SANTA FIZZAROTTI SELVAGGI - "Dopo tutto c’è soltanto una razza: l’umanità ". (George Moore)
Sono venuta a conoscenza di un libro che ho trovato davvero colmo di riflessioni, talora estremamente graffianti, che possono sollecitare in tutti i lettori e la cosiddetta comunità civile a comprendere le grandi questioni della modernità globale su tutto ciò che si indica come “razza e razzismo” . Non si dimentiche che di recente le Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro della Camera hanno votato all’unanimità per l’ abolizione del termine “ razza” da ogni documenti amministrativo della nostra Repubblica sostituendo con il termine “nazionalità ”.L’art.3 della Costituzione Italiana recita :”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” Un articolo che rappresenta la struttura portante del Paese . Il termine “ razza” nel linguaggio politico non era contemplato nello Statuto albertino ma è comparso con l’epoca fascista . Non si abbia a dimenticare il Manifesto della razza (sulla rivista “La difesa della razza”, 5 agosto 1938) o le affermazioni circa «l’attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale» davanti al rischio di «incroci e imbastardimenti” Ma potremmo disquisire a lungo sui tanti pregiudizi funzionali al Dio dell’Economia. Ma come si sa radicalizzare i “ sentimenti “ per i poteri forti non è difficile.
Anna Curcio ha scritto questo lavoro con la schiettezza e il coraggio di chi non teme di leggere la storia nella sua realtà . Si tratta di una complessa riflessione su come sia soltanto la questione economica a decidere delle sorti dell’umanità . E tutto ciò era stato ampiamente asserito da Einstein a Freud in una lettera molto nota.
L’Autrice ha studiato negli Stati Uniti dove ha potuto toccare con mano che la “razza” di cui si parla non è “mai connotata in senso biologico e questo potrebbe essere ovvio quello che voglio invece sottolineare- scrive - è che la razza non è mai neanche un’essenza culturale e tecnica o un’identità . La razza è una categoria socialmente costruita e per questo non ha colore né un corpo, ma piuttosto individua di volta in volta corpi differenti da "razzializzare" dentro i processi di valorizzazione del capitale” .E qui solleva il velo di una grande verità che può sfuggire a sguardi tesi sempre verso le Utopie. In ogni caso si tratta di una visione del mondo molto limpida e chiara che l’Autrice ci sottopone e ad un certo punto in un capitolo: “L’invenzione della razza. credenza o mistificazione" scrive una disamina a cominciare dall’alba del 14 settembre nel 1676 a Jamestown in Virginia. Certo è difficile riconoscere che la struttura economica regge tante di quelle ingiustizie al di là dei colori e dei cromatismi: fatto sta però che l’ignoranza gioca il suo ruolo e se ci si interrogasse su l’origine di ogni cosiddetta razza che abita li pianeta ci si renderebbe conto, come dicono i genetisti, che si deriva da un’unica donna detta Eva mitocondriale. E successivamente c’è stato uno sviluppo, un’evoluzione dovuti all’ambiente, alle condizioni di vita, all’azione del sole e quant’altro che ha sollecitato una prospettiva diversa . Ma urge riconoscere, come si legge in E.Balducci nel suo testo straordinario “ La terra del tramonto: saggio sulla transizione “ che la nostra percezione ritiene comunque subalterni coloro che giungono sui nostri lidi. Ecco è la conoscenza che può vanificare i pregiudizi che ci accompagnano. Il colore della pelle diviene per alcuni una questione di confine: si tratta dell’uso che si vuol fare dell’Alterità in condizioni di disagio , ma in tal modo non ci si rende ,nemmeno conto che si finisce per alimentare un razzismo di ritorno, E infine non ci si rende nemmeno conto di come alcuni popoli sia stati talmente condizionati dallo sguardo dell’Occidente per cui con difficoltà riescono ad essere autonomi e liberi pur desiderandolo.
Si tratta di grandi riflessioni che potrebbero condurci molto molto lontano: certo i migranti, come scrive Carme Lasorella nel suo ultimo romanzo , sono gli schiavi del III millennio con tutta una serie di sfruttamenti e di violenze.
L’Autrice ci invita anche a riflettere su quello che è un razzismo, per così dire, di genere riferendosi ai femminicidi e riporta un episodio straordinario verificatosi ini una mattina d’autunno del 1993 nell’atrio del Dipartimento di scienze sociali all’Hamilton college , nello stato di New York. E così scrive :” una gabbia sospesa a quattro metri di altezza racchiude il corpo di Yance Ford, femminista afroamericana, studentessa al terzo anno del prestigioso istituto d’arte. Scalza, con la testa rasata e avvolta in un lenzuolo lacero, Fords for rimarrà lì per cinque ore in totale silenzio lasciando attoniti studenti e docenti. “ I titolo della performance era This Invisible World : molti usano il termine “invisibile” perché in realtà si nega la realtà , l’Alterità quale parte del Sé. Si scotomizza e anche il “corpo di donna, nero, seminudo, un corpo fuori posto che occupa uno spazio inedito, non previsto …” Quel corpo crea inquietudine e destabilizza lo sguardo. Si legge che “ e’ una visione scabrosa che produce imbarazzo e indignazione, riflette vergogna”. E’ vero ciò che insegna Marx a tal proposito e noi aggiungiamo che dovremmo ritrovare il senso della vergogna e del pudore dinanzi a certe efferatezze anche sottili legate non solo al sesso ma agli esseri umani come tali.
Un mondo invisibile che riguarda anche i cosiddetti clochard o quelli che chiamiamo indegnamente barboni : ma questi “invisibili” invero visibilissimi a volte servono proprio all’economia come i “poveri” utili alle logiche perfide dei poteri forti, alle loro progettazioni economiche dalle quali talora non sono escluse le Associazioni di volontariato.
Qui si tratta della dignità umana e la costruzione di una nuova coscienza che a questo punto diviene molto urgente e non più procrastinabile.
Siamo grati all’Autrice per aver scritto questo libro.