La Puglia ha sete? Diamogli le brioche
FRANCESCO GRECO - La terra è arida, si screpola, ha sete, ma anche gli
uomini non hanno più acqua. In Italia, in Africa, in
Puglia. Dove la metà dell’acqua si perde nelle
condutture vecchie e marce. Opera del fascismo, da
derubricare sotto la voce “ha fatto anche cose
buone…”.
Qualcuno afferma che in futuro si faranno le guerre per accaparrarsi l’acqua (oltre che per le terre rare). Prospettiva allucinante. Chissà che ne pensa l’intelligenza artificiale oggi che la interroghiamo anche per sapere cosa farà la squadra del cuore.
E non c’è Pnrr che tenga. Immersi in una bolla di cultura di morte, il suo alito ci avvolge come infido peplo. Devoti a Tanathos, dei progetti acconciati abbiamo pensato agli stadi (panem et circenses) e i cimiteri, ma non l’ammodernamento delle condutture. Abbiamo dimenticato l’acqua, la vita. Sommo masochismo. Ci sta in questo nostro tempo sudicio e virale. In cui i mezzi sono scambiati per fini.
Molta acqua si perde anche quando piove. Non tutta finisce nella falda. Non siamo in grado di raccoglierla, non ci abbiamo mai pensato. Facendola decantare, indirizzarla poi nelle tubature. Il gatto si morde la coda. “Stoccare l’acqua delle piogge del semestre invernale”, come dice il prof. di Agronomia Luigi Mariani (Università di Brescia).
La terra ha sete ma intanto la politica è assetata di opere inutili: in Puglia l’allargamento della 275 per dirne solo una. Politici della domenica, poi, dagli esigui orizzonti culturali, vorrebbero finanziare con i soldi PNRR asili nido. Non sanno dell’inverno demografico?
Sempre in Puglia, hanno chiuso o depotenziato 33 ospedali, intanto programmano la costruzione di altri, e non è difficile capire perché.
I fans del cemento inutile, come sempre, sono i parvenu che nella generazione precedente morivano di fame e oggi si occupano di spartizioni, di elargizioni, lottizzazioni, convenzioni, solo per procurarsi consenso, per la loro (vana)gloria e carriera, senza ricadute sui territori, sui cittadini usati come carne da urna elettorale. Si chiama voto di scambio, crea fedeltà canina, perpetua il dominio, la fame. E la sete.
La terra e gli u0mini hanno sete e ci si occupa di sostenibilità digitale, di trattamento di fine mandato (retroattivo, “meritato”, visti i risultati), mentre gli uffici periferici di AP sono aperti a singhiozzo, senza criterio. Si va per ospizi, mentre i giovani manager indigeni vanno a farsi onore all’estero. Immaginiamo la loro gioia convinti che ormai la Puglia è terra per vecchi, e l’Italia “perduta” (come dice Putin). Non resta che acconciare il trolley e andarsene da una terra che è stata ridotta a rsa diffusa. Parafrasando Eduardo: Se volete fare qualcosa per la Puglia, fuitevenne!
Viene in mente la Regina di Francia, edotta del popolo senza pane, ridacchiò: “Dategli le brioches!”. Pochi mesi e il delicato, niveo collo dovette posarlo sulla lama affilata di Madame.
Ma se la fame aguzza l’ingegno e la sete lo affina ancora di più, domanda: perché non usare le vecchie cave di pietra dismesse e abbandonate come raccoglitori e contenitori di acqua?
Limitandosi al Leccese (ma lo stesso dicasi per tutta la Regione: dal Barese al Brindisino al Tarantino, etc.), se ne contano infinite: Cavallino, Gallipoli, Melpignano, Soleto, Giuliano, S. Maria di Leuca, Alessano, Acquarica del Capo, Zollino, Poggiardo, Cursi, Ruggiano/Presicce, etc.
Alcune usate come contenitori culturali (Fantiano, Grottaglie, Cavallino, Lecce, etc.), altre come discariche, anche di rifiuti tossici: giusto per fare pendant e spargere altra morte. La falda si inquina di percolato, in alcune zone l’acqua puzza e avvelena la gente che la bene e innaffia le piante. Masochismo puro.
