LIVALCA - Di padre Cioffari Gerardo (Gerardo in Puglia, Basilicata e
Campania, nel resto del mondo prof. Cioffari Gerardo) tutti sanno, ormai
anche nel più piccolo Stato del pianeta “Città del Vaticano”, che stiamo
parlando del maggior studioso vivente della vita di San Nicola… se
qualcuno mi vuol smentire sappia in partenza che non cambio idea… così
come fa l’Amico Gerardo le (non) poche volte che, le sue dotte
osservazioni, suscitano lievi perplessità.
Padre Gerardo, nato a Calitri (Av) il 1° dicembre del 1943, festeggia il suo onomastico il 16 ottobre: San Gerardo Maiella, nato a Muro Lucano (PZ) nel 1726 e morto di tisi, non ancora trentenne, nel 1755 a Materdomini di Caposele (AV).
Pensate Calitri in Campania dista 30 chilometri da Muro Lucano in Basilicata e sempre 30 chilometri da Materdomini: diciamo che San Gerardo Maiella e padre Cioffari hanno respirato la stessa aria e ‘modus vivendi’ il tutto nel giro di una manciata di tratti di strada di mille metri.
Nella vita di San Gerardo Maiella molti sono stati i segni speciali di santità fin dalla più piccola età: gran parte della breve esistenza del nostro è trascorsa nella chiesa di San Marco Evangelista situata a Muro Lucano e si racconta che proprio in questo santuario gli fu vietata la comunione perché ancora piccolino, comunione da lui ricevuta subito dopo dall’Arcangelo San Michele.
Fra i suoi coetanei era famoso non per i giochi, ma perché ‘celebrava’ piccole funzioni religiose ed era solito costruire anche degli altarini. Il padre, che era un bravo artigiano sarto, morì quando il nostro aveva 10 anni e la madre lo mise a bottega proprio presso un sarto per introdurlo nel mestiere.
Successivamente divenne collaboratore (alcuni testi dicono servitore o domestico) del vescovo di Lacedonia, che dista il doppio di trenta chilometri da Muro Lucano, e proprio in questo luogo avvenne un singolare ‘miracolo’ alla presenza di testimoni: San Gerardo fece cadere, inavvertitamente, la chiave della dimora del vescovo nel pozzo (sito normale in quei tempi) e, senza perdersi d’animo, legò ad una corda una statua raffigurante Gesù Bambino e la calò nella cisterna; quando fu ritirata su la fune spuntò, nella manina del Bambino Gesù, la chiave cascata.
Alla morte del Vescovo di Lacedonia tornò a fare il sarto nel paese natio, ma poco dopo riuscì a far parte della Congregazione del santissimo Redentore Alfonso De Liguori, dove si fece notare per l’impegno profuso anche nei lavori più umili e faticosi. Di questo periodo sono molti i prodigi cui diede vita, oltre a scrivere lettere di elevato contenuto spirituale e un “Regolamento di vita” .
Sarà papa Leone XIII, dopo 138 anni dalla morte, a dichiarare San Gerardo Maiella beato (non a caso papa Leone riteneva che, fra i compiti della chiesa, fosse contemplata anche l’attività pastorale socio-politica). In seguito fu papa Pio X (quello che all’anagrafe faceva Giuseppe Melchiorre Sarto… quante coincidenze miracolose) nel 1904 ad inserire il nostro beato nel catalogo dei santi con sentenza papale, insomma a canonizzarlo.
Giusto 30 anni fa (30 chilometri la distanza, la morte a 30 anni…) la Basilicata lo ha proclamato proprio Patrono della regione. Non è un caso se ormai sono 30 anni da quando, nelle sale della Provincia di Bari in occasione della presentazione di un libro, uno dei tanti amici di padre Cioffari e, più che mio, di mio padre a tal punto che spesso mi chiamava Mario (… cosa che avviene ancor oggi con mio immenso piacere), mi diede notizie su San Gerardo Maiella, di cui qualcosa vi ho riferito nelle note sopra riportate. Questo capace studioso parlando del massiccio dell’Appennino centrale confinante a Sud con la Val di Sangro, per intenderci situato nella parte meridionale dell’Abruzzo, e conosciuto come Maiella mi disse: “Cioffari spesso ti ‘costringe’ ad appellarlo con il nome del monte della cima più alta della Maiella, ma meglio un colto amaro di un buono incolto”. Quella sera fu un docente di scuola media (mi aveva consegnato due manoscritti da leggere) ad erudirmi: il monte con la cima di quasi 2800m si chiamava ‘Amaro’ (…amaro fu pure il responso che diedi per i manoscritti, che in seguito altri pubblicarono).
