Lacorazza: “Provincia di Matera, altra sconfitta per la destra"

 


“Con la conferma del centrosinistra alla guida della Provincia di Matera, si segnala che il centrodestra è sempre più fragile nel rapporto con la comunità: i più importanti vertici - città capoluogo e province - non sono omogenei alla maggioranza che sostiene il presidente Bardi in regione Basilicata, già attraversata da evidenti contraddizioni con la presenza di forze di opposizione al Governo Meloni”. Lo dichiara il capogruppo consiliare del Pd, Piero Lacorazza.

“L’elezione di Francesco Mancini a presidente della Provincia di Matera - sottolinea l’esponente del Pd - è il riconoscimento al bravo amministratore, alla persona disponibile e attenta alle comunità. È la vittoria del centrosinistra e del Pd che hanno consolidato un’alleanza e un radicamento in provincia di Matera, anche conseguenza evolutiva della candidatura di Piero Marrese alla presidenza della regione Basilicata. Questa eventualità, al contrario di quanto più volte affermato da qualcuno, ha favorito un giusto equilibrio e una interessante mobilità della classe dirigente che, forse, altre ipotesi non avrebbero garantito. Questo aspetto non credo possa essere sottovalutato sia nell’analisi che nella prospettiva”.

“Non vi è dubbio - prosegue Lacorazza - che senza una attenta costruzione di un dialogo con tutti i partiti dell’alleanza, a partire dalla Provincia di Potenza guidata dal M5S, e nella stessa costruzione dell’alleanza a sostegno di Piero Marrese, avrebbero pesato di più le contraddizioni politiche nella Città di Matera che andrebbero valutate anche alla luce di quanto accaduto e alle potenzialità di un più ambio spazio per il Partito Democratico. Le elezioni provinciali chiudono una importante e rilevante fase politica che restituisce una chiara rappresentanza istituzionale per effetto delle scelte compiute in questi mesi - non da tutti condivise - e dal voto popolare. L’elezione del presidente della Provincia di Matera, anche dopo la vittoria nella città di Potenza, ottenuta con un Pd del ‘vedo non vedo’, conferma e rende ancora più evidente gli errori che hanno portato, purtroppo, alla conferma di Vito Bardi presidente della Regione”.

“Reputiamo francamente insufficiente – aggiunge il Consigliere - che il confronto su questo punto si sia chiuso nella direzione regionale, la cui rappresentanza, determinata da equilibri di un’altra stagione, è responsabile dell’assenza di almeno un lucano parlamentare e della sconfitta alle elezioni regionali. Dalla direzione di luglio ad oggi non c’è stata un’assemblea territoriale e, credo, alcuna riunione di circolo (sono decine quelli senza guida o commissariati) promossa per riflettere sulle contraddizioni e le motivazioni di storiche e pesanti sconfitte accompagnate da una perdita di rappresentanza istituzionale soprattutto per il Pd in Provincia di Potenza. Pochi voti in più ed eravamo quattro consiglieri regionali del Pd”.

“Contemporaneamente alla raccolta delle firme - evidenzia Lacorazza - per il referendum contro l’autonomia differenziata si poteva cogliere l’occasione per costruire le basi per la ripartenza. Avevamo suggerito un altro percorso, un confronto vero; ho espresso una unica posizione pubblica dalla mia elezione ad oggi, attraverso un chiaro e garbato post. Non ho rilasciato interviste né tantomeno dichiarazioni per rispetto della comunità democratica: basta dialettica. Ho chiesto una discussione diversa, l’ho fatto in silenzio. Ma credo che anche il silenzio, a distanza di cinque mesi dalla sconfitta alle elezioni regionali, non sia giusto. Il trascinamento è una tecnica che non ha funzionato dopo la sconfitta nel 2019; oggi con sentimenti, condizioni ed equilibri mutati si rischia che si scelga la strada dello ‘strascico’.”

“La elezione di Francesco Mancini – conclude il Capogruppo del Pd - avviene a seguito della candidatura di Piero Marrese alla Regione, così come della conferma di Roberto Cifarelli. Non è necessario aggiungere ulteriori considerazioni, anche territoriali, per dire che al 2027, elezioni politiche, mancano ancora tre anni, e forse sarebbe il caso di evitare di impostare la sceneggiatura di un film già visto. Sarebbe il primo passo per dare valore al pluralismo e all’unità, consolidare ed allargare un’alleanza di centrosinistra, rendere evidenti le contraddizioni della maggioranza a sostegno di Bardi, e costruire un’alternativa credibile al fallimentare governo regionale della destra contrastato ogni giorno da una opposizione tanto netta quanto propositiva”.



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