VITTORIO POLITO – Il mitico poeta e scrittore Giovanni Panza (1916-1994),
nel suo libro “La checine de nononne” (Schena Editore), scrive a proposito
delle diete che, “se vuoi seguire medici e giornalisti, dovresti sedere a tavola
in compagnia di un ragioniere (per contabilizzare le calorie); un addetto alla
bilancia (per pesare i grammi di idrati di carbonio, di proteine, di vitamine, di
glicidi, di lipidi ecc.); di un chimico (per analizzare se quello che mangi
potrebbe provocare un aumento o una diminuzione di pressione, un minore o
maggiore numero di piastrine o di globuli rossi” ecc.).
E così, dopo tanti anni di “dieta a punti”, “dieta ipocalorica”, si è giunti alla “dieta mediterranea”, alla “dieta bio” ed alla “Protein Pacing”, per cui periodici, quotidiani, radio e TV dispensano consigli utili alla dieta o a ricette finalizzate a far dimagrire, a far diminuire il colesterolo, a far sparire la “pancia”. Ma vediamo in dettaglio di che si tratta.
Per dieta si intende l’alimentazione quantitativamente e qualitativamente definita, rivolta a conseguire scopi terapeutici o preventivi, per cui abbiamo la dieta ipercalorica o ipocalorica. Numerose diete, poi, provenienti da varie fonti, spesso non qualificate, hanno lo scopo di provocare una rapida sensazione di sazietà, inducendo a mangiare meno rispetto alle normali abitudini alimentari. Spesso siamo di fronte a diete squilibrate che servono solo a far calare il peso corporeo ma non a nutrire correttamente l’organismo.
La Dieta Mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell’UNESCO dal 2011, risale agli anni post-bellici, quando un fisiologo americano, Ancel Keys, intuì, e poi dimostrò, che l’alimentazione delle regioni mediterranee, in particolare quella del Cilento, dove egli si stabilì definitivamente, come dimora della sua vita, era salutare, soprattutto a livello cardiovascolare, riducendo il rischio d’infarto miocardico. Ciò è dovuto ad una alimentazione povera, frutta, cereali integrali, legumi, ricca di verdura, pochi grassi derivati da olio di oliva extravergine, pesce e ricca di nocciole e semi, di acidi grassi polinsaturi, poca carne. L’alcool, sotto forma di vino, specie rosso, a dosi moderate e bevuto al momento dei pasti, rappresenta un elemento fondamentale, salutare perché ricco di polifenoli.
Negli anni 50-60, veniva poi la dimostrazione, a livello popolazionistico, di confronto di alimentazioni di popolazioni nordiche, anglosassoni, con quelli mediterranei, a favore della Dieta Mediterranea, per il rischio vascolare. Questi alimenti costituiscono la cucina mediterranea, che nei vari studi epidemiologici, in Europa e negli Stati Uniti, hanno mostrato l’efficacia di ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare e quella relativa ai tumori. Non solo, ma attualmente la stessa cucina mediterranea viene utilizzata in alcuni centri oncologici, persino durante le terapie chemioterapiche, per preservare i pazienti da alcuni effetti collaterali indotti dai farmaci. Oggi con la dieta mediterranea si prediligono cibi biologici poiché pare che migliorino le prestazioni sessuali maschili e aiutino a contrastare l’infertilità. Il periodico “Ok” di settembre 2024, riferisce che uno studio dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR, ha quantificato l’effetto di questo regime alimentare su testosterone e infertilità, controllando per 3 mesi 50 uomini che seguivano la dieta mediterranea con cibi biologici, rilevando un aumento significativo del testosterone e una contemporanea riduzione degli spermatozoi con DNA frammentato (che limita la possibilità di concepimento). Secondo gli esperti il miglioramento dei fattori citati si deve alla forte presenza di antiossidanti negli alimenti scelti che contrastano l’azione di fattori ambientali e stili di vita scorretti.
Com’è noto la dieta mediterranea è basata in linea di massima sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio di oliva, di pesce, ed è riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l’invecchiamento cellulare e le malattie vascolari.
Oggi si registra una nuova dieta la “Protein Pacing”: un regime alimentare che distribuisce i pasti, altamente proteici, cinque o sei volte durante al giorno, in altre parole questa tecnica comporta il consumo regolare di proteine nel corso della giornata. Un metodo alimentare che sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo della nutrizione, al fine di ottimizzare la sintesi proteica muscolare, migliorare la composizione corporea e supportare la perdita di peso. Ma questa è un’altra storia.
Diete e non diete è il caso di ricordare che per i pugliesi la tavola rappresenta un palcoscenico senza regole dietetiche, nel quale gli attori principali sono le portate: da “Sua maestà il Polpo”, a un bel piatto di fave e cicorie o di orecchiette con cime di rapa o cavoli, ad una lasagna con il sugo di pesce (‘làghene cu ciambotte’), ad una insalata di lampascioni (‘lambasciune sal’e pepe’), alla famosa e insuperabile teglia con patate riso e cozze (‘tiedde de rise patane e cozze’), alla pasta al forno, ai tubettini con le cozze, agli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, ai carciofi fritti, al baccalà al forno con patate (‘tiedd’o furne de baccalà che le patane’), ecc.
