Alessandra Politi alla Fiera del Libro di Francoforte


FRANCESCO GRECO
. LECCE - Diciamolo subito senza se e senza ma: questa ragazza leccese, Alessandra Politi, è nata per fare la scrittrice. Ha un tocco magico e uno stile personale originalissimo, riconoscibile fra mille. Non vogliamo fare confronti, ma ricorda un pò la solidità magmatica della prosa di Isabel Allende e la fluidità naturale di Katherine Panckol.

Prevale l’influsso dell’appartenenza ai codici culturali e letterari mediterranei, con echi della mitteleuropa.

Fra qualche giorno andrà a proporre il suo ultimo romanzo alla Fiera del Libro di Francoforte, news da far tremare le gambe a chiunque, considerando anche che lo ha pubblicato con Kimerik, piccola casa editrice (come “Yael Peretz”, 2022 e “Il volo dei giorni rubati”, 2020, per le Edizioni Esperidi). Una vetrina internazionale, con incontri importanti, la grande editoria, gli agenti, forse traduzioni nelle lingue straniere.

Inevitabile chiedere: emozionata?

Più che emozionata. Più che entusiasta. Più che felice. Poter partecipare col mio nuovo romanzo “Il guaritore delle bolle ferite” a un evento internazionale così prestigioso, non può che riempirmi di orgoglio e di tanta voglia di fare!

C’è una continuità filologica e di struttura nei suoi romanzi?

Indubbiamente. Ogni autore possiede "il suo stile di scrittura", che significa anche continuità filologica e di struttura del testo, modalità espressiva che veicola i messaggi contenuti nelle pagine fino al lettore. È come un'impronta digitale, quel segno distintivo che rende unici e riconoscibili. Esiste un legame profondo tra la vita dell'autore e il suo modo di esprimersi: ogni esperienza, emozione e conoscenza si riflettono nel suo stile narrativo, che lo differenzia da qualsiasi altro.

Nella sua prosa c’è un’energia dolce e possente, una musicalità interna, una luce vivida che oggi sarebbe utile all’uomo confuso, smarrito, minacciato nelle sue convinzioni: è così?

L'uomo e la sua ombra. La perdita di coscienza. L'alienazione, ossia l'estraniazione da sé stessi e l'identificazione con la realtà materiale da lui stesso prodotta, fino a divenirne strumento passivo, oggetto. La letteratura serve a tirarci fuori da un mondo inautentico, perché soggetto alle ferree leggi di mercato. La letteratura è una tecnica di istruzione all'immaginazione, che non porta semplicemente a comunicare o a far vivere esperienze simulate. Porta a vivere. A renderci più felici. O meno infelici. Migliori. Più saggi, più accorti, più sensibili, più lungimiranti, più attrezzati nell'interpretare il mondo che ci circonda, più abili a comprendere i nostri simili, più pronti a intendere il senso e il peso delle parole. Perciò le rispondo sì, che consapevolmente a volte, altre  meno, ma tendo a trasferire nelle pagine la mia energia, la musicalità e quella luce che può essere utile a qualcuno che si è smarrito e a qualcun altro per non smarrirsi.

Che tecnica di lavoro usa? La fase della scrittura è preceduta da una di ricerca e documentazione?

"Scrivi ciò che conosci" è a tutti gli effetti un dogma quando si tratta di scrittura. Conoscere non vuol dire aver vissuto in prima persona i fatti che si narrano, quindi neanche aver vissuto nei luoghi descritti, nemmeno aver vissuto nelle epoche in cui è ambientato il romanzo, né aver vissuto le vicende dei personaggi. Intendiamoci, per scrivere un thriller non è sicuramente necessario essere un serial killer o un commissario o un poliziotto. Però occorre documentarsi. Diventare il massimo esperto dell'argomento che s'intende narrare. Altrimenti appare irreale, fasullo, illogico. Quindi chiappe incollate sulla sedia e libri, manuali, riviste, documenti, mappe, google, street wiew e chi più ne ha più ne metta. Questo per dire che occorre studiare e io studio sempre tanto prima di accingermi a scrivere un libro. Biblioteche, archivi, forum, blog non solo sono la parte più entusiasmante del processo di ricerca e di scoperta, ma diventano il mio pane quotidiano, perché le fonti sono oltremodo importanti, fondamentali per essere credibili, per scrivere un buon libro. Ricordiamo sempre che l'unico modo per avere delle risposte è porsi delle domande.

Ha scrittori di formazione, cult, dei maestri rimasti, anche a livello inconscio, nel suo background culturale?

Come potrebbe essere altrimenti? Ho studiato Lettere Moderne e può immaginare quanti autori sono passati nella mia mente, nella mia formazione e quanti ne sono rimasti nel cuore. Continueranno per sempre a essere maestri, anche inconsciamente. Poi mi sono appassionata a Criminologia e pur non avendo conseguito nessuna laurea in materia, ho studiato sui manuali universitari e approfondito pareri e conoscenze di criminologi, antropologi, giuristi, agenti speciali, magistrati, medici legali, cioè un mondo da esplorare nelle sue infinite sfaccettature. Per non parlare poi della Psicologia e di tutte le branche che si diramano nell' impossibile caccia al tesoro nei meandri insondabili della mente umana. Ogni cosa che imparo, che osservo, che incontro diventa il mio cult, entra a far parte del mio background, anche un bambino che fa i capricci davanti a scuola o un vecchietto che siede su un tram o qualcuno che mi racconta della sua vita. Tutto è motivo di attenzione e curiosità per uno scrittore. Le faccio un esempio pratico: prenda un uomo che mi ha ferito o deluso, bene, in automatico diventerà uno dei prossimi personaggi del mio libro, nel ruolo di vittima ovviamente! Questo era per farla sorridere!

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