Turismo, che cosa sta succedendo?

FRANCESCO GRECO. ROMA - Lo choc sottinteso dev’essere di dimensioni continentali (cioè, europee) se dalla Gran Bretagna ci mandano un post (lo alleghiamo) dal titolo esplicito: “Tourists, go home!”.

Il giocattolo si è rotto? E’ qualcosa di provvisorio, magari dettato dall’attualità (guerre?), dall’incertezza della vita? Oltre che da stipendi e pensioni miserabili? La classe media ormai è si è estinta. Non sappiamo dirlo.

Però è qualcosa accaduto di recente. Qualche mese. Vediamo per Roma gli autobus turistici viaggiare mezzi vuoti. Già lo scorso Natale erano pieni, a regime.

Prendiamo l’autobus strapieno come sempre e una signora ci dice: “Lo scorso anno ad agosto era vuoto...”. I Romani sono andati in vacanza? A giudicare dalla spazzatura sempre traboccante dai cassonetti non si direbbe. La signora della pizza rustica alla fermata del tram ci confida che i suoi figli ci andranno a fine agosto e solo per qualche giorno. Lei non chiuderà.

Anche molte officine e dentisti resteranno aperti ad agosto: i loro indirizzi occhieggiano invitanti dai cartelloni pubblicitari, dove già sono comparse le pellicce.

Intanto, riferito alla Puglia, registriamo la reazione di due operatori turistici, dopo aver letto il nostro pezzo (“Turismo in Salento, l’incanto è finito?”).

Ecco il pensiero, da Southpark (GB, 26 km da Liverpool), di un imprenditore italiano: “In Puglia il turismo non porta ricchezza economica, ambientale, culturale agli indigeni. Siete fortunati che ancora non avete venduto alle multinazionali...”.

Ed ecco l’altro, che vive in Puglia: “Prezzi troppo alti, sia per le case-vacanza che per hotel e ristoranti, che sono carissimi; i lidi sono costosissimi: sono arrivati a chiedere 90 euro al giorno per un ombrellone e due sdraio.

Se non abbassano i prezzi il Salento sarà una meta più costosa della Sardegna. Invece Calabria e Sicilia sono economicissime, costa tutto poco e tra qualche anno supereranno il Salento”.

Sicilia e Calabria ringraziano.

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