Non solo: pensavo di sapere abbastanza su papa Celestino V, quello reso famoso da Dante con ‘colui che fece per viltade il gran rifiuto’, ma danneggiato dal punto di vista della reputazione ( … a tal punto che nel 1313 fu proclamato santo e si festeggia il 19 maggio), quando appresi sempre quella sera che, prima di dimettersi, si era recato per alcuni giorni nei monasteri di Santo Spirito e di San Salvatore, situati nel massiccio della Maiella. L’amico Vito Buono, gran cultore di tutto ciò che riguarda la regione Abruzzo, che in quella circostanza collaborò nell’organizzare tutti coloro che necessitavano di un passaggio a quattro ruote, pronunciò la frase ‘Per la Maiella’ in cui vi era stupore-meraviglia- sbalordimento-incanto-rapimento- entusiasmo-sorpresa e tanta ammirazione.
Al Gerardo Cioffari di quegli anni lontani era difficile riferire qualcosa senza essere fraintesi. Con l’aiuto dell’uomo del monte Amaro Livalca riuscì nell’intento di mettere allo stesso tavolo il liquore, che nasce dal fiore profumato che sboccia sulla sommità del Partenio e che rispecchia la tradizione monastica di alcolico forte e delicato, dal nome Anthemis e l’Amaro Lucano della famiglia Vena, tenendo conto anche delle esigenze di chi non poteva privarsi dello Strega Alberti di Benevento. Ritengo di aver in parte contribuito a dare qualche notizia su San Gerardo Maiella, così come mi avevano richiesto i componenti del gruppo appellato “Amici di San Nicola”.
Carissimo padre Gerardo: Antonio e Titti (il generale della ‘Finanza’ e la Rosa Angelicata); Luigi e Michele (l’efficienza della statistica e l’intransigenza dello Stato); Marco Matteo e Peppino (da l’elettrocardiogramma alla gastroscopia la vita in salute richiede prevenzione); da Nicola a Antonio (da una vita gratificante spesa con umana economia ed alta luminosità cristiana ad una Economia e commercio… non sempre ap’pagante’); da Ciro a Gianni (da un percorso esistenziale santificato dalle origini in San Severo ad un levantino severo commiato) ti confermano gli auguri : “Per la ‘Maiella’ quanto sei bravo!”.
Padre Gerardo, nato a Calitri (Av) il 1° dicembre del 1943, festeggia il suo onomastico il 16 ottobre: San Gerardo Maiella, nato a Muro Lucano (PZ) nel 1726 e morto di tisi, non ancora trentenne, nel 1755 a Materdomini di Caposele (AV).
Pensate Calitri in Campania dista 30 chilometri da Muro Lucano in Basilicata e sempre 30 chilometri da Materdomini: diciamo che San Gerardo Maiella e padre Cioffari hanno respirato la stessa aria e ‘modus vivendi’ il tutto nel giro di una manciata di tratti di strada di mille metri.
Nella vita di San Gerardo Maiella molti sono stati i segni speciali di santità fin dalla più piccola età: gran parte della breve esistenza del nostro è trascorsa nella chiesa di San Marco Evangelista situata a Muro Lucano e si racconta che proprio in questo santuario gli fu vietata la comunione perché ancora piccolino, comunione da lui ricevuta subito dopo dall’Arcangelo San Michele.
Fra i suoi coetanei era famoso non per i giochi, ma perché ‘celebrava’ piccole funzioni religiose ed era solito costruire anche degli altarini. Il padre, che era un bravo artigiano sarto, morì quando il nostro aveva 10 anni e la madre lo mise a bottega proprio presso un sarto per introdurlo nel mestiere.
Successivamente divenne collaboratore (alcuni testi dicono servitore o domestico) del vescovo di Lacedonia, che dista il doppio di trenta chilometri da Muro Lucano, e proprio in questo luogo avvenne un singolare ‘miracolo’ alla presenza di testimoni: San Gerardo fece cadere, inavvertitamente, la chiave della dimora del vescovo nel pozzo (sito normale in quei tempi) e, senza perdersi d’animo, legò ad una corda una statua raffigurante Gesù Bambino e la calò nella cisterna; quando fu ritirata su la fune spuntò, nella manina del Bambino Gesù, la chiave cascata.
