Mauro Di Maggio: ''Dichiariamo le nostre volontà, viviamo in una società che ci impone chi essere''
Ph Matteo Montorfano |
Oltre 25 anni di carriera, dalla musica alla tv, autore da sempre di tutti i suoi testi. Il cantautore e compositore Mauro Di Maggio torna con il nuovo singolo 'L'avvelenato', un brano che descrive un percorso di riflessione e presa di coscienza.
Che periodo è della tua vita?
Un bel periodo. Ogni volta che si esce con un nuovo brano lo è. Le emozioni sono davvero tante: vedere realizzato un sogno, un’idea su cui hai lavorato tanto ed infine ricevere le sensazioni di chi ascolta la tua nuova canzone. Entusiasmante!
Con il nuovo singolo 'Avvelenato' affronti i clichè che la società ci impone. Qual è il tuo punto di vista?
Viviamo anni osservando esempi, assumendo consuetudini, insegnamenti, modelli di comportamento sociali, ambientali e cresciamo accettando e dando per buono più o meno tutto e su tutto questo impostiamo le nostre scelte, la nostra vita. Spesso queste scelte, apparentemente volontarie, sono dettate dalla nostra lecita inconsapevolezza e vengono fatte più per compiacere gli altri che noi stessi.
Su cosa deve far riflettere il brano?
Sulla possibilità che abbiamo, noi tutti, di scoprire accettare e dichiarare le nostre vere volontà, i nostri veri desideri. Sul fatto che possiamo accrescere la nostra consapevolezza per comprendere, vivere e scegliere meglio come deve essere la nostra vita, la nostra esistenza; esistenza che spesso e volentieri ci vede avvelenati di un avvelenamento esistenziale.
Com'è nata l'idea del videoclip?
Nel video volevamo rappresentare quel risveglio dall’inconsapevolezza, da quel malessere che spesso si radica in noi. L’idea era appunto di mettere insieme alcune persone, con vite differenti, all’interno di uno stesso bar dove ciò che accomunava queste figure era una sensazione di disagio e malessere interiore. Abbiamo raffigurato questo cambio di passo, questo “risveglio”, assieme al regista Giulio Cannata e agli attori, attraverso una danza istintiva e catartica. Una danza che dall’individuale arriva al collettivo come a rappresentare una presa di coscienza, una svolta collettiva.
Un bilancio di questi 25 anni di carriera?
Un bilancio molto positivo, ricco di incontri, di musica e amore, dove il tesoro più grande è proprio il valore di tutte queste esperienze che mi hanno portato ad una maggiore capacità di comprendere me stesso e ciò che mi circonda, dandomi la possibilità di migliorare e fare sempre meglio quello che desidero e che amo fare.
Quali sono le esperienze artistiche che ti rendono fiero?
Sicuramente realizzare le mie canzoni in tutti questi anni, con tutto ciò che comporta, è una soddisfazione enorme per chi come me ama fare la musica. Una vera alchimia quella di trasformare un’idea, un sentimento, un’emozione in un fatto oggettivo, in una realtà concreta e condivisa. Quindi, realizzare musica e condividerla con tutti resta la mia più grande soddisfazione, la mia più grande spinta verso le stelle.