'Born in the U.K.', a Mola di Bari musica inglese di ogni epoca per l’AgìmusFestival
ph_Fabio Grande |
MOLA DI BARI - L’AgìmusFestival di Mola di Bari si sposta nel Chiostro di Santa Chiara, dove mercoledì 28 agosto (ore 21) è in programma «Born in the U.K.», concept-show sulla grande musica inglese di ogni epoca, dal periodo elisabettiano al prog-rock. Un progetto che vede insieme la cantante e violista Anne-Lise Binard e l’Ensemble ’05. Un concerto, dunque per riscoprire nel Cinquecento inglese le origini del genere più amato della «popular music» britannica ed approdare ai Genesis, al rock dei Radiohead e molti altri lidi sonori, anche attraverso l’uso dei live electronics.
Il concerto si apre, infatti, con uno dei pezzi più famosi di John Dowland, «Flow My Tears» del 1596 per voce e liuto, canzone della quale sono state realizzate diverse versioni strumentali intitolate nella maggior parte dei casi «Lachrimae». Un brano sul quale si sono sbizzarriti molti compositori con le più svariate elaborazioni, esattamente come accadrà nella proposta firmata dall’Ensemble ‘05. In successione si ascolteranno pezzi antichi e moderni. A fare da collante, frammenti musicali ispirati allo stesso Dowland creati da Benjamin Britten, il più importante compositore britannico della prima metà del Novecento, del quale l’Ensemble ’05 rielabora anche i materiali sonori da «Heavy Sleep» utilizzati per dare forma a un «Nocturnal». E tra antico e moderno sarà anche il confronto intorno a Shakespeare, articolato affiancando «Full Fathom Five» composto per «La tempesta» di William Shakespeare da Robert Johnson, che non è il celebre bluesman americano ma, per l’appunto, un compositore inglese vissuto a cavallo tra XVI e XVII secolo, alle vicende di «Romeo e Giulietta» evocate dai Dire Straits di Mark Knopfler.
La storica scena rock britannica viene ripensata anche attraverso le rielaborazioni di «The Raing Song» dei Led Zeppelin, «Lazarus» e «Life on Mars?» di David Bowie, oltre che con il brano di satira sociale «Piggies» composto da George Harrison e pubblicato dai Beatles nel cosiddetto «White Album». Ci sono anche due brani rappresentativi dei Genesis ai tempi di Peter Gabriel, vale a dire «Dancing with the Moonlit Knight» da «Selling England by the Pound» e «Apocalypse in 9/8» dalla suite «Supper’s Ready» contenuta nell’album «Foxtrot», per un’immersione totale nella migliore tradizione del prog-rock britannico.
In scaletta, completamente rivisitati in chiave colta, si ascolteranno inoltre due brani da solista dello stesso Peter Gabriel, «Wallflower» e «Secret World», oltre a «Russians» di Sting, canzone dai contenuti politici, e a due successi di Kate Bush, «Dream of Sheep» e «Hello Earth». E non finisce qui, perché il concerto prevede una cavalcata finale sulle note di «The Great Gig in the Sky» dei Pink Floyd, il brano di «The Dark Side of The Moon» divenuto famoso per l’assolo vocale di Clare Torry, e una rivisitazione di «These Are the Days of Our Lives» dei Queen, prima della chiusura sulle note di «Nude» dei Radiohead, la rock band più significativa degli ultimi trent’anni.
Info 368.568412 (WhatsApp 393.9935266). Biglietti online sul circuito Vivaticket all’indirizzo www.vivaticket.com/it/tour/agimusfestival-2024/3782.