Alla morte del Vescovo di Lacedonia tornò a fare il sarto nel paese natio, ma poco dopo riuscì a far parte della Congregazione del santissimo Redentore Alfonso De Liguori, dove si fece notare per l’impegno profuso anche nei lavori più umili e faticosi. Di questo periodo sono molti i prodigi cui diede vita, oltre a scrivere lettere di elevato contenuto spirituale e un “Regolamento di vita” .
Sarà papa Leone XIII, dopo 138 anni dalla morte, a dichiarare San Gerardo Maiella beato (non a caso papa Leone riteneva che, fra i compiti della chiesa, fosse contemplata anche l’attività pastorale socio-politica). In seguito fu papa Pio X (quello che all’anagrafe faceva Giuseppe Melchiorre Sarto… quante coincidenze miracolose) nel 1904 ad inserire il nostro beato nel catalogo dei santi con sentenza papale, insomma a canonizzarlo.
Giusto 30 anni fa (30 chilometri la distanza, la morte a 30 anni…) la Basilicata lo ha proclamato proprio Patrono della regione. Non è un caso se ormai sono 30 anni da quando, nelle sale della Provincia di Bari in occasione della presentazione di un libro, uno dei tanti amici di padre Cioffari e, più che mio, di mio padre a tal punto che spesso mi chiamava Mario (… cosa che avviene ancor oggi con mio immenso piacere), mi diede notizie su San Gerardo Maiella, di cui qualcosa vi ho riferito nelle note sopra riportate. Questo capace studioso parlando del massiccio dell’Appennino centrale confinante a Sud con la Val di Sangro, per intenderci situato nella parte meridionale dell’Abruzzo, e conosciuto come Maiella mi disse: “Cioffari spesso ti ‘costringe’ ad appellarlo con il nome del monte della cima più alta della Maiella, ma meglio un colto amaro di un buono incolto”. Quella sera fu un docente di scuola media (mi aveva consegnato due manoscritti da leggere) ad erudirmi: il monte con la cima di quasi 2800m si chiamava ‘Amaro’ (…amaro fu pure il responso che diedi per i manoscritti, che in seguito altri pubblicarono).
Non solo: pensavo di sapere abbastanza su papa Celestino V, quello reso famoso da Dante con ‘colui che fece per viltade il gran rifiuto’, ma danneggiato dal punto di vista della reputazione ( … a tal punto che nel 1313 fu proclamato santo e si festeggia il 19 maggio), quando appresi sempre quella sera che, prima di dimettersi, si era recato per alcuni giorni nei monasteri di Santo Spirito e di San Salvatore, situati nel massiccio della Maiella. L’amico Vito Buono, gran cultore di tutto ciò che riguarda la regione Abruzzo, che in quella circostanza collaborò nell’organizzare tutti coloro che necessitavano di un passaggio a quattro ruote, pronunciò la frase ‘Per la Maiella’ in cui vi era stupore-meraviglia- sbalordimento-incanto-rapimento- entusiasmo-sorpresa e tanta ammirazione.
Al Gerardo Cioffari di quegli anni lontani era difficile riferire qualcosa senza essere fraintesi. Con l’aiuto dell’uomo del monte Amaro Livalca riuscì nell’intento di mettere allo stesso tavolo il liquore, che nasce dal fiore profumato che sboccia sulla sommità del Partenio e che rispecchia la tradizione monastica di alcolico forte e delicato, dal nome Anthemis e l’Amaro Lucano della famiglia Vena, tenendo conto anche delle esigenze di chi non poteva privarsi dello Strega Alberti di Benevento. Ritengo di aver in parte contribuito a dare qualche notizia su San Gerardo Maiella, così come mi avevano richiesto i componenti del gruppo appellato “Amici di San Nicola”.
Carissimo padre Gerardo: Antonio e Titti (il generale della ‘Finanza’ e la Rosa Angelicata); Luigi e Michele (l’efficienza della statistica e l’intransigenza dello Stato); Marco Matteo e Peppino (da l’elettrocardiogramma alla gastroscopia la vita in salute richiede prevenzione); da Nicola a Antonio (da una vita gratificante spesa con umana economia ed alta luminosità cristiana ad una Economia e commercio… non sempre ap’pagante’); da Ciro a Gianni (da un percorso esistenziale santificato dalle origini in San Severo ad un levantino severo commiato) ti confermano gli auguri : “Per la ‘Maiella’ quanto sei bravo!”.