Della bestialità della guerra e degli uomini travolti… Il romanzo di Nicoletta Verna (Einaudi)

ALESSANDRA POLITI. LECCE - Quando ho acquistato questo libro, mi trovavo a Parma e avevo bisogno di una lettura per il ritorno in treno (quella dell'andata l'avevo terminata nelle 9 ore di viaggio).

In pieno centro, sono entrata nell'antica libreria Fiaccadori e gli occhi hanno sorvolato con attenzione l'infinità di proposte.

La libraia, probabilmente su quelli letti da lei stessa, aveva appiccicato dei post-it con una frase ad effetto per consigliarne la lettura.

Su questo c'era scritto così: "Un libro che tutte le donne dovrebbero leggere".

Allora l'ho preso in mano, ho letto la sinossi, l'ho sfogliato velocemente e infine comperato. Ho finito di leggerlo ieri mattina di buon'ora (il cambio di orario mi ha regalato l'ora in più che mi serviva per le ultime 40 pagine).

Ora, se vi fidate di me, io mi sento di scriverci un altro post-it da aggiungere a quello della libraia: "Un libro che tutti gli uomini dovrebbero leggere".

Perché Nicoletta Verna ha scritto con penna autentica e sicura un piccolo capolavoro, vivo e potente, di storia e di vita dalla rara intensità emotiva, che affonda con lama introspettiva nell'enigma della natura umana, tagliandone dolori ed emozioni.

Scava senza sconti o indulgenze nella bestialità della guerra e degli uomini che ne vengono travolti e denuncia con coraggio la spietatezza, l'orrore e la vergogna che segnano scandalosamente la nostra Storia.

Di fronte a tutto ciò si alzano le due voci-guida della "purina" Redenta e della partigiana Iris, che rappresentano, ognuna a suo modo, la resistenza nell'ostinata speranza sentita come "scarto della felicità: ciò che ci tiene vivi quando il resto si decompone".

Perché la vita vale più di un'idea!

Ma "Dipende da quale vita. E da quale idea"!

Perché, quando hai finito di leggerlo, ti lascia sul viso una ruga in più, che si chiama "Vetro", che è la ferocia di tutti i "Vetro", la cicatrice dell'intelligenza segreta di Redenta (intelligenza che è madre di qualunque destino).

Perché "è nelle disgrazie che Cristo ci fa uguali. E una disgrazia pesa più di cento fortune".

" - Perché la Redenta è muta? - chiedeva Bruno alla Fafina, ogni tanto.

Avrei voluto dirgli che non ero muta: stavo zitta. Tutti non facevano che parlare, e nel farlo litigavano, si offendevano e si maledicevano. A me sembrava che più parlavano e meno si capivano. Per questo stavo zitta".

Purtroppo la violenza narrata in queste pagine è atrocemente vera.

I GIORNI DI VETRO

NICOLETTA VERNA

Einaudi/Stile libero 2024

Pagg. 439

Euro 19.00