La diagnosi precoce può salvare la vita? Campagna AITO sostenuta dalla madre di Marta Cordella



FRANCESCO GRECO.
LEUCA - Marta era bellissima, dolcissima, amatissima. Al liceo “Stampacchia” (Tricase) era brillante, bei voti, aveva un sacco di interessi e di amici. Voleva studiare Medicina, andare a vivere a Parigi. Amava il mare, i cani, i tagli di capelli originali, le canzoni di De Andrè.

Era figlia di ristoratori storici di Leuca e dintorni: Mino Cordella ereditò il brand Zio Tom dal padre che cominciò con un chioschetto sulla rotonda dell’Omomorto dove vendeva pizzelle, rustici, calzoni).

Gessyca Licchetta (nella foto) arrivò dopo da Corsano sposando Mino. Sono diventati un’eccellenza della ristorazione. L’altro figlio Mattia (“Mi sorella? Una guerriera”) ha studiato da chef a Milano e oggi ha un ristorante tutto suo a nord- ovest di Leuca, verso Torre Vado.

Marta nasce in estate, il 5 luglio 1994, “dove il Tacco d’Italia si getta nel mare...”. Aveva davanti un grande destino (“Tutta una vita in mano” , Elena Martini sui social), avrebbe fatto cose fantastiche. Marta non c’è più. Ha combattuto con tutte le sue forze. Non si è arresa. Ma la malattia ha vinto: aveva solo 20 anni.

Ricorda la madre: “Marta aveva 12 anni e faceva ginnastica ritmica. A dicembre 2006 ha cominciato ad accusare dolore al ginocchio, abbiamo pensato ad un trauma dovuto all'attività, un po' di pomata, qualche massaggio”. Ma forse era scritto nelle stelle che doveva andare così: andò via dopo un calvario durato sette lunghi anni.

“Ogni tanto – dice Gessyca - il dolore tornava, abbiamo fatto fisioterapia, ma il dolore continuava sempre più forte e più frequente. La fisioterapia sembrava peggiorare la situazione, così il fisioterapista ci ha consigliato di fare un'ecografia. Era già marzo 2007”. La memoria è dolore, aggiunge: “L'ecografista è stato in gamba, le ha fatto subito anche una radiografia e da lì la diagnosi. Io ho sottovalutato i sintomi, ma mai avevo sentito parlare di un tumore osseo che colpisce gli adolescenti”.

Non è facile, forse è impossibile: Mino ha cercato di elaborare il lutto scrivendo la cronaca di quei giorni terribili, “Tienimi forte” , Lupo Editore, 2018, cover di Antonio Pizzolante. Marta poteva essere salvata, con una diagnosi piò veloce? Chissà... Gessyca se lo chiede: “120 giorni per la diagnosi, quasi 4 mesi...”.

E cerca di convivere col dolore a sua volta sostenendo una campagna di AITO (Associazione Italiana Terapisti Occupazionali).

“Se solo un bambino in più riceverà una diagnosi precoce grazie a questa campagna di sensibilizzazione sarà un successo”. Come si dice: la vita di un bambino è più preziosa della Cappella Sistina.

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