'Il tempo della voce' in Puglia e Basilicata nel dialogo tra Musicatreize e Orfeo Futuro

ph_Olivier Monge

BARI - Ha appena debuttato a Marsiglia. E ora il progetto italo-francese «Il tempo della voce» viene presentato in Puglia e Basilicata con tre appuntamenti programmati in altrettanti festival di grande prestigio: sabato 26 ottobre (ore 20.30) a Monopoli, nella chiesa di Santa Maria Amalfitana, per Apuliantiqua (biglietti su www.apuliantiqua.events), domenica 27 ottobre nel Museo Ridola di Matera, per il Festival Duni (info 0835.333411), e lunedì 28 ottobre (ore 20.30) a Bari, nella chiesa di Santa Scolastica, per Anima Mea, appuntamento quest’ultimo realizzato con i contributi del Ministero della Cultura, della Regione Puglia, del Comune di Bari e il patrocinio di Rai Puglia (info 334.2913041 - biglietti su www.postoriservato.it).

Il concerto, che a Bari verrà introdotto da una lettura di Nunzia Antonino da «Atti umani» della scrittrice sudcoreana premio Nobel 2024, Han Kang, è il frutto del sodalizio artistico tra l’ensemble vocale Musicatreize di Marsiglia e l’ensemble pugliese di strumenti storici Orfeo Futuro, con violino solista Francesco D’Orazio. Sotto la direzione di Roland Hayrabedian si svilupperà un confronto tra musiche del Seicento di Pietro Andrea Ziani e Claudio Monteverdi e di tre autori dei nostri giorni, il compianto Giacinto Scelsi, scomparso nel 1988, Gianvincenzo Cresta e Gianluca Antignani.

Il confronto si caratterizza per la ricerca sulle antiche e nuove prassi che le due formazioni, componendosi e scomponendosi in varie tipologie di organico, hanno attivato per questo meraviglioso intreccio, nel quale vi è un continuo rovesciamento dei ruoli, con gli strumenti che imitano la voce e, viceversa, con la voce che diventa strumento.

Accade anche nel brano «Il giardino delle mele d’oro» per violino solo e dodici voci a cappella commissionato da Musicatreize a Gianvincenzo Cresta, compositore in residence del festival Anima Mea, che ha affidato la parte solistica strumentale a Francesco D’Orazio, concertista barese di fama internazionale vincitore nel 2010 del premio Abbiati, l’Oscar della musica classica in Italia. Un brano nel quale la musica raccoglie le suggestioni del testo cantato e lo commenta attraverso il violino solista, rappresentazione sonora di Eracle, del suo lamento e della sua inquietudine.

Il programma include i «Tre canti sacri» per otto voci a cappella che Giacinto Scelsi pensò nel 1958 per un ritorno a un tempo arcaico attraverso un mondo sonoro nuovo, e il «Canto della tenebra» per sei voci, due violini, tre viole da gamba e clavicembalo di Luca Antignani, pagina del 2017 nella quale il rapporto con la parola risulta estremamente vivo, pregnante e dirimente.

Completano il programma le Sonate n. 2, 3 e 4 per due violini, tre viole da gamba e basso continuo composte nel 1667 da Pietro Andrea Ziani, pagine nelle quali, accanto al contrappunto rinascimentale, emergono elementi del nuovo stile finalizzato a vivacizzarne il decorso formale, e il «Beatus vir» per sei voci e strumenti del 1641, tratto da «Selva Morale et Spirituale» di Claudio Monteverdi, espressione di quelle soluzioni tecniche e stilistiche proprie dei generi profani in uno stile capace di abbattere ogni barriera una volta riversato nella musica sacra.

Dodici le voci utilizzate dall’Ensemble Musicatreize, per l’occasione composto dai soprani Céline Boucard, Kaoli Isshiki-Didier e Claire Gouton, dai contralti Estelle Corre, Madeleine Webb e Alice Fagard, dai tenori Antoine Chenuet, Samuel Zattoni-Rouffy e Xavier de Lignerolles e dai bassi Patrice Balter, Cyrille Gautreau ed Eric Chopin, mentre l’ensemble strumentale Orfeo Futuro vede impegnati, oltre a Francesco D’Orazio in veste di violino solista, Giovanni Rota (violino), Luciana Elizondo (tenore da gamba), Silvia de Maria (basso da gamba), Gioacchino De Padova (basso da gamba) e Pierfrancesco Borrelli (clavicembalo e organo).