Intanto, meglio tirar fuori i Santi e fare processioni, come nel Medioevo che, corsi o ricorsi, è di nuovo qui… Gesù, fate luce!
Qualcuno afferma che in futuro si faranno le guerre per accaparrarsi l’acqua (oltre che per le terre rare). Prospettiva allucinante. Chissà che ne pensa l’intelligenza artificiale oggi che la interroghiamo anche per sapere cosa farà la squadra del cuore.
E non c’è Pnrr che tenga. Immersi in una bolla di cultura di morte, il suo alito ci avvolge come infido peplo. Devoti a Tanathos, dei progetti acconciati abbiamo pensato agli stadi (panem et circenses) e i cimiteri, ma non l’ammodernamento delle condutture. Abbiamo dimenticato l’acqua, la vita. Sommo masochismo. Ci sta in questo nostro tempo sudicio e virale. In cui i mezzi sono scambiati per fini.
Molta acqua si perde anche quando piove. Non tutta finisce nella falda. Non siamo in grado di raccoglierla, non ci abbiamo mai pensato. Facendola decantare, indirizzarla poi nelle tubature. Il gatto si morde la coda. “Stoccare l’acqua delle piogge del semestre invernale”, come dice il prof. di Agronomia Luigi Mariani (Università di Brescia).
La terra ha sete ma intanto la politica è assetata di opere inutili: in Puglia l’allargamento della 275 per dirne solo una. Politici della domenica, poi, dagli esigui orizzonti culturali, vorrebbero finanziare con i soldi PNRR asili nido. Non sanno dell’inverno demografico?
Sempre in Puglia, hanno chiuso o depotenziato 33 ospedali, intanto programmano la costruzione di altri, e non è difficile capire perché.
I fans del cemento inutile, come sempre, sono i parvenu che nella generazione precedente morivano di fame e oggi si occupano di spartizioni, di elargizioni, lottizzazioni, convenzioni, solo per procurarsi consenso, per la loro (vana)gloria e carriera, senza ricadute sui territori, sui cittadini usati come carne da urna elettorale. Si chiama voto di scambio, crea fedeltà canina, perpetua il dominio, la fame. E la sete.
La terra e gli u0mini hanno sete e ci si occupa di sostenibilità digitale, di trattamento di fine mandato (retroattivo, “meritato”, visti i risultati), mentre gli uffici periferici di AP sono aperti a singhiozzo, senza criterio. Si va per ospizi, mentre i giovani manager indigeni vanno a farsi onore all’estero. Immaginiamo la loro gioia convinti che ormai la Puglia è terra per vecchi, e l’Italia “perduta” (come dice Putin). Non resta che acconciare il trolley e andarsene da una terra che è stata ridotta a rsa diffusa. Parafrasando Eduardo: Se volete fare qualcosa per la Puglia, fuitevenne!
Viene in mente la Regina di Francia, edotta del popolo senza pane, ridacchiò: “Dategli le brioches!”. Pochi mesi e il delicato, niveo collo dovette posarlo sulla lama affilata di Madame.
Ma se la fame aguzza l’ingegno e la sete lo affina ancora di più, domanda: perché non usare le vecchie cave di pietra dismesse e abbandonate come raccoglitori e contenitori di acqua?
Limitandosi al Leccese (ma lo stesso dicasi per tutta la Regione: dal Barese al Brindisino al Tarantino, etc.), se ne contano infinite: Cavallino, Gallipoli, Melpignano, Soleto, Giuliano, S. Maria di Leuca, Alessano, Acquarica del Capo, Zollino, Poggiardo, Cursi, Ruggiano/Presicce, etc.
Alcune usate come contenitori culturali (Fantiano, Grottaglie, Cavallino, Lecce, etc.), altre come discariche, anche di rifiuti tossici: giusto per fare pendant e spargere altra morte. La falda si inquina di percolato, in alcune zone l’acqua puzza e avvelena la gente che la bene e innaffia le piante. Masochismo puro.
Intanto, meglio tirar fuori i Santi e fare processioni, come nel Medioevo che, corsi o ricorsi, è di nuovo qui… Gesù, fate luce!