Santa Fizzarotti Selvaggi (intervista): 'Il mistero dell’esistenza umana al centro dei miei versi'
Introduzione e Contesto
Può raccontarci il percorso che l'ha portata a scrivere "Betelgeuse… nel respiro di Dio" e "Glykà. Ventuno racconti in forma di poesia tra croccantini e gocce di miele"? Cosa l'ha ispirata per questi due libri?
Grazie innanzitutto per questa opportunità che mi date di narrare della mia ricerca letteraria e poetica. Giungere a scrivere lavori su “Betelgeuse … nel respiro di Dio” e Glykà” è stato il risultato di meditazioni nel silenzio della notte raccontate in forma di poesia che è la “ sorella maggiore” delle arti come ebbe ad affermare Simonide di Iuli. Tutte le Arti in genere, ma la Poesia in particolare è un modo per entrare in quel luogo inconoscibile, appunto l’inconscio, per accendere piccole luci e tentare di scoprirne il segreto, o almeno sperare di intendere il suo linguaggio, quel linguaggio misterioso che, si voglia o no riconoscere, governa la nostra vita.
Come riesce a conciliare la sua carriera di poetessa con quella di psicoterapeuta? Ci sono influenze reciproche tra le due?
La poesia come tale lascia emergere nella sua estrema sintesi i contenuti più profondi dell’inconscio. Non è casuale che Freud abbia scritto “Il poeta e la fantasia” presentato nel 1907 a un gruppo di 90 intellettuali ..Freud ha sempre paragonato il lavoro dell’analisi a quello dell’archeologo che cerca i frammenti del passato per comprendere il presente. Ne “Il poeta e la fantasia” Freud rileva che sono i poeti che più di altri scienziati e letterati accedono a regioni inconsce nascoste allo sguardo del mondo. Ho una formazione psicoanalitica dovuta all’incontro con grandi maestri come Andreas Giannakoulas, con il quale ho lavorato per circa trenta anni e scritto lavori che hanno ricevuto premi prestigiosi oltre che essere tradotti in varie lingue, e Max Hernandez: entrambi si sono sempre occupati del pensiero creativo. Devo essere grata al collega Giovanni Losito per aver condiviso quotidianamente per moltissimi anni con me pensieri e riflessioni e ai tanti illustri maestri come Franco Fanizza, Franca Pinto, Angelo Riccio, Adriano Giannotti e così via per lo scambio libero e fecondo di idee e ipotesi su tematiche artistiche d’avanguarde e formative a livello istituzionale.Grata sono a coloro che insieme a me immaginano i luoghi dell’ utopia: Grazia Andidero, Eleonora Attimonelli, Angela Brescia, Rita Caldarola, Angela Campanella, Rosalba Manfredi, Ruggiero Sfregola e una amica di infanzia, Olga Careccia. Non posso non ringraziare il dr Alberto Nerini, presidente de “La Madonnina Life & Care, per accogliere le proposte della Associazione Crocerossine di Italia Onlus sezione di Bari, presieduta a livello nazionale da donna Mila Brachetti Peretti. Grata sono a tutti gli editori che hanno creduto e credono nel mio lavoro: Schena di Fasano, Levante, Les Flaneurs, Gagliano di Bari, Tracce di Pescara, Borla di Roma, e tutte le riviste d’ arte nazionali con le quali ho collaborato per moltissimi anni. Ma soprattutto sono grata profondamente a mio marito Francesco per il continuo amorevole sostegno senza il quale non avrei potuto affrontare molti ostacoli…
“Betelgeuse… nel respiro di Dio”
La presentazione del suo libro si terrà nella suggestiva cornice del Libro Possibile di Polignano a Mare. Cosa rappresenta per lei questo evento e come si sta preparando per condividere il suo lavoro con il pubblico?
Non è la prima volta sin dall’inizio del suo essere che mi si invita a presentare lavori: l’anno scorso ho presentato “Il segreto della rugiada” con la meravigliosa profonda prefazione dell’Arcivescovo metropolita della Diocesi di Bari Bitonto Mons. Giuseppe Satriano e quest’anno “Betelgeuse “ si avvale della colta prefazione di Mons. Francesco Neri, Arcivescovo Otranto che conosco sin dai tempi della prima giovinezza, oltre che, come sempre miei compagni di viaggio, dell’illustre grecista Francesco De Martino e dell’altrettanto noto frate cappuccino e psicologo padre Mariano Bubbico. Mi emoziona il confronto con il pubblico perché mi consente sempre di apprendere tanti aspetti per ulteriori riflessioni e approfondimenti.
Il titolo "Betelgeuse …nel respiro di Dio" evoca immagini cosmiche e divine. Cosa rappresenta per lei Betelgeuse e come si collega alla tematica del libro?
