Harris e Walz superano la prima intervista post-nomination: poche sorprese e qualche promessa

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Kamala Harris e Tim Walz hanno affrontato la loro prima intervista dopo la nomination per la corsa presidenziale, con un risultato che, seppur privo di colpi memorabili, li ha visti superare indenni questo primo grande ostacolo mediatico. L'intervista, condotta da Dana Bash della CNN, si è svolta in un format pre-registrato, caratterizzato da un ritmo tranquillo e intervallato da ricostruzioni dei momenti salienti della loro campagna elettorale.

Un elemento di spicco dell'intervista è stato l'annuncio di Harris sulla volontà di includere un repubblicano nella sua futura amministrazione, richiamando la scelta di Barack Obama di nominare Robert Gates alla Difesa. Questo gesto si inserisce in una strategia volta a espandere la base elettorale e attrarre gli elettori repubblicani moderati, già avvicinati durante la convention grazie alla presenza di esponenti del partito critici verso Donald Trump. "È importante avere persone con opinioni diverse quando si prendono decisioni cruciali", ha spiegato Harris, sottolineando che un gabinetto bipartisan sarebbe un vantaggio per gli americani.

I temi principali e le promesse

Durante l'intervista, Harris ha affrontato i cambiamenti nelle sue posizioni politiche, ammettendo che l'esperienza da vicepresidente ha influenzato alcune sue opinioni. Tuttavia, ha assicurato che i suoi valori di fondo "non sono cambiati". Un esempio concreto riguarda il fracking, una pratica che in passato aveva condannato e per la quale ora ha annunciato che non imporrà un divieto, una decisione che potrebbe rivelarsi cruciale per guadagnare consensi in stati chiave come la Pennsylvania.

Ha inoltre toccato il tema dell'immigrazione, promettendo di far rispettare le leggi per chi attraversa illegalmente il confine, in contrasto con la sua precedente posizione di depenalizzazione. Tuttavia, ha criticato Trump per aver bloccato un accordo bipartisan sulla sicurezza del confine, che lei intende riproporre.

In merito alle frequenti accuse di sessismo e razzismo mosse da Trump, Harris le ha definite "il solito copione stanco", ribadendo che gli americani sono pronti per un cambiamento. La sua priorità principale sarà quella di sostenere la classe media, un tema centrale nella sua agenda presidenziale.

Politica estera: pochi dettagli e nessuna novità sull'Ucraina

Il segmento dedicato alla politica estera ha visto una copertura limitata. Nessuna domanda sull'Ucraina, mentre per quanto riguarda il Medio Oriente, Harris ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, sottolineando al contempo il diritto di Israele di difendersi. Ha poi confermato che non vi saranno cambiamenti nella fornitura di armi statunitensi a Israele, escludendo qualsiasi ipotesi di embargo.

Il ruolo marginale di Tim Walz

Tim Walz, il candidato vicepresidente, ha avuto un ruolo più marginale durante l'intervista, intervenendo brevemente per esprimere orgoglio per i suoi 24 anni di servizio nella Guardia Nazionale, ma evitando domande delicate come quella sull'uso delle armi in guerra. Ha invece difeso suo figlio, affetto da ADHD, oggetto di scherno da parte dei repubblicani per la sua forte reazione emotiva durante la convention. Questo episodio, ha confessato Walz, gli ha ricordato "ciò che è realmente importante" nella vita.

In conclusione, Harris e Walz hanno gestito l'intervista con professionalità, ma senza grandi colpi di scena, in linea con una strategia di campagna che punta a consolidare consensi più che a suscitare controversie.

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