BARI - Sei imputati coinvolti nel processo sulle presunte truffe da 22 milioni di euro ai danni della Regione Puglia hanno patteggiato pene comprese tra un anno e sei mesi e due anni di reclusione, tutte sospese. Il caso ruota attorno a compensi legali pagati dall'ente per migliaia di contenziosi sugli indennizzi agricoli.
Il processo trae origine dall'inchiesta "Leguleio" condotta dalla Guardia di Finanza, che aveva portato all'iscrizione nel registro degli indagati di 21 persone, accusate a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata, falsificazione di firme, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le pene, inizialmente respinte in udienza preliminare, sono state oggi ratificate in dibattimento dal collegio presieduto dal giudice Marco Guida.
Secondo l'accusa, gli avvocati avrebbero intentato migliaia di cause contro la Regione Puglia per conto di agricoltori e allevatori, utilizzando mandati falsi o rilasciati illegittimamente. Per ostacolare la difesa dell'ente, avrebbero creato falsi domicili e presentato le cause in diverse parti d’Italia, ottenendo così il recupero delle spese legali. Alcuni dei contenziosi sarebbero stati presentati persino per conto di persone decedute.
Il processo, suddiviso in vari tronconi, vede ancora altri imputati sotto giudizio, mentre per alcuni di loro la posizione è già stata definita con rito abbreviato lo scorso novembre.