnerabili ed emozionarci e quindi, forse, anche emozionare chi ci sta guardando.
Qual è la dimensione live migliore per ascoltarvi, a vostro parere?
Tutti quei posti nei quali il pubblico è arrivato per ascoltare musica e si sente al sicuro in un ambiente in cui sia possibile avere una comunicazione intima. La casa è un esempio perfetto.
E a quale periodo della vostra vita risalgono i brani di “Crescere perdersi”? Vi trovavate entrambi allo stesso punto del vostro percorso personale? Riuscite quindi a capirvi e immedesimarvi allo stesso modo nei vostri pezzi?
In questo EP ci sono sia brani recenti che brani più vecchi. Chi ci ha già ascoltati live sa che “Le onde”, il quinto brano dell’EP, ci accompagna da molti anni. Gli altri brani sono tutti più giovani. Con esperienze diverse, ma in questo periodo ci siamo trovati entrambi a sentire l’importanza di ribadire che “Crescere è perdersi, crescere è perdersi, crescere è perdersi e ritrovarsi”. Stiamo crescendo, non ci stiamo capendo niente – che sballo. Il fatto di essere amici da quando facevamo ginnastica artistica insieme a 7 anni ci ha permesso di conoscerci a fondo e quindi è automatico per entrambi immedesimarsi nell’altro.
Quali sono i prossimi passi, ora che il disco è uscito?
Nei prossimi mesi saremo in giro per promuoverlo e se avete un salotto, una terrazza o un giardino accoglienti, scriveteci e organizziamo un concertino in casa da voi.