Di notte sogno e immagino di viaggiare nel cosmo, di contare le stelle, di ascoltare il loro suono, la loro musica… d’altra parte suono il pianoforte dall’ età di sette anni. Mi interrogo sulla nascita dell’Universo e ho sempre amato tanto il cielo e le stelle: mia madre mi impedì di dedicarmi alla astrofisica ma mi regalò un telescopio con il quale spesso osservo quel cielo in cui si nascondono i segreti del nostro esistere. Immagino quella materia oscura che spinge le galassie e crea nuovi mondi, accende nuove stelle: penso all’Essere supremo che nella Sua eternità in tutto già esiste. crea però ogni istante il visibile e l’invisibile ai nostri occhi manifestandosi a noi e a Se Stesso nelle Sue infinite forme.
Betelgeuse è un mio pseudonimo, ma fatte le doverose differenze (vi prego di credermi) Betelgeuse mi ha sempre affascinato nelle notti a Creta dove la si individua facilmente perché è una delle stelle più brillanti dell’universo. Come ha scritto magistralmente Delio De Martino è una stella rossa che rappresenta appunto il nostro destino: Betelgeuse esploderà. ma non morirà perché si trasformerà in altro, forse un pianeta dal quale nasceranno altre vite, altre esistenze nel respiro di Dio, il vero POETA perché plasma con il Suo respiro, il Suo per noi inesprimibile soffio, le forme degli Universi.
Secondo Mons. Francesco Neri, il testo parla del "non-ancora" che svela parti di noi e del mondo. Può approfondire questo concetto e come lo ha sviluppato nei suoi versi?
Mons. Francesco Neri sottolinea magistralmente il “non ancora”: il che è profondamente vero perché per quanto mi riguarda tutto deve ancora accadere, ma il “non ancora” è dentro perché non sappiamo domani cosa saremo: questo è il mistero non solo dell’essere umano ma di tutte le cose in costante divenire e trasformazione...
Nei suoi versi si incontrano numerose tematiche: la creazione, il ciclo della vita e della morte, la grazia delle relazioni, e l'amore. Come riesce a intrecciare questi elementi nella sua poesia?
Sì. Invero in questi versi, e non solo poiché scrivo pensieri in forma poetica sin dall’età di 16 anni, si intrecciano tante tematiche, ma forse l’unica tematica è il mistero dell’esistenza umana come tale. Una esistenza pregna di relazioni: gli incontri e il rispecchiamento nell’Altro da sé nel bene e non nel bene. il ciclo della vita e della morte, della trasformazione e non ultima la gratitudine a sorella Morte perché diversamente saremmo a ciondolare nella foresta: non ci sarebbero le Arti, le Scienze, la ricerca, la voglia di conoscere come ci ricorda padre Dante nel canto di Ulisse. Ed è appunto Thanatos il motore primo della vita, di Eros come lo intende Platone nel Symposio. In una parola dell’Amore che oggi sembra aver cambiato dimora , a causa della eccessiva esposizione dei corpi, della illusione del virtuale e ora di quell’inganno della cosiddetta IA, cioè delle macchine che apprendono e che sempre macchine nelle nostre mani rimangono.
Ha citato poeti come Dante, Hugo, Pessoa e mistici come Silesio e Rumi. Come influenzano la sua scrittura e quali aspetti del loro lavoro trova più ispiratori?
Noi siamo degli epigoni di fronte ai grandi maestri. Io non temo “ l’angoscia dell’influenza”, cui fa se pur opportunamente riferimento H. Bloom. Non ci si senta mai in competizione di fronte a Dante, Hugo, Pessoa e altri . Abbiamo tanto da imparare da loro e ci ispirano sollecitando il nostro stesso pensiero perché ogni volta che leggiamo un loro lavoro scopriamo nuovi aspetti e del lavoro e dell’autore e di noi stessi in interazione costante. I lirici greci, le tragedie, i poemi omerici, la meravigliosa Saffo, le Sacre scritture ci consentono di approfondire la nostra natura. E io a loro sono grata. Senza i Maestri e le loro radici l’albero della conoscenza si isterilisce. E ciò vale per tutti gli ambiti dello scibile. Lo tengano presente i contemporanei operatori in ogni campo…
Durante la presentazione, ci saranno interventi di Michele Cristallo, Donato Favale e Ruggiero Doronzo. Come si è sviluppata questa collaborazione e cosa apportano al tuo lavoro i loro contributi?
Sì. Conosco il valore e la grande statura letteraria di Michele Cristallo e come giornalista e come scrittore e storico. Per questa presentazione ho chiesto di confrontarmi (comincio a non tollerare più l’uso improprio che si fa del dialogare) con lo psichiatra scrittore Donato Favale, con il quale da tempo collaboro e con padre Ruggiero Doronzo, noto esperto di comunicazione. La collaborazione si è sviluppata spontaneamente nel tempo alla luce di affinità elettive, spirituali, culturali.
