Omicidio di Sharon Verzeni: nuovi dettagli dal fermo di Moussa Sangare


TERNO D'ISOLA - Prima di accoltellare a morte Sharon Verzeni, Moussa Sangare, 31enne originario di Milano, le avrebbe detto: "Scusa per quello che ti sto per fare". Mentre veniva colpita, Sharon avrebbe chiesto disperata: "Perché? Perché?". È uno dei particolari emersi durante l'interrogatorio di Sangare, accusato dell'omicidio della barista di Terno d'Isola.

La dinamica dell’omicidio

Secondo quanto riferito da Sangare durante l’interrogatorio, la notte del 30 luglio era uscito di casa a Suisio, portando con sé un coltello con l'intenzione di colpire una persona qualunque. Nel tragitto, ha minacciato due ragazzini, uno dei quali indossava una maglietta del Manchester United. Poi ha visto Sharon Verzeni, l’ha seguita e l'ha aggredita mentre ascoltava musica guardando le stelle. Sangare ha detto di averle puntato direttamente al cuore, prima di fuggire in bicicletta.

La difesa della famiglia Verzeni

L'avvocato Luigi Scudieri, rappresentante della famiglia di Sharon, respinge l’ipotesi di un raptus improvviso da parte dell’assassino: "Si è parlato di 'scatto d'ira' e di assenza di premeditazione, ma faccio notare che Moussa Sangare è uscito di casa con quattro coltelli e ha avuto tempo di minacciare altre persone prima di uccidere Sharon". Scudieri ha espresso perplessità sul fatto che si sia considerata l'incapacità mentale del fermato già nelle prime ore dopo l'arresto.

La confessione di Sangare

Sangare, nato a Milano da una famiglia di origini maliane, ha confessato il delitto, ma non ha saputo fornire un movente chiaro: "Non so perché, l'ho vista e l'ho ammazzata", ha detto. L’uomo aveva precedenti denunce da parte della madre e della sorella per maltrattamenti. Dopo il delitto, ha seppellito il coltello vicino al fiume Adda, indicandolo agli investigatori. I suoi vestiti insanguinati e altri tre coltelli sono stati recuperati dai sommozzatori nel fiume.

Le testimonianze

Due ragazzi, italiani di origine marocchina, hanno fornito un aiuto cruciale nell'identificazione di Sangare. Allenandosi per strada quella notte, avevano notato un uomo in bicicletta che li aveva fissati in modo strano. "Non lo avevamo mai visto prima, ci ha colpito la sua smorfia e il modo in cui ci guardava", hanno raccontato. Grazie alla loro segnalazione, i carabinieri sono riusciti a identificare il sospetto.

La vicina di Sangare: "Avevamo paura"

Clotilda, vicina di casa di Sangare, ha descritto un clima di paura e violenza in cui viveva la famiglia dell'uomo. La donna ha riferito che Sangare aveva accumulato rabbia e spesso agiva fuori controllo. "Da un anno segnalo la situazione, ma nessuno ha fatto nulla fino a quando non è accaduto il fatto". La vicina ha descritto episodi di violenza domestica e comportamenti pericolosi, tra cui l’incendio della sua stessa casa.

Il ritorno del compagno di Sharon

Sergio Ruocco, compagno di Sharon, è tornato a Terno d’Isola, ma non ha potuto accedere alla casa che condivideva con la vittima, ancora sotto sequestro. Nei giorni scorsi, il luogo dell'omicidio è diventato un punto di raccolta per fiori e candele, con messaggi che invocano giustizia per Sharon.

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