Intervista a Gian Piero Alloisio: lo spettacolo ''Questa Meravigliosa Vita d'Artisti'' per la prima volta in digitale

Ph Chiara Alloisio

Gian Piero Alloisio, artista sperimentatore, poliedrico e imprevedibile, è pronto a confrontarsi con una nuova dimensione QUESTA MERAVIGLIOSA VITA D'ARTISTI, lo spettacolo di Teatro - Canzone da lui scritto e interpretato per la prima volta in forma di Podcast sulle più importanti piattaforme digitali. Il podcast sarà diviso in 6 episodi, che verranno rilasciati ogni lunedì e giovedì fino al 17 ottobre, disponibili in esclusiva su Spotify, Spreaker, Apple Podcast e Amazon Music/Audible.

Alloisio racconta - con 13 canzoni e 12 monologhi teatrali - della sua periferia, degli scout, del primo amore degli anarchici, di Fabrizio De André, del Maestrone, del Signor G, di Sandro Luporini, di Sabrina Salerno, di Totò, del CT della Nazionale, dei cavalieri Templari, del numero 3.14, di un dolore grande, di Jean Gabin, del custode dell'Hotel Doria, dell'Apocalisse e di un "ragionevole linguaggio dell'aldilà".

Dopo aver creato il talent Genova per voi, questa nuova avventura di portare il teatro attraverso i podcast afferma ancora di più la sua poliedricità come artista. Come le è venuta l'idea di far vivere l'esperienza teatrale attraverso un modo così innovativo ?

Il podcast è il formato nuovo che meglio accoglie la vecchia idea del radiodramma, quando la Rai trasmetteva il teatro a puntate.  Con il vantaggio che, a differenza del radiodramma, non c’è il rischio di perdere la trasmissione perché lo spettacolo resta sulla piattaforma. Inoltre il podcast lo si ascolta mentre si corre, mentre si guida, mentre si fanno i lavori di casa, sul bus o sul metro e questo immergersi in un mondo a parte, mentre si fa una qualche attività, aiuta la concentrazione. E il Teatro-Canzone, pur appartenendo al mondo della cosiddetta “canzone d’autore”, ha bisogno di un ascolto attento, immerso. Differente da come generalmente si ascoltano le canzoni oggi. 

Gli argomenti trattati, così diversi tra loro, fanno pensare ad un filo conduttore di esperienze e ricordi personali, è così o il legame è casuale ?

Il legame non è casuale e, pur tra suggestioni e misteri, il racconto segue un ordine cronologico: quello della mia vita d’artista… anzi, quello di me che racconto la mia vita d’artista come pretesto per raccontare la mia sorellina. 

L’omaggio a sua sorella Roberta è la dimostrazione che il suo ricordo è sempre vivo. Ha mai pensato ad una serata evento che la possa celebrare ?

La prematura scomparsa di Roberta non è stato un lutto solo mio ma di tutta la città di Genova e non solo. Il pubblico che ha assistito alla registrazione di “Questa meravigliosa vita d’artisti” me lo ha dimostrato con affetto e sincero interesse. Roberta però è stata una formidabile produttrice di idee, una grandissima interprete, un’innovatrice della canzone dialettale - l’unica, dopo Fabrizio De André - ma non è stata un’autrice. O meglio, ha scritto poco. Quindi è molto difficile fare un grande evento per una cantante di nicchia, benché molto amata. Però sia io, che il Festival Suq, che il Comune di Alessandria, abbiamo fatto dei piccoli affollati tributi e continueremo a farne. 

La collaborazione con Aldo De Scalzi le ha permesso di aggiungere spunti e idee allo spettacolo?

No, avevo già scritto, arrangiato e provato tutto. Però Aldo è stato determinante per farmi capire come far ascoltare il risultato registrato dello spettacolo.  Mi ha suggerito di tenere tutto, anche i colpi di tosse, i passi sul palcoscenico, i vuoti di scena. Non ha voluto pulire troppo, né usare artifici sulla voce. In 120 minuti di spettacolo, mi ha permesso di correggere con l’autotune solo una nota. Credo che abbia avuto ragione. Ascoltando il podcast sembra di essere lì dove eravamo quella sera. 

Questo suo spettacolo porta avanti la tradizione del teatro-canzone che negli anni '60 aveva un gran seguito, ricordiamo la scuola milanese de I GUFI, in quella genovese chi identifica come artista che come lei porta avanti in questa forma d’arte?

Qui il discorso si fa decisivo: a parer mio non è sufficiente che uno spettacolo, per essere definito Teatro-Canzone contenga parti di prosa e parti cantate. C’è già la commedia musicale che fa questo, c’è già l’opera, c’è già il cabaret. Tantomeno, non possiamo  definire Teatro-Canzone ogni spettacolo che preveda recitato su musica oppure il semplice accostamento di prosa e canzoni. Credo che il Teatro-Canzone sia nato con la coppia di autori che ha inventato la definizione, ovvero Giorgio Gaber e Sandro Luporini.  



Ci spieghi.

Nel senso che solo i loro undici spettacoli, pubblicati in doppio vinile fra i primi anni settanta e la fine degli anni novanta, hanno raggiunto lo “status” di novità drammaturgica. Ma non sfuggo alla domanda, e se il senso era quello di individuare elementi di Teatro-Canzone in artisti genovesi… beh, il recitato su musica di Fabrizio De André in “Tutti morimmo a stento” ne è un esempio. Naturalmente anche nei meravigliosi Gufi o nell’immenso Enzo Jannacci ci sono elementi di Teatro-Canzone e, va detto, nel mitico Jacques Brel. Ma la drammaturgia esige una complessità che solo Gaber e Luporini hanno raggiunto. 

Dopo aver rilasciato i 6 episodi sulle piattaforme digitali ci sarà anche un progetto in formato fisico?

Non è escluso. Concepito magari per chi vede nel rapporto con le mie canzoni o le mie parole un legame d’affetto da concretizzare. Però ho scelto innanzitutto la piattaforma digitale proprio perché, essendo finora l’unico artista ad aver pubblicato uno spettacolo di Teatro-Canzone, oltre a Giorgio Gaber, il mio spettacolo possa essere accessibile ai ragazzi in un modo a loro più congeniale.