“Glykà. Ventuno racconti in forma di poesia tra croccantini e gocce di miele”
"Glykà" è una raccolta di racconti in forma di poesia narrati dal punto di vista di un cagnolino. Come è nata l'idea di utilizzare un cagnolino come alter-ego e narratore?
Che cosa voglio trasmettere con Glykà? Che forse è il tempo di far cadere le maschere e mostrare il vero volto, qualunque esso sia… Il cagnolino Glykà è un cagnolino estremamente allegro e indipendente, libero e autonomo: rappresenta quella mia parte un po’ trasgressiva che non si ferma dinanzi ad ostacoli o comportamenti ipocriti. In verità durante la primavera scorsa, in una nota libreria, ho assistito alla presentazione pomposa di un certo libro. Ma la mia curiosità mi condusse a navigare sul web e così scoprii da dove giungessero vari contenuti a parte la considerazione che spesso leggo su lavori di alcuni scrittori miei pensieri senza alcuna citazione della fonte. E allora il cagnolino “telepaticamente” mi ha suggerito che avrebbe voluto anche lui scrivere, ma non copiando dal web o da altre fonti. Desiderava scrivere in maniera originale, pur nella sua piccola modesta statura, autenticamente per non ingannare nessuno e innanzitutto se stesso.
Il nome Glykà deriva dal greco "dolce". Qual è il significato più profondo dietro questo nome e come riflette il carattere del libro?
Si il nome del cagnolino deriva dal greco: Glykà è dolce ma sa essere anche un po’ aspro come i bei limoni del mediterraneo. Una sorta di mio autoritratto: ecco sono sempre disponibile ad ascoltare, a sostenere ma se mi accorgo di una benchè minima manipolazione ahimè mi si perde totalmente.
Nel libro, Glykà desidera andare a Creta con i suoi padroni. Creta sembra avere un significato speciale per lei. Può raccontarci di più sul suo legame con quest'isola?
Il legame con l’isola di Creta è molto molto antico. Tra l’altro si i pensi che molte popolazioni provenienti da Creta hanno fondato città pugliesi dopo il terremoto di Santorini, a cominciare proprio da Bitonto. Secondo gli studi del grande grecista prof. Moretti una popolazione proveniente dalla parte occidentale di Creta, dove mi reco con mio marito Francesco da anni ormai, si mosse alla ricerca cerca di nuove terre e dopo aver approdato sulle coste dell’Illiria (Albania) si diresse verso i nostri lidi approdando all’attuale Fesca. Di li risalirono una lama, scavata da un fiume che chiamarono Tiflis (cieco a memoria dell’alveo che avevano lasciato e che esiste avendolo io trovato) e fondarono Bitonto che però già aveva un suo piccolo sito. Questa popolazione insegnò l’arte della potatura degli ulivi, forse il procedimento delle cartellate che secondo me rappresentano il labirinto di Dedalo, cioè la ricchezza: infatti è un dolce che si offre durante i matrimoni e che a Creta sono un po’ più grandi con zucchero e miele . A Creta mi reco da quando avevo circa trentacinque anni: io mi sento parte di quest’isola e non riesco a farne a meno: una sorta di mal d’ Africa . A Iraklion nel 1985 ideai e organizzai una mostra internazionale con artisti greci e italiani: 20000 visitatori. Il titolo riguardava le sorgenti dell’arte con catalogo in tre lingue. Fu inaugurata da Achille Bonito Oliva e numerose autorità. Creta per me è davvero l’ombelico del Mediterraneo, vero ponte tra Oriente e Occidente , basti pensare al mito di Europa amata da Zeus a Gortina. Terra di misteri: si ricordi che il disco di Festos non è stato ancora decifrato e poi, tra i tanti, si pensi al mito della via Lattea formatasi dalle gocce del latte di Giunone mentre allattava i gemelli. Saffo si recava a Creta e Aristotele racconta che il dittamo guariva le ferite dei guerrieri. Una straordinaria terra che io sento rispettosa del femminile come tale: non è casuale la statuetta della” dea dei serpenti”, o la vicenda di Arianna che aiuta Teseo ad uscire dal labirinto. Noi siamo gens Japigia : la leggenda racconta che fu Japige, figlio di Dedalo architetto del labirinto di Minos, a fondare la nostra città in una notte di tempesta.
La tradizione letteraria vede spesso il cane come un personaggio significativo. Come ha reinterpretato questa tradizione nel suo lavoro e cosa spera di trasmettere ai lettori attraverso Glykà?
