Quando il ministro è fuori stanza

FRANCESCO GRECO. ROMA - “Dite alla scorta del ministro di scendere e spostare l’auto…”.

Il caso ha voluto che il 26 agosto scorso, lunedì, fossi, di buon mattino, in via del Collegio Romano 27, nel centro storico dell’Urbe, fra Piazza Venezia e Montecitorio, sede del Ministero della Cultura. E che un addetto alla sicurezza rivolgesse l’invito alla reception.

Ero andato a proporre un progetto di respiro europeo. Uno dei due uomini dietro al gabbiotto mi chiede se ho un appuntamento. Niente appuntamento. Mi indica un telefono interno sulla mensola e mi dice un numero di tre cifre da comporre. Risponde una donna, a cui spiego perché sono là.

Cinque minuti e scende. Mi chiede il manoscritto. Ma che senso ha lasciare un fascio di fogli senza spiegare nulla e che magari non sarà manco guardato? Ho chiesto allora che mi fissasse un appuntamento col ministro, sarei tornato.

Altri cinque minuti e scende un collega che mi dà il foglio dei contatti (lo vedete in foto) con la segreteria. C’è da precisare che mesi fa avevo scritto per segnalare il caso del villaggio rupestre di Macurano nel degrado. Mai risposto.

Il 26 agosto è il giorno in cui Dagospia pubblica la prima news sull’affaire Sangiuliano-Boccia che ha portato alle dimissioni del ministro. Sul quale ognuno la pensa come vuole.

Se gli uomini preferiscono le bionde, a noi Maria Rosaria Boccia sta simpatica. In fondo è solo una provinciale che ha cercato di fare uno step, darsi un po’ di visibilità. Che male c’è?

Sangiuliano le aveva promesso una consulenza, ma non ha mai messo nero su bianco. Intanto lei ingenuamente se ne vantava in giro.

Per molto tempo è apparsa al suo fianco e nelle sedi istituzionali come un’abusiva, un’imbucata, ma non per colpa della ragazza, bensì di Sangiuliano che la teneva alla lenza. I politici fanno spesso di queste performance. Anche per questo quando scendono da cavallo sono soli e disperati, non li salutano manco per strada.

Forse la ragazza ha fatto un pò di editing al suo cv., ma viviamo in un Paese in cui è tutto taroccato: politica, informazione, spettacolo, etc.

E comunque chi può farle la morale? Non certo le signore della politica, alcune delle quali che hanno fatto carriera trafficando nei paraggi di Berlusconi per farsi candidare in posizione “utile”, grazie anche a un sistema elettorale barbarico di “nominati”, che provoca disaffezione, astensionismo, qualunquismo.

La bionda poi è stata offesa ruvidamente da un signore che l’ha chiamata “pompeiana esperta”. Anni fa recensimmo un romanzo di Luigi Bisignani dal titolo “Il direttore”. C’era appunto il direttore di un giornale che, fra un editoriale e un elzeviro, si intratteneva sulla scrivania con le giornaliste. Sarà la stessa persona?

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