VENEZIA - Un vero e proprio terremoto ha scosso la giunta del Comune di Venezia. L’assessore alla Mobilità, Renato Boraso, è stato arrestato nell'ambito di un'indagine su reati amministrativi condotta dalla Guardia di Finanza. La sua abitazione è stata perquisita e, oltre a Boraso, nell'inchiesta è coinvolto anche il sindaco Luigi Brugnaro insieme ad altre 18 persone.
Arresti e perquisizioni
Nell'ambito dell'operazione, sono state eseguite nove ordinanze di custodia cautelare: due in carcere e sette agli arresti domiciliari. Oltre a Boraso, è stato incarcerato l'imprenditore edile Fabrizio Ormenese. Tra i domiciliari ci sono funzionari comunali e delle partecipate pubbliche, tra cui l'azienda dei trasporti comunale Actv. Per altri sei indagati è stata disposta l'interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi. Sequestri preventivi per circa un milione di euro sono in corso.
Coinvolgimento di figure di rilievo
Tra gli indagati figurano anche il direttore generale dell'Actv, Giovanni Seno, e il responsabile del settore appalti, Fabio Cacco. Nella vicenda che coinvolge il sindaco Brugnaro sono indagati anche il capo di Gabinetto del sindaco e direttore generale del Comune, Morris Ceron, e il vicecapo di Gabinetto, Derek Donadini.
Le accuse
Le accuse ruotano attorno a trattative di vendita dell'area dei "Pili", di proprietà di Brugnaro, all'imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching. Gli accertamenti riguardano il blind trust che gestisce il patrimonio del sindaco. Si ipotizza un accordo per il versamento di 150 milioni di euro in cambio della promessa di raddoppiare l'indice di edificabilità e approvare varianti urbanistiche per un progetto edilizio di 348.000 mq.
Vendita controversa del Palazzo Poerio Papadopoli
Secondo gli inquirenti, Brugnaro, Ceron e Donadini avrebbero concordato la vendita del Palazzo Poerio Papadopoli a Ching per oltre 10 milioni di euro, inferiore al valore stimato di 14 milioni, facilitando così le trattative per la cessione dell'area "I Pili".
La reazione del sindaco Brugnaro
Il sindaco Luigi Brugnaro ha commentato: "Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l'incarico di Sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici. L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare dei vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata, come ho già avuto modo di spiegare dettagliatamente e pubblicamente più volte".
Brugnaro ha aggiunto che l'area in questione era già edificabile prima della sua amministrazione e che non ha mai messo in atto alcuna azione amministrativa per modificarne le cubature. Anche riguardo alla vendita di Palazzo Papadopoli, il sindaco ha sottolineato che la procedura è stata trasparente dal punto di vista amministrativo. "Ovviamente, sono e resto a disposizione della magistratura per chiarire tutte queste questioni", ha concluso.
L’inchiesta prosegue e la comunità veneziana attende sviluppi ulteriori su questo caso che coinvolge le alte sfere della politica cittadina.