Cronaca di un suicidio annunciato
FRANCESCO GRECO - Il tunnel viscido del crepuscolo è stato ormai fatalmente imboccato, e magari fra poco si stamperà l’ultima copia. Dopo di che, i giornali saranno archeologia, biopic per i musei del Terzo Millennio.
Il bello è che i lettori potenziali ci sarebbero, mancano però i giornalisti, che hanno scelto l’eutanasia, il suicidio assistito. Cavoli nostri! Nulla invecchia i suoi codici più velocemente del giornalismo: nuove fasce di lettori, nuovi linguaggi, nuovi argomenti: non capirlo, o leggerli in modo ideologico e te ne devi andare casa. La credibilità poi è fondamentale, essenziale, basica: non puoi scrivere che Montagner Premio Nobel è un poveraccio, De Donno uno “stregone” e che Putin è morto impunemente.
Periodicamente si accertano le copie diffuse (quelle realmente vendute) e il crollo è verticale. Non manca qualche esperto che sostiene: sono tuttavia cifre gonfiate, in realtà vendono solo il 10% di quelle dichiarate. Sono costretti a taroccare: sennò gli inserzionisti scapperebbero come leprotti.
Ma il diavolo ci mette sempre la coda, perché fa le pentole, non i coperchi. Nelle stesse ore in cui si dà una non notizia, di un reato peraltro astratto, metafisico, tipicamente italiano (traffico di influenze), facendo franare ulteriormente la credibilità della politica e di riflesso di chi la racconta, perché la news sarebbe un’eventuale indagine reale, non “complotti” ipotetici forniti alla stampa brevi manu da fantomatiche “agenzie”, ebbene, la realtà ci piomba addosso con inaudita violenza e ci passa oltre non senza un busco turbamento.
Ignorata dai media. Che se se ne occupassero forse le copie le venderebbero, o quanto meno frenerebbero la fuga dei lettori. Invece di praticare il gossip politico, fare da eco a potenti e potentati, terminali dei segnali che si lanciano i poteri forti: rubbish che lascia indifferenti, annoiati i cittadini.
Prendiamo il caffè con un vecchio amico al baretto della borgata di Roma Sud gestito da ragazze cinesi molto sveglie e ci confida con profonda amarezza che ha ritirato il figlio dall’Università: la piccola borghesia ora proletarizzata, con due stipendi in casa, non ce la fa a pagare affitto della stanza, tasse, libri e quant’altro. Avremo generazioni di ignoranti. Un dramma, una tragedia sociale, prima che famigliare e personale. Ma chi la “legge”? Siamo dentro una brutta crisi di narrazioni del reale, di reticenze, di veline, di scontri all’arma bianca sulle persone, non sui fatti reali.
Ci chiama un altro amico, è allarmato: deve subire un intervento alla prostata, al CUP - dove intanto hanno sospeso le prenotazioni - lo hanno mandato al 2029 (avete letto bene!). Ma se “trova” 7500 euro, anche domani va sotto i ferri. Sono vent’anni che – sinistra destra centro - privatizzano la sanità, un asset che un Paese serio terrebbe per sé o farebbe convivere col privato senza farsi schiacciare. Ecco i risultati. Ma chi lo scrive? Chi disturba il manovratore?
Negli stessi giorni, altro amico, sintomi, analisi, tac e quant’altro: sospetti di malattie, CUP che manda sine die e, sinora, per tenere in vita la speranza di salvarsi, ha dato fondo a quasi tutti i risparmi: 28mila euro.
Se i giornalisti si occupassero di queste tragedie, cause ed effetti, dirompenti, forse le copie le venderebbero. I lettori potenziali, ripetiamo, ci sono, mancano i giornalisti perduti dietro alle visioni oniriche, quasi trascendenti, oltre che accomodanti e reticenti.
Scommettiamo che domani leggeremo di Sanremo ’25, un altro “complotto” inventato e amenità di cui, al 99% di noi, come dicono a Trastevere, non gliene può fregar di meno?