E così, dopo tanti anni di “dieta a punti”, “dieta ipocalorica”, si è giunti alla “dieta mediterranea”, alla “dieta bio” ed alla “Protein Pacing”, per cui periodici, quotidiani, radio e TV dispensano consigli utili alla dieta o a ricette finalizzate a far dimagrire, a far diminuire il colesterolo, a far sparire la “pancia”. Ma vediamo in dettaglio di che si tratta.
Per dieta si intende l’alimentazione quantitativamente e qualitativamente definita, rivolta a conseguire scopi terapeutici o preventivi, per cui abbiamo la dieta ipercalorica o ipocalorica. Numerose diete, poi, provenienti da varie fonti, spesso non qualificate, hanno lo scopo di provocare una rapida sensazione di sazietà, inducendo a mangiare meno rispetto alle normali abitudini alimentari. Spesso siamo di fronte a diete squilibrate che servono solo a far calare il peso corporeo ma non a nutrire correttamente l’organismo.
La Dieta Mediterranea, riconosciuta patrimonio immateriale dell’UNESCO dal 2011, risale agli anni post-bellici, quando un fisiologo americano, Ancel Keys, intuì, e poi dimostrò, che l’alimentazione delle regioni mediterranee, in particolare quella del Cilento, dove egli si stabilì definitivamente, come dimora della sua vita, era salutare, soprattutto a livello cardiovascolare, riducendo il rischio d’infarto miocardico. Ciò è dovuto ad una alimentazione povera, frutta, cereali integrali, legumi, ricca di verdura, pochi grassi derivati da olio di oliva extravergine, pesce e ricca di nocciole e semi, di acidi grassi polinsaturi, poca carne. L’alcool, sotto forma di vino, specie rosso, a dosi moderate e bevuto al momento dei pasti, rappresenta un elemento fondamentale, salutare perché ricco di polifenoli.
Negli anni 50-60, veniva poi la dimostrazione, a livello popolazionistico, di confronto di alimentazioni di popolazioni nordiche, anglosassoni, con quelli mediterranei, a favore della Dieta Mediterranea, per il rischio vascolare. Questi alimenti costituiscono la cucina mediterranea, che nei vari studi epidemiologici, in Europa e negli Stati Uniti, hanno mostrato l’efficacia di ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare e quella relativa ai tumori. Non solo, ma attualmente la stessa cucina mediterranea viene utilizzata in alcuni centri oncologici, persino durante le terapie chemioterapiche, per preservare i pazienti da alcuni effetti collaterali indotti dai farmaci. Oggi con la dieta mediterranea si prediligono cibi biologici poiché pare che migliorino le prestazioni sessuali maschili e aiutino a contrastare l’infertilità. Il periodico “Ok” di settembre 2024, riferisce che uno studio dell’Istituto di Farmacologia Traslazionale del CNR, ha quantificato l’effetto di questo regime alimentare su testosterone e infertilità, controllando per 3 mesi 50 uomini che seguivano la dieta mediterranea con cibi biologici, rilevando un aumento significativo del testosterone e una contemporanea riduzione degli spermatozoi con DNA frammentato (che limita la possibilità di concepimento). Secondo gli esperti il miglioramento dei fattori citati si deve alla forte presenza di antiossidanti negli alimenti scelti che contrastano l’azione di fattori ambientali e stili di vita scorretti.
Com’è noto la dieta mediterranea è basata in linea di massima sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frutta e verdura), di olio di oliva, di pesce, ed è riconosciuta come dieta sana e nutriente, utile per contrastare l’invecchiamento cellulare e le malattie vascolari.
Oggi si registra una nuova dieta la “Protein Pacing”: un regime alimentare che distribuisce i pasti, altamente proteici, cinque o sei volte durante al giorno, in altre parole questa tecnica comporta il consumo regolare di proteine nel corso della giornata. Un metodo alimentare che sta guadagnando sempre più attenzione nel mondo della nutrizione, al fine di ottimizzare la sintesi proteica muscolare, migliorare la composizione corporea e supportare la perdita di peso. Ma questa è un’altra storia.
Diete e non diete è il caso di ricordare che per i pugliesi la tavola rappresenta un palcoscenico senza regole dietetiche, nel quale gli attori principali sono le portate: da “Sua maestà il Polpo”, a un bel piatto di fave e cicorie o di orecchiette con cime di rapa o cavoli, ad una lasagna con il sugo di pesce (‘làghene cu ciambotte’), ad una insalata di lampascioni (‘lambasciune sal’e pepe’), alla famosa e insuperabile teglia con patate riso e cozze (‘tiedde de rise patane e cozze’), alla pasta al forno, ai tubettini con le cozze, agli spaghetti con aglio, olio e peperoncino, ai carciofi fritti, al baccalà al forno con patate (‘tiedd’o furne de baccalà che le patane’), ecc.