Confermata la confisca dei beni di Vito Martiradonna, ex cassiere del clan Capriati

Ivalvo/Pixabay
BARI - Non c'è scampo per Vito Martiradonna, noto come "Vitin l'Enèl", ex cassiere del clan Capriati. Il tentativo di evitare la confisca del patrimonio accumulato negli anni e annullare il provvedimento emesso tre anni fa, dopo la conclusione del processo sulle scommesse abusive, è fallito. La giudice Rosa Caramia ha infatti confermato la confisca dei beni della famiglia Martiradonna.

Tra i beni confiscati figurano due appartamenti a Londra, conti correnti, orologi Rolex, gioielli e articoli di lusso, come borse di Louis Vuitton, Chanel e Hermès. Questo "tesoretto" era stato scoperto dai finanzieri del GICO (Gruppo d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata) nell'ambito dell'inchiesta del 2018, che aveva portato all'arresto di 22 persone, coinvolte nella creazione di una vera e propria holding del gioco d'azzardo illegale. La rete, con ramificazioni a Londra, Malta e Miami, aveva generato un giro d'affari stimato in un miliardo di euro.

Secondo gli inquirenti, Martiradonna era a capo dell'organizzazione, con il sostegno di Tommaso Parisi, figlio del boss di Japigia Savino Parisi. Nel processo, Vito Martiradonna ha patteggiato una pena di 2 anni, mentre i suoi figli, Michele e Mariano, hanno ricevuto rispettivamente condanne a 3 anni e 2 anni e 8 mesi. Tommaso Parisi ha patteggiato 1 anno e 10 mesi, e Giovanni Memola 2 anni e 8 mesi. Con la definizione delle pene, i beni accumulati illegalmente sono passati nelle mani dello Stato, chiudendo così una lunga vicenda giudiziaria legata al mondo delle scommesse illegali.

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