FRANCESCO GRECO - “Ti prego, non arrenderti: sei nato per fare il
nostro mestiere... Io purtroppo al momento
non posso aiutarti. E ti dirò di più: Mi pento
di averlo fatto con persone che non lo
meritavano e aver lesinato il mio aiuto ad
alcuni che, come te, lo meritano...”.
Avevo fotocopiato una decina di articoli, i primi che mi erano capitati e li avevo mandati al “Principe” dei giornalisti. Che inaspettatamente mi aveva risposto e che negli anni che seguirono mi mandò gli auguri a Natale, Pasqua, etc.
Mi aveva anche invitato in redazione. Così una mattina di primavera mi affacciai a Piazza di Pietra, all’improvviso, senza aver prima telefonato. Mi metteva soggezione, speravo di non trovarlo.
Invece apparve sulla porta e visto che indugiavo nel corridoio mi invitò brutalmente a entrare. C’era un fresco naturale. Era altissimo, magrissimo, aveva bellissimi occhi azzurri.
Fu assai lusingato quando gli dissi che era il mio storico preferito, non perdevo una sola dispensa degli allegati del “Giornale”. E si divertì molto quando gli raccontai l’aneddoto del maresciallo.
Un giorno io e mio padre ci ritrovammo nella caserma dei Carabinieri, non ricordo il motivo, credo normale burocrazia.
Il maresciallo guardò mio padre e disse: “Hai visto? L’intrecciatore di sedie di paglia ha fatto il figlio giornalista!”.
Disse che stava per lasciare il “Giornale”. Parlò delle prospettive del giornalismo, come volesse dettare un testamento: “Il futuro – disse – è nella fidelizzazione del lettore”.
Una profezia che si è avverata, in peggio, nel senso che oggi i giornalisti non riescono a fidelizzare i lettori. Amara realtà . Seguì un silenzio abbastanza lungo in cui continuò a scrutarmi. Capii che aveva da fare, per cui mi alzai e tesi la mano. Mi accompagnò alla porta.
Fuori il sole continuò a stordirmi. Berlusconi si è sempre spacciato per un grande conoscitore di uomini. Ma come pensasse di ridurre al rango di maggiordomo un uomo così solo perché stava “scendendo in campo” forse era eccesso di autostima, ipertrofia dell’io. E infatti in seguito si lesse questa frase: “Nemmeno lui crede alle panzane che racconta agli italiani...”.
Il 22 luglio 2001 ci lasciava Indro Montanelli.
Avevo fotocopiato una decina di articoli, i primi che mi erano capitati e li avevo mandati al “Principe” dei giornalisti. Che inaspettatamente mi aveva risposto e che negli anni che seguirono mi mandò gli auguri a Natale, Pasqua, etc.
Mi aveva anche invitato in redazione. Così una mattina di primavera mi affacciai a Piazza di Pietra, all’improvviso, senza aver prima telefonato. Mi metteva soggezione, speravo di non trovarlo.
Invece apparve sulla porta e visto che indugiavo nel corridoio mi invitò brutalmente a entrare. C’era un fresco naturale. Era altissimo, magrissimo, aveva bellissimi occhi azzurri.
Fu assai lusingato quando gli dissi che era il mio storico preferito, non perdevo una sola dispensa degli allegati del “Giornale”. E si divertì molto quando gli raccontai l’aneddoto del maresciallo.
Un giorno io e mio padre ci ritrovammo nella caserma dei Carabinieri, non ricordo il motivo, credo normale burocrazia.
Il maresciallo guardò mio padre e disse: “Hai visto? L’intrecciatore di sedie di paglia ha fatto il figlio giornalista!”.
Disse che stava per lasciare il “Giornale”. Parlò delle prospettive del giornalismo, come volesse dettare un testamento: “Il futuro – disse – è nella fidelizzazione del lettore”.
Una profezia che si è avverata, in peggio, nel senso che oggi i giornalisti non riescono a fidelizzare i lettori. Amara realtà . Seguì un silenzio abbastanza lungo in cui continuò a scrutarmi. Capii che aveva da fare, per cui mi alzai e tesi la mano. Mi accompagnò alla porta.
Fuori il sole continuò a stordirmi. Berlusconi si è sempre spacciato per un grande conoscitore di uomini. Ma come pensasse di ridurre al rango di maggiordomo un uomo così solo perché stava “scendendo in campo” forse era eccesso di autostima, ipertrofia dell’io. E infatti in seguito si lesse questa frase: “Nemmeno lui crede alle panzane che racconta agli italiani...”.
Il 22 luglio 2001 ci lasciava Indro Montanelli.