Grata sono a Delio De Martino, dotato di una acutezza straordinaria oltre che di una profonda cultura e dal quale sempre apprendo. Nella sua recensione assistiamo ad un travolgente exursus sul cane nella letteratura. Si ricordi l’’Ode al cane di Neruda o il cane Argo: fedeltà, spontaneità, verità nei comportamenti; ecco tutte qualità che oggi tra noi esseri umani si stanno vanificando...
Via Temi Generali e Influenze
Nei suoi scritti si percepisce una profonda connessione con la spiritualità e la natura. Come queste influenze modellano la sua poesia?
Credo che questa spiritualità che lei Direttore ravvisa sia anche insieme sensuale e mi riviene dal mio giardino: sono nata in una zona che in quel tempo, subito dopo la nascita della Repubblica, era aperta campagna di proprietà di mio nonno materno che ho amato tanto. La mia compagnia erano le,piante e gli alberi del giardino: creature che vedevo crescere, poi intorno hanno costruito alcune palazzine nei pressi della mia casa materna negli anni Ottanta, ma il mio giardino, dedicato da Padre Diego Pedone, biblista e frate cappuccino, a Nostra Signora del Carmelo è rimasto intatto nel suo splendore, nella sua biodiversità voluta da mia madre che lo curava personalmente e che ora curo io. Vorrei tanto che questo giardino fosse riconosciuto come bene paesaggistico, perché vi sono piante che non si trovano più, alberi degli inizi del secolo che riesco a conservare. Subito mi accorgo se hanno bisogno di acqua o qualcos’altro. Il giardino facilita il mio approfondimento spirituale, modella la mia poesia e rifletto che il Creatore ci ha posto in un “giardino ad Oriente“ che stiamo devastando senza capire che distruggendolo alla fine annienteremo noi stessi perché sono le piante che ci fanno respirare ed è la terra che ci nutre.
L'amore e le relazioni sembrano essere temi ricorrenti nei suoi lavori. Come esplora queste tematiche nella sua poesia e che messaggi spera di comunicare ai suoi lettori?
L’amore è uno sviluppo della coscienza: è una conquista dell’ essere consapevoli e se noi finiremo per obbedire in toto alla mercificazione, alla rinuncia della libertà di pensare creativamente regrediremo e non ameremo più nessuno se non la nostra immagine sprofondando come Narciso nelle acque del nulla. L’Altro non esisterebbe più bensì solo i nostri egoismi in un delirio di onnipotenza narcisistica. L’amore è fatto di tante cose e non è nemmeno definibile, a volte non è pronunciabile come il soffio di Dio: si può pronunciare mai il soffio di Dio? L’amore si sente, si percepisce e quando si tratta di vero amore questo comprende tutto: anima corpo mente e attraverso l’Altro si ama il mondo intero divenendo agapico. Una fratellanza cosmica per noi umili figli della Madre Terra.
Come vede il ruolo della poesia nella società contemporanea? Crede che possa avere un impatto sulle persone e sulla loro comprensione del mondo?
La poesia non è mercificabile per cui risulta inutile per molti. Francesco Misceo ha scritto un meraviglioso lavoro su questa tematica: Raccolta differenziata. Poesia rifiutata, Fides Edizioni. E invece la poesia è l’arte maggiore che consola gli affanni degli uomini. Si ricordi la musa Calliope “dal dolce labbro” che consegna le nostre emozioni alla permanenza nel tempo insieme alle storie delle nostre vite. La poesia svela i mondi interiori in relazione con il mondo esteriore, ma non producendo denaro diviene Cenerentola… però nella fiaba Cenerentola ad un certo punto incontrò il principe azzurro. Dunque la speranza è che al di là dei condizionamenti virtuali emerga l’autenticità della verità che la Poesia apparentemente nasconde e in realtà rivela.
Conclusione e Futuro
Cosa spera che i lettori portino con sé dopo aver letto i suoi ultimi libri?
Che riflettano sul destino di noi esseri umani il cui cuore batte all’unisono con il cuore dell’Altro.
Ha nuovi progetti o idee per il futuro che può condividere con noi?
Sì ho tanti progetti: sto già scrivendo il lavoro per il 2025, ma non uno solo. Ho per esempio il progetto di un libro che sto preparando da diverso tempo ma non ancora lo sento pronto. E poi tante idee e progetti in ambito sociale, volontaristico e culturale.
Quale consiglio darebbe ai giovani poeti e scrittori che cercano di trovare la propria voce nel mondo della letteratura?
Di trovare attraverso la scrittura la parte autentica di sé per contribuire a costruire un mondo fondato sulla creatività, sulla libertà di pensiero e sulla pacificazione tra uomini, culture, civiltà e generazioni.
E così facilitare la nascita di un Uomo Nuovo alla luce del principio ineludibile dell’Umanità.