Usb Foggia: 'Basta soprusi contro i braccianti'


FOGGIA - Il 30 luglio 2024 si è consumata una gravissima violazione dei diritti fondamentali delle persone migranti in Italia, culminando in un'azione che ha visto Camara Sekou, cittadino guineano e attivista per i diritti dei braccianti, espulso dal paese in circostanze allarmanti.

Sekou, da tempo impegnato nelle lotte dei braccianti dell'USB nelle campagne del foggiano, si è recato in Questura a Foggia per formalizzare la propria richiesta di protezione internazionale. L'appuntamento, originariamente fissato per il 3 luglio, era stato spostato senza una chiara motivazione. Tuttavia, è emerso che la Questura aveva ordito una vera e propria imboscata per espellere Sekou rapidamente, impedendogli così di formalizzare la richiesta di protezione.

Nonostante fosse in Italia da oltre otto anni, temesse per la sua vita in caso di rientro in Guinea e fosse regolarmente assunto come bracciante agricolo con contratto di affitto nel comune di Foggia, il suo diritto di asilo e alla vita privata e familiare, garantito dall'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, è stato brutalmente violato. Un provvedimento di espulsione della Prefettura di Foggia, seguito da un allontanamento imposto dalla Questura, ha ignorato la sua richiesta di protezione internazionale e i nuovi motivi addotti.

Ammanettato e caricato su un'auto diretta all'aeroporto di Fiumicino, Sekou è stato espulso in poche ore, imbarcato su un volo per la Guinea senza altro che i vestiti che indossava, trattato peggio di un criminale. Questo trattamento è stato riservato a una persona che non ha commesso alcun reato, se non quello di essere considerato "straniero" agli occhi di un governo che molti definiscono razzista e xenofobo.

Le responsabilità di questa operazione, che ha visto l'impiego di numerosi mezzi e personale, ricadono sulla Dirigente dell'Ufficio Immigrazione, il Prefetto e il Questore di Foggia. Nonostante numerosi incontri e promesse di miglioramento, continuano ad accanirsi contro i lavoratori migranti, pilastri dell'economia agricola locale.

Questo vile atto sarà impugnato per vie legali, e il governo italiano verrà trascinato davanti alla Corte di Giustizia Europea per rispondere di questa violazione del diritto internazionale. Tuttavia, non possiamo restare in silenzio contro le ingiustizie e i soprusi sui lavoratori migranti, costretti a confrontarsi non solo con lo sfruttamento nei campi, ma anche con la violenza istituzionale che peggiora le loro già precarie condizioni di vita. Le braccia e il sudore di questi lavoratori sostengono l'economia e il futuro delle nostre campagne, e non devono essere trattati con tale disprezzo.

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