Vuoi mettere una notte al Colosseo, panem et circenses?

FRANCESCO GRECO. ROMA - Di una zona di negozi esclusivi a ridosso del Palatino e i Fori Imperiali, restarono solo macerie annerite dal fuoco. L’incendio di Roma (18 luglio 64 d.C., 1960 anni fa, un’estate eccezionalmente calda, come questa) fu devastante. E tanti misteri ancora non sono stati decifrati.

Per dire: perché si sospetta che una volta quasi domato, c’era chi riappiccava i fuochi qua e là per la Città? E quale fu il vero ruolo di Tigellino, prefetto dei vigili del fuoco, un tipo a dir poco ambiguo? E perché si puntò subito l’indice su Nerone, che però si precipitò dagli ozi fuori città (Ostia) per coordinare gli addetti ai lavori?

Lo sapremo mai? Recenti teorie hanno smentito il fatto che sull’arena si siano svolte le lotte fra i leoni e i cristiani: pare, al contrario, avvenissero nel non lontano Circo Massimo. Il Colosseo si pensa sia stato solo un topos ludico, un luogo di giochi, insomma, l’eterno panem et circenses.

Sulla spianata nuda, intorno al 70 d.C., l’Imperatore Vespasiano iniziò i lavori, li continuò il figlio Tito, li concluse Diocleziano intorno all’80 (altro che Ponte sullo Stretto e metropolitana di superficie Sud-Est!). Ma la sfiga gli giocò contro: passò infatti alla Storia per ben altro...

Nel frattempo, da posteri fortunati, potremo riscoprire il magico luogo (uno dei siti più visitati al mondo, ma anche il più depredato) al chiaror delle stelle, ogni giovedì notte e, socchiudendo gli occhi, potremo rivedere il tempo quando era pieno di gente, i giuochi, le gradinate, i cuscini, i gladiatori sudati, i loro muscoli tesi.

L’anfiteatro al tempo che fu edificato, non aveva questo nome, che invece risale al Medioevo. Probabilmente nasce dalla maestosità dell’edificio o, altra ipotesi, la prossimità della colossale statua di bronzo di Nerone, che era nei paraggi, nella Domus Aurea.
Anfiteatro Flavio
Il Parco Archeologico (detto anche Anfiteatro Flavio) si offre per una visita guidata della durata di un’ora. E’ la prima edizione della magnifica idea “Notte al Colosseo” che, dicono al Campidoglio, corre su tre rette affascinanti e suggestive: il primo ordine, l'arena delle lotte, i misteriosi sotterranei.

Le visite, ripetiamo, giovedì dalle 8 a mezzanotte (ultimo ingresso 22:30), gruppi di max 25. Cosa accadrà? Si assisterà al racconto della storia: come se a narrare fossero gli spettatori sugli spalti col fagotto per pranzo e cena portati da casa e i protagonisti degli spettacoli nell'arco di una giornata nell'arena, dove avvenivano le lotte fra cacciatori e animali (venationes) e fra gladiatorii (munera).

Il tour parte dal fornice nord, l'entrata principale che era riservata dell'Imperatore (quale onore!), con l’approfondimento sull'ingresso, le decorazioni in stucco, poi si sfocia nell'arena, dove si gode una visione totale della cavea.

Il pavimento copriva il piano del Colosseo, purtroppo l’incuria lo ha fatto crollare e così ne resta solo una parte, ricostruita decenni fa, che dà l'idea di come fosse l’arena dove si affrontavano i gladiatori.

Il viaggio si fa poi più interessante negli oscuri sotterranei, dove si osserva l’esposizione permanente 'Spettacoli nell'Arena del Colosseo. I protagonisti', curata da Alfonsina Russo (pugliese, di Tricase), Federica Rinaldi e Barbara Nazzaro.

Siamo poi accolti da una proiezione olografica: i gladiatori emergono dal buio per sfidare la sorte nell'arena. Particolarmente belle le ricostruzioni delle armature rifatte ispirandosi agli originali conservati nei musei, italiani ed extra moenia.

Migliaia di uomini, schiavi, prigionieri di guerra, ma anche volontari, nei sotterranei si preparavano per entrare nell’arena. Divisi in categorie: i murmillo, con elmo, scudo rettangolare e gladio (da cui deriva gladiatori), i retiarii, armati appunto di rete e tridente (tante volte li abbiamo visti nei film di Sansone e Maciste), o i thraex, con un piccolo scudo e la sica ricurva.

Lo spettacolo spesso era un combattimento all'ultimo sangue, ma anche una rappresentazione teatrale.Infine si risale e ci si ritrova alla Porta Trionfale davanti al murales con la veduta di Gerusalemme, che prova i vari passaggi del Colosseo nel corso dei secoli.

Pochi lo sanno, infine, ma Vespasiano lo costruì con le risorse derivanti dalla conquista appunto di Gerusalemme. Solo che fu ingenuo: riempì l’Urbe di accessori per la bisogna urgente, rovinandosi con le sue stesse mani: come faceva a prevedere la stupidità e l’ingratitudine dei posteri?

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