Bari – Sono tre le persone indagate nell'ambito di un'inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Bari su una presunta frode legata ai bonus edilizi. L'operazione, portata avanti dai finanzieri della tenenza di Putignano in collaborazione con i carabinieri della locale stazione, ha portato al sequestro di beni, disponibilità finanziarie e crediti per un valore complessivo di 10 milioni di euro, nei confronti di una società edile.
Le accuse nei confronti dei tre indagati riguardano truffa aggravata ai danni dello Stato e autoriciclaggio. Secondo le indagini, sarebbe stato orchestrato un complesso sistema fraudolento sfruttando le agevolazioni previste dal cosiddetto decreto Rilancio, con particolare riferimento ai bonus edilizi come il Superbonus e l’Ecobonus.
Due degli indagati avrebbero costituito e gestito una società edile con sede a Putignano, amministrata formalmente da un prestanome, che avrebbe emesso fatture per lavori edili mai eseguiti su immobili appartenenti a ignari contribuenti delle province di Bari, Lecce e Potenza. Queste fatture avrebbero generato falsi crediti fiscali, ottenuti grazie al meccanismo dello sconto in fattura.
Parte di questi crediti fittizi sarebbe poi stata ceduta dalla società putignanese ad altre due società di capitali, con sede nelle province di Bari e Venezia, a prezzi notevolmente inferiori rispetto al valore nominale. I crediti, una volta acquisiti, sarebbero stati utilizzati in compensazione, tramite i modelli F24, per estinguere debiti tributari e previdenziali.
Oltre ai due responsabili della società e all'impresa stessa, risulta indagato per favoreggiamento personale anche il professionista incaricato di tenere la contabilità . Quest'ultimo avrebbe aiutato gli amministratori di fatto a eludere eventuali controlli da parte delle autorità competenti.
Le accuse nei confronti dei tre indagati riguardano truffa aggravata ai danni dello Stato e autoriciclaggio. Secondo le indagini, sarebbe stato orchestrato un complesso sistema fraudolento sfruttando le agevolazioni previste dal cosiddetto decreto Rilancio, con particolare riferimento ai bonus edilizi come il Superbonus e l’Ecobonus.
Due degli indagati avrebbero costituito e gestito una società edile con sede a Putignano, amministrata formalmente da un prestanome, che avrebbe emesso fatture per lavori edili mai eseguiti su immobili appartenenti a ignari contribuenti delle province di Bari, Lecce e Potenza. Queste fatture avrebbero generato falsi crediti fiscali, ottenuti grazie al meccanismo dello sconto in fattura.
Parte di questi crediti fittizi sarebbe poi stata ceduta dalla società putignanese ad altre due società di capitali, con sede nelle province di Bari e Venezia, a prezzi notevolmente inferiori rispetto al valore nominale. I crediti, una volta acquisiti, sarebbero stati utilizzati in compensazione, tramite i modelli F24, per estinguere debiti tributari e previdenziali.
Oltre ai due responsabili della società e all'impresa stessa, risulta indagato per favoreggiamento personale anche il professionista incaricato di tenere la contabilità . Quest'ultimo avrebbe aiutato gli amministratori di fatto a eludere eventuali controlli da parte delle autorità competenti.
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