Addio a Mimmo Spadavecchia, il Van Gogh di Puglia

FRANCESCO GRECO - Genio incompreso, una vita travagliata, borderline. Temperamento non facile. Popolare, amatissimo. Lo avevamo incontrato per caso tempo fa al bar “Faccetta” di Gagliano. Il tempo di un caffè, ci confidò che stava lavorando in un’abitazione del paese. Mi diede il suo numero.

Di origine foggiana, studi artistici, rapporti tormentati con la famiglia (ogni tanto andava a trovare la madre, del padre e di eventuali fratelli non ha mai parlato, ma forse aveva una sorella), era capitato in Salento come docente alla comunità “L’Adelfia” di Alessano (Lecce). Erano gli anni Novanta.

E’ morto a Sant’Eufemia di Tricase (la sua ultima residenza, aveva vissuto anche a Alessano, Montesano Salentino, Gagliano, Corsano), per un attacco di cuore, Mimmo Spadavecchia, il Van Gogh della Puglia. E come per il grande artista belga dei “Girasoli” e “I mangiatori di fagioli”, di lui si sentirà parlare in futuro, quando si procederà alla ricognizione della sua immensa opera.

Declinata in tutti i materiali possibili: fra disegno (molti i ritratti) e sculture, terracotta, tempera su tavola, olio su tela, etc. “Cominciò a dipingere dopo un brutto incidente in cui rimase gravemente ferito alla testa”, ricordano oggi i suoi amici. Artista totale, multitasking, per un certo periodo fu nel giro di Gigi Show. Suonava molti strumenti, fra cui la chitarra. Ma ha fatto anche il cantante di piano- bar d’estate nei locali sulle spiagge.

Componeva (e cantava) bellissime canzoni arrangiandole con la sua pianola. Nei locali dove cantava eseguiva i ritratti, poi passava per un contributo, ma se non lo riceveva Mimmo li regalava.
“Non aveva un carattere facile – aggiungono i suoi amici - era molto esigente a livello umano - come chi cambia di continuo posto, persone, affetti: era sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Con lui bisognava dosare le parole...”. Nel suo pellegrinare, giunse ad Alessano e a “L’Adelfia” fece dei corsi per la lavorazione della cartapesta, ma non restò molto, insofferente alle regole com’era: andò a vivere per conto suo, in affitto, sempre ad Alessano.

Poi si trasferì a Gagliano ospite dell’Istituto dei Padri Trinitari, per i quali lavorò. La Basilica di Santa Maria di Leuca gli commissionò delle pale d’altare. Dipinse molto anche soggetti di carattere religioso.

Appena la notizia che il suo cuore non ce l’aveva fatta si è sparsa, i social media sono stati inondati da una gigantesca ondata di affetto: “Te ne sei andato senza salutarmi...”, (Cristina Corinaldi, giornalista), “Ora tra gli angeli del Paradiso continuerai a realizzare altri capolavori con le tue pennellate”, (Amerigo Russo), “Eri fantastico Mimmo ti abbiamo voluto bene anche se non ci credevi...” (Teresa Alessio), “Persona mite, geniale e incompresa” (Giuseppe Accogli), “Lassù con gli attrezzi del mestiere, starai dipingendo tutte le tue opere terrene...”, (Giacomo Greco), “Mi mancherà la tua semplicità, il tuo essere artista”, (Antonella Melcarne), “Il suo Carnevale era qualcosa di veramente bello...”, (Antonio Bisanti), “Un animo tormentato”, (Francesca Sergi). “Ora rifarai la Torre di Babele in Paradiso...”, (Loredana Salvo Bleve), “Maledetta solitudine!”, (Loredana Chiarello).

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