BARI - ASSITOL, l’Associazione italiana dell’industria olearia aderente a Confindustria, ringrazia i Nas per l’operazione effettuata a Cerignola che ha portato al sequestro di olio contraffatto e plaude al costante impegno delle forze dell’ordine sulla sicurezza alimentare.
“La vicenda di Cerignola dimostra, ancora una volta, che nel nostro Paese i controlli ci sono e funzionano – afferma Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva dell’associazione -. Purtroppo episodi del genere rischiano di danneggiare l’immagine dell’intera filiera, che è fatta di tanti operatori seri, costretti a lavorare tra mille difficoltà, concorrenza sleale compresa. L’Italia dell’olio d’oliva e dei prodotti di marca è molto lontana da quella realtà e si basa sull’impegno delle aziende che, dal campo alla tavola, lavorano ogni giorno per proporre ai consumatori prodotti buoni, sani e sicuri”.
Quella utilizzata a Cerignola rappresenta una tipologia di frode “vecchio stile”. “Addizionare clorofilla ad oli, d’oliva o da semi era un sistema in voga decenni fa – spiega la presidente degli industriali – grazie alle conoscenze attuali, oggi si può individuare molto facilmente. In tal senso l’industria sostiene la ricerca nella definizione di nuovi metodi analitici, come quello dei composti volatili, sempre più sensibili ed efficienti nel garantire l’autenticità del prodotto”.
Il vero problema, secondo l’Associazione, è il danno di reputazione a carico della stragrande maggioranza delle imprese, che lavorano correttamente. ASSITOL ricorda che le aziende olearie sono tenute per legge a rispettare norme stringenti a garanzia della qualità e genuinità dell’olio d’oliva. “Il nostro è uno dei settori più controllati, innanzitutto grazie al SIAN, il sistema telematico nazionale che monitora i flussi oleari in entrata e in uscita dall’Italia. Inoltre a vigilare sugli oli commercializzati a scaffale, ci sono ben otto diversi organismi pubblici di controllo”. L’olio d’oliva è anche l’unico prodotto alimentare sottoposto ad analisi sensoriale (panel test), che ne valuta la qualità, prima di essere posto in commercio, grazie al giudizio di un gruppo di assaggiatori professionisti. Infine ogni oleificio effettua, al suo interno, migliaia di controlli ogni anno sulle materie prime e sui suoi prodotti.
Anche il report annuale dell’Icqrf, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari che fa capo al Ministero della Sovranità Alimentare e delle Politiche Agricole, dimostra come l’olio d’oliva sia uno dei prodotti più verificati. In particolare, nel 2023 l’ispettorato ha acceso i riflettori sulle vendite online e sui flussi oleari verso l’estero, fornendo un’ulteriore tutela alle nostre esportazioni.
“Il caso di Cerignola è venuto alla luce grazie all’operato delle forze dell’ordine – commenta Anna Cane – e si inscrive in un sistema virtuoso che, come dimostra l'ultimo sequestro, è in grado di scoprire tutti gli eventuali illeciti commessi da laboratori clandestini. E' proprio questa azione capillare sul territorio che fa emergere le irregolarità, garantendo non soltanto i consumatori italiani ma anche quelli stranieri, sempre più interessati al consumo di questo prodotto”.
La vicenda pugliese, analoga ad altri episodi registrati negli ultimi anni, fa emergere, una volta di più, la mancanza di una vera cultura dell’extra vergine, che ASSITOL lamenta da tempo. “Il fatto che i ‘sottoscalisti’ come quelli scoperti a Cerignola trovino ancora interlocutori sul mercato – sottolinea la presidente degli imprenditori - dimostra quanto poco valore si attribuisca a questo prodotto straordinario, autentica spremuta di salute e sapore. L’extra vergine non è un semplice condimento, ma un alimento vero e proprio, che regala personalità ad ogni piatto. Un motivo di più per promuoverne la conoscenza, in Italia e nel mondo, e sostenere in tutti i modi la sua tutela”.
“La vicenda di Cerignola dimostra, ancora una volta, che nel nostro Paese i controlli ci sono e funzionano – afferma Anna Cane, presidente del Gruppo olio d’oliva dell’associazione -. Purtroppo episodi del genere rischiano di danneggiare l’immagine dell’intera filiera, che è fatta di tanti operatori seri, costretti a lavorare tra mille difficoltà, concorrenza sleale compresa. L’Italia dell’olio d’oliva e dei prodotti di marca è molto lontana da quella realtà e si basa sull’impegno delle aziende che, dal campo alla tavola, lavorano ogni giorno per proporre ai consumatori prodotti buoni, sani e sicuri”.
Quella utilizzata a Cerignola rappresenta una tipologia di frode “vecchio stile”. “Addizionare clorofilla ad oli, d’oliva o da semi era un sistema in voga decenni fa – spiega la presidente degli industriali – grazie alle conoscenze attuali, oggi si può individuare molto facilmente. In tal senso l’industria sostiene la ricerca nella definizione di nuovi metodi analitici, come quello dei composti volatili, sempre più sensibili ed efficienti nel garantire l’autenticità del prodotto”.
Il vero problema, secondo l’Associazione, è il danno di reputazione a carico della stragrande maggioranza delle imprese, che lavorano correttamente. ASSITOL ricorda che le aziende olearie sono tenute per legge a rispettare norme stringenti a garanzia della qualità e genuinità dell’olio d’oliva. “Il nostro è uno dei settori più controllati, innanzitutto grazie al SIAN, il sistema telematico nazionale che monitora i flussi oleari in entrata e in uscita dall’Italia. Inoltre a vigilare sugli oli commercializzati a scaffale, ci sono ben otto diversi organismi pubblici di controllo”. L’olio d’oliva è anche l’unico prodotto alimentare sottoposto ad analisi sensoriale (panel test), che ne valuta la qualità, prima di essere posto in commercio, grazie al giudizio di un gruppo di assaggiatori professionisti. Infine ogni oleificio effettua, al suo interno, migliaia di controlli ogni anno sulle materie prime e sui suoi prodotti.
Anche il report annuale dell’Icqrf, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari che fa capo al Ministero della Sovranità Alimentare e delle Politiche Agricole, dimostra come l’olio d’oliva sia uno dei prodotti più verificati. In particolare, nel 2023 l’ispettorato ha acceso i riflettori sulle vendite online e sui flussi oleari verso l’estero, fornendo un’ulteriore tutela alle nostre esportazioni.
“Il caso di Cerignola è venuto alla luce grazie all’operato delle forze dell’ordine – commenta Anna Cane – e si inscrive in un sistema virtuoso che, come dimostra l'ultimo sequestro, è in grado di scoprire tutti gli eventuali illeciti commessi da laboratori clandestini. E' proprio questa azione capillare sul territorio che fa emergere le irregolarità, garantendo non soltanto i consumatori italiani ma anche quelli stranieri, sempre più interessati al consumo di questo prodotto”.
La vicenda pugliese, analoga ad altri episodi registrati negli ultimi anni, fa emergere, una volta di più, la mancanza di una vera cultura dell’extra vergine, che ASSITOL lamenta da tempo. “Il fatto che i ‘sottoscalisti’ come quelli scoperti a Cerignola trovino ancora interlocutori sul mercato – sottolinea la presidente degli imprenditori - dimostra quanto poco valore si attribuisca a questo prodotto straordinario, autentica spremuta di salute e sapore. L’extra vergine non è un semplice condimento, ma un alimento vero e proprio, che regala personalità ad ogni piatto. Un motivo di più per promuoverne la conoscenza, in Italia e nel mondo, e sostenere in tutti i modi la